CAMPOBASSO. Luigi Di Bartolomeo non ha gradito la lettera dell’Enpa (che lo invitava ad evitare piagnistei), né tantomeno ha gradito la relazione della Asrem sul Canile di Santo Stefano. Al solito istrionico, il sindaco di Campobasso non usa mezzi termini per palesare il suo disappunto: “C’è un organismo – spiega – di cui nessuno conosce l’esistenza, neppure chi lo ha nominato: si tratta dell’Audit che ha fatto un sopralluogo con tre veterinari sulla struttura. Hanno ‘‘‘‘‘‘‘‘scoperto’ che non tutto è in regola. Ma da sempre la situazione è così. A me il canile di Santo Stefano costa 400mila euro all’anno. Non abbiamo fondi per sistemarlo. Non potremmo neppure farlo perché mentre faccio i box mica posso mandare i cani in ferie. Dovrei trasferire man mano gli animali mentre si fanno i lavori del nuovo canile. Già sfamarli e pulirli è un’impresa. Il depuratore butta le acque reflue nel Biferno e deve essere a norma altrimenti mi portano a via Cavour (li ha sede il carcere, ndr). Ho già effettuato diversi interventi attraverso i fondi di riserva. Adesso, dopo la relazione dell’Audit, mi scrive il veterinario della Asrem se non vi mettete a norma, chiudo il canile. Ma l’Audit, nella sua relazione, non sostiene che bisogna chiudere il canile. Sono messe in evidenza criticità e prescrizione da rispettare, ma non si parla di chiusura. Il veterinario dell’Asrem che ha il controllo sul canile, letta questa la relazione, ci intima la chiusura. Ho chiesto a Iorio 500mila euro altrimenti chiudo il canile. I cani me li porto all’estero. Come chi mi ha preceduto. Il canile lo abbatto. I cani randagi che trovo per strada li porto davanti al portone dell’Asrem. Anche perché è compito loro prendersi cura dei randagi. E se non c’è un ricovero, si arrangiano. Peraltro già con l’ultima lettera l’azienda sanitaria ci intima di non portare più cani a Santo Stefano. Mi vieta l’ingresso al canile anche se una bestia azzanna un uomo”. Dunque, per il primo cittadino di Campobasso la situazione inizia a divenire gravosa. Anche perché la struttura è già al limite della capienza: “Intorno al canile gravitano movimenti e associazioni che io ringrazio. Quando hanno fatto proposte giuste, gli ho sempre corso dietro per accontentarli. Ma quando non puoi più correre che fai? L’impresa che opera sulla struttura compie sforzi enormi, anche anticipando di tasca propria. Ho bisogno dell’aiuto di tutti, anche dei comuni limitrofi. Anche perché a Santo Stefano i cani non sono tutti campobassani. Sino a qualche anno fa c’erano 2mila randagi. Quattrocento all’ex mattatoio, 400 a Ferrazzano e 700 a Santo Stefano. La vecchia amministrazione li ha mandati in soggiorno coatto a Milano. Alcuni sono stati adottati. Ora Santo Stefano contiene 550 animali. Ed è un numero congruo. Se si collabora sono disposto a dialogare. Ma qua fanno tutti come Ponzio Pilato. Buttano la croce sulle mie spalle e le ginocchia si piegano. E prima che tocco terra con la croce sulle spalle, chiudo il canile. Avevo detto a Iorio: diamo 50mila euro a Oratino, 50 a Ferrazzano, 50 a Mirabello, 50 a Campodipietra e i cani se li tengono a casa loro. Spalma il finanziamento a dieci comuni e io faccio vivere i cani campobassani in un albergo a 5 stelle. Ma la proposta è rimasta lettera morta. Tutti ora salgono in cattedra e pontificano per fare carriera: movimenti, veterinari, associazioni. E a me sta pure bene. Chissà, però, se in vacanza i cani potranno ascoltare le loro lezioni…”. Come dire, intelligenti pauca…

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