Si anima il dibattito sul tema della consultazione pubblica a Termoli. Dopo le critiche ricevute da esponenti della società civile e dei movimenti politici, Marco Olivetti, garante del Dibattito Pubblico Termoli 2020, interviene per ribadire gli elementi caratterizzanti il processo di consultazione pubblica e invitare tutti i termolesi a essere protagonisti.
“La presentazione lo scorso 25 luglio – afferma – del dibattito pubblico sul progetto di riqualificazione del centro storico di Termoli ha generato un vivace dibattito nel quale sono sinora intervenuti molti cittadini termolesi. Gli interventi hanno trattato vari problemi, riguardanti sia il contenuto del progetto di riqualificazione, sia lo strumento del dibattito pubblico. Quelli relativi a questo secondo profilo si sono soffermati almeno su due ordini di questioni: alcune, relative al dibattito pubblico in sé, in quanto strumento di democrazia deliberativa o partecipativa o riguardanti la correttezza della qualificazione come dibattito pubblico del processo di consultazione della cittadinanza avviato a Termoli; altre relative al rapporto fra questo strumento e gli istituti di democrazia ‘diretta’ (il referendum richiesto da alcuni cittadini sul progetto di riqualificazione urbana). In qualità di garante vorrei intervenire solo sulle obiezioni sinora rivolte allo strumento del dibattito pubblico e alla sua concreta configurazione sul progetto Termoli 2020. Infatti le questioni relative al progetto in sé dovrebbero essere discusse nel corso del dibattito pubblico, mentre quelle relative al rapporto fra questo strumento e il referendum mi pare abbiano ormai una rilevanza soprattutto storica e, per quanto mi riguarda, esulano dal ruolo che l’amministrazione comunale mi ha incaricato di svolgere. Si tratta di uno strumento innovativo di democrazia partecipativa emerso dapprima in Francia e poi anche in alcune realtà locali italiane (non le più arretrate, dal punto di vista della cultura civile). Il dibattito pubblico presuppone che il potere di decidere sulla questione che ne è oggetto resti in mano alle amministrazioni liberamente elette, ma istituisce un percorso nel quale, in vista della realizzazione di un’opera pubblica di rilevante impatto sulla cittadinanza, sono offerte ai cittadini tre “prestazioni”: a) un accesso completo a tutte le informazioni disponibili sull’opera da realizzare, integrato con le spiegazioni che essi richiedano sui vari aspetti di essa; b) una possibilità di prendere parte alla discussione sull’opera, che pertanto è – intrinsecamente – messa in discussione, sia riguardo alla sua effettiva utilità o fattibilità, sia riguardo al modo della sua realizzazione; c) uno spazio di argomentazione: l’idea è quella di una discussione libera, ma non anarchica; argomentata e non limitata a grida che equivalgono a pugni sul tavolo. Si impone poi una seconda osservazione: considerato che manca per ora a livello nazionale e regionale una normativa compiuta sul dibattito pubblico, lo svolgimento di una iniziativa di questo tipo ha carattere inevitabilmente sperimentale. Cosa sarà effettivamente il dibattito pubblico Termoli 2020 concorreranno a definirlo coloro che accetteranno di prendervi parte; nel rispetto dei principi su cui esso si regge, e sulla base del percorso partecipativo sinora definito, vari profili di esso potranno essere meglio precisati con il concorso della cittadinanza attiva termolese. Per questi motivi, non comprendo quelle critiche al dibattito pubblico termolese che lo considerano una farsa o che ne contestano la riconducibilità al modello francese o toscano”.