Il sindaco Gino Di Bartolomeo torna sulla lettera indirizzata al presidente della Regione Iorio in cui chiede cinque dei sette milioni di euro destinati ai comuni virtuosi, riusciti a non sforare il Patto di Stabilità: “Spero che gli altri sindaci non si indignino. I miei fornitori hanno sofferto perché sono rimasto nel patto di stabilità. Se avessi sforato, avrebbero sofferto i cittadini perché la multa si aggira sui dieci milioni di euro. Chiedete ai commissari dei vari comuni molisani che situazioni hanno trovato quando si sono insediati. Io non voglio danneggiare i colleghi sindaci ma i soldi mi servono per pagare imprese e fornitori che, a causa del patto, sono a digiuno da troppo tempo. Neppure le venti, trenta ditte che hanno lavorato sulla sicurezza delle scuole sono state pagate. Le ditte che hanno lavorato sulla casa di riposo che sta per diventare rsa. Le ditte che hanno operato sulla nuova sede dei vigili urbani. Molti lavori sono partiti e non sono stati completati perché non ho una lira. Chi ha iniziato prima del patto, con questa mannaia, s’è dovuto fermare. Ma io che devo fare? Al comune i fornitori non vogliono più dare neppure carta e penne. Ho debiti per cinque milioni di euro. Se i fondi sono destinati ai comuni virtuosi, è giusto che quei soldi vengano dati a me. E spero anche che la Regione faccia presto, inserendoli nella finanziaria. Magari a settembre, per soddisfare subito chi avanza. Anche perché i fornitori non sono fabbriche e comprano il materiale prima di rivenderlo al comune. Le ditte devono anticipare per gli operai, la sabbia il cemento. Non sono utili ma soldi che loro hanno già tirato fuori. La situazione è drammatica. Le banche non intervengono nonostante col ‘‘‘‘Salva Italia’ avrebbero dovuto consentire alle imprese che avanzano soldi dagli enti pubblici di accedere a mutui con tasso agevolato previa nostra certificazione. C’è gente arrabbiatissima che mi aspetta sotto casa o sotto al comune e mi minaccia. Hanno ragione perché non sanno più come arrivare a fine mese. Chi ha lavorato su un appalto da due milioni ma s’è dovuto fermare dopo un quarto dei lavori, deve avere i 500mila che ha anticipato. Capisco la crisi, ma la Regione deve vagliare attentamente le mie richieste”. Tra gli argomenti affrontati dal sindaco, la situazione dell’edilizia scolastica nel Capoluogo di Regione. Di Bartolomeo ha scritto al governo Monti c h i e d e n d o una deroga in materia di normativa antincendio: “Ho fatto una riunione con le parti interessate dopo il decreto del governo datato 8 agosto. Il decreto dice che se la scuola non ha la strumentazione antincendio, deve restare chiusa. Quando sono arrivato nel 2009, la proroga del decreto del 2002 dava la possibilità ai comuni di mettere in sicurezza le scuole. E’ scaduto il 31/10/2010. Ero sindaco da 6 mesi e c’era stato il terremoto a San Giuliano. Allora scrissi ai lavori pubblici chiedendo quale scuola in città fosse a norma. Risposta immediata: “Nessuna”. Avrei dovuto chiuderle tutte anche perché se un bambino metteva le mani in una presa, mi portavano in galera e buttavano la chiave. Allora da padre di famiglia coscienzioso mi sono assunto da solo, da solo (scandisce con enfasi, ndr) la responsabilità di tenere aperte le scuole. Nel contempo ho accesso un mutuo di un milione di euro ed ho appaltato i lavori a venti ditte diverse perché lavorassero nel periodo di chiusura degli istituti scolastici. I lavori sono stati eseguiti ma con quei soldi non sono riuscito ad adeguare le scuole ai criteri della normativa antincendio. Il Governo che emana il patto e mi prende i soldi in tesoreria per portarli alla Banca d’Italia mi dice che non posso aprire le scuole senza lavori d’adeguamento. Vi sembra coerente? Ho fatto riunione coi dirigenti scolastici perché l’ultimo decreto impone a loro di indicarmi ciò che manca per riaprire le scuole. Ho anche interpellato il responsabile dei Vigili del Fuoco per chiedere pazienza affinché possa io programmare gli interventi negli anni. Lui ha detto che è un semplice servitore dello Stato. E allora? Pure io sono un servitore dello Stato. Mi ha consigliato, nel caso in cui i presidi avessero chiuso le scuole, di riaprirle in deroga. Ma io non voglio morire suicida. Voglio morire fra cent’anni nel mio letto. Se succede qualcosa l’unico responsabile è il sindaco. C’è, però, una autorità superiore al sindaco: il rappresentante di governo che a sua volta non so cosa farà. Ho fatto il possibile per mandare i miei nipoti (riferendosi a tutti i ragazzi di Campobasso) in istituti sicuri. Ho tolto finanche il linoleum e il parquet da terra perché non erano antincendio. Ora le scuole sono tutte parzialmente agibili. Alcune costruite di recente hanno già un dispositivo antincendio come la Colozza, la Jovine, la Petrone che ospitano metà della popolazione scolastica. Altri invece sono completamenti sprovvisti. Per queste scuole il governo mi dice che non posso spendere. Mi servono tre milioni di euro con urgenza. Mentre il governo si preoccupa dell’antincendio, tutta Italia va a scuola in edifici non a norma sotto il profilo antisismico. Monti vede se prende fuoco il banco e non vede se cade il tetto sulla testa dei ragazzi. Altra incongruenza. Sarò un caso nazionale, ma io le scuole non le apro. Nessuna flessibilità mi è stata concessa dal Comandante dei Vigili del Fuoco. Io ho chiesto al Governo di annullare il decreto per dare possibilità ai comuni di programmare, ammesso che ci tolgano dal Patto. Vanno bene anche i soldi che servono per le scuole fuori dal patto. Io farei da subito l’antincendio per ogni scuola. Se io vado in galera sono ormai anziano, non è un problema. A me preoccupa che non accada nulla a mio nipote. Vada per il carcere a me, ma se accadesse qualcosa a mio nipote o al figlio di qualsiasi campobassano non me lo potrei mai perdonare”.

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