Entrando all’interno di Montevairano l’odore che sale dal bosco è nauseabondo con uno sciame di mosche talmente fitto da oscurare il cielo. Dalle condizioni della reception si ha già un quadro nitido della situazione. Il bosco sembra uno scenario di guerra, con sporcizia ovunque, rifiuti abbandonati, materassi e reti gettate per strada, strutture divelte, lampioni distrutti e vernice spray sui muri come firma dell’artista di turno. Il primo edificio in cui ci imbattiamo fungeva da bar per gli ospiti del villaggio. La macchina del caffè, smontata, giace al centro dello stanzone. Sul banco ci sono ancora i fogli con le prenotazioni dei clienti. Null’altro. Tutto ciò che poteva essere rubato è stato portato via. Al primo piano hanno staccato dal muro persino il quadro elettrico ed i lampadari. Ci spostiamo allora nelle cucine dell’adiacente ristornate. Piatti e stoviglie ricordano l’ultima cena consumata probabilmente dallo staff. Per il resto stesso scenario bellico: stufe, fornelli, mensole, frigoriferi sono sati trafugati. Nella sala da pranzo del ristorante banchettano i calabroni. Ci sono ancora in un angolo i listini con i prezzi della pizzeria. Nel forno a legna proliferano gli insetti mentre dei ceri consumati fanno ipotizzare lo svolgimento di messe nere all’interno della struttura. Lasciamo il ristorante per raggiungere i bungalow: i maniglioni dai portoni e le maniglie dalle porte sono stati rubati. Quasi tutti i vetri delle finestre infranti. I sanitari distrutti ed i condizionatori trafugati. La mobilia che componeva la camera da letto è stata scaraventata in strada. Sempre più demoralizzati raggiungiamo le strutture poste in periferia del villaggio, dove un tempo esistevano i bagni in comune per gli ospiti della struttura. Il villaggio è stato costruito con fondi regionali (circa 4 miliardi di vecchie lire dalla legge 64) e doveva essere funzionale al Cardarelli e alla Cattolica, che sorgono a poche decine di metri dal villaggio. Il sindaco Di Bartolomeo, che lo scorso anno organizzò una conferenza stampa all’interno di Bosco Faiete per denunciare lo scempio dell’area, ha scritto alla Corte dei Conti ed alla Procura della Repubblica per far luce sulla liceità della gestione, affidata ad una cooperativa. Ed ha chiesto che il campeggio torni a disposizione di Palazzo San Giorgio prima che la vegetazione ricopra completamente il lavoro dell’uomo. E questo forse sarebbe il male minore.

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