Ormai è guerra aperta tra il commissario prefettizio e i dipendenti del Comune. La materia, ancora una volta, è l’indennità maturata lo scorso anno che il commissario vuole tagliare del cinquanta percento e che invece i dipendenti s’aspettano di ricevere in toto. Adesso al commissario è stata recapitata proprio la diffida, sottoscritta da una cinquantina di impiegati, con la quale si chiede di rispettare i termini degli accordi presi in precedenza. In sostanza, i dipendenti non ci stanno a cedere i soldi degli incentivi. Primo Piano lo aveva anticipato lunedì scorso. La guerra tra i dipendenti comunale e il commissario è appena iniziata. C’è da rivedere i conti per il rappresentante di governo. In questi tagli sono rientrati anche i dipendenti che, con una deliberazione del 19 luglio scorso, si sono visti decurtare gli incentivi maturati per l’anno scorso. Una situazione che, secondo i dipendenti, è inaccettabile perché “formulata dall’ente in totale illegittimità e adottata in pieno contrasto con i diritti di ciascun lavoratore”. Da qui la diffida arrivata dai dipendenti nei confronti del commissario. Gli impiegati comunali continuano: “nella prossima riunione si tenga in giusta considerazione il fatto che non accettiamo nessuna decurtazione su quanto già maturato e ad oggi non ancora corrisposto, ritenendo, in caso contrario, direttamente responsabili coloro che adotteranno determinazioni in contrasto con questa lettera”. Una diffida che, quindi, apre nuovamente il capitolo della lotta nata all’interno di palazzo San Francesco. In realtà i lavoratori, oltre a scagliarsi contro la decurtazione (che sarebbe pari al cinquanta per cento) delle indennità, puntano il dito anche contro i soldi che finiscono nelle tasche delle posizioni organizzative: “I tagli penalizzano solo alcune categorie e, in maniera sospetta, non toccano quelle figure che si dividono quasi tutta la torta a discapito dei colleghi – dice uno dei dipendenti che racconta la storia delle ultime settimane in una mail scritta a Primo Piano -. Infatti, nel verbale della riunione di contrattazione che ha preceduto quella del 2 agosto, si legge che più d’un sindacato ha proposto l’abolizione delle cosiddette posizioni organizzative, assegnate a pochi privilegiati e che – guarda caso – assorbono proprio quel 50% di indennità che si intende sottrarre agli altri”. Fatti i dovuti calcoli, viene fuori il motivo di tanta rabbia: “A una decina di dipendenti, quindi, viene ripartita una indennità ingente, che supera i 50mila euro l’anno, una cifra del tutto sproporzionata poiché equivale all’importo complessivo di tutte le altre indennità messe insieme, cioè quelle molto esigue destinate al rimanente personale formato da un centinaio di dipendenti i quali, per la maggior parte, in modo iniquo, percepiscono solo poche decine di euro ciascuno (cioè 25 volte di meno delle posizioni organizzative ). A ciò si aggiunga che per i premi economici superiori (posizioni organizzative) continuano ad essere erogati mensilmente nonostante siano scaduti da mesi”.
Adesso non resta che attendere la riunione di settembre per capire cosa deciderà il commissario che, proprio in quei giorni, starà per ultimare il bilancio di previsione per l’anno in corso.

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