«In queste condizioni è oggettivamente difficile andare avanti, non nascondo che sto meditando di anticipare il pensionamento».
Ettore Mastrangelo, medico nefrologo dirigente del centro dialisi dell’ospedale “San Francesco Caracciolo” di Agnone sta per gettare la spugna, sfiancato da un’azienda sanitaria ferma alle chiacchiere.
Non è una minaccia, ma l’eventuale decisione del medico in questione causerebbe la paralisi immediata del reparto dialisi dell’ospedale di Agnone. E già questo, l’insostituibilità di un medico, la dice lunga sulle inefficaci e per certi versi pericolose scelte dell’azienda sanitaria del Molise, trincerata dietro l’alibi della carenza cronica di personale.
Il problema è sempre il solito, che si acuisce all’inizio di ogni estate, quando decine di turisti si rivolgono al “Caracciolo” nella speranza di poter ottenere dalla struttura ospedaliera di confine, chiamata pomposamente ospedale di area disagiata, il trattamento dialisi.
Al momento in servizio c’è un solo medico, Mastrangelo appunto, e due infermieri, un team che riesce a garantire un solo turno di dialisi al giorno. «Sono solo, come medico, e la storia va avanti da 12 anni – prosegue rassegnato il responsabile del centro dialisi. – La carenza di personale ci impedisce di attivare un altro turno di dialisi e soprattutto di accettare nuovi pazienti, non solo turisti che si trovano in Alto Molise o nelle zone dell’Abruzzo limitrofe per il periodo estivo, ma anche residenti nei Comuni che fanno riferimento all’ospedale di Agnone. Non posso permettermi il lusso di ammalarmi, di avere un raffreddore o un mal di testa, né di prendere ferie per troppi giorni, perché la mia assenza, inevitabilmente, avrebbe delle pesanti ripercussioni sul servizio dialisi erogato ai pazienti».
Un solo medico, dunque, che da decenni regge le sorti di una struttura alla quale si rivolgono pazienti che hanno assoluta necessità di dializzare, perché ne va della loro vita. L’Asrem e la politica regionale hanno promesso da tempo l’arrivo di un altro medico che possa dare il cambio al “povero” Mastrangelo. Da 12 anni a questa parte quelle promesse sono rimaste tali, chiacchiere al vento, mai tradotte in fatti concreti. Cambiano i governatori, si avvicendano le maggioranze variopinte, i commissari prendono lauti stipendi, ma lì in reparto non cambia assolutamente nulla.
«Abbiamo almeno una dozzina di nuove richieste, anche dalla residenza assistenziale per anziani di Castiglione Messer Marino, ad esempio, ma non riusciamo a dare una risposta perché senza personale non siamo in grado di attivare un altro turno di dialisi – continua il nefrologo –. Servirebbero altri infermieri, in modo da consentire di coprire due turni e concedere ferie e malattie al personale, e un altro medico che possa sostituirmi senza causare la paralisi dei trattamenti salva vita».
Lo stesso Mastrangelo ha attivato, del tutto gratuitamente, sempre al “Caracciolo”, il laboratorio di nefrologia, tre volte a settimana; una dozzina di visite specialistiche al mese che si sommano alla mole di lavoro che deve sobbarcarsi poi nel centro dialisi.
«Non sono più un ragazzino –, aggiunge il medico 63enne di Castiglione Messer Marino – e non posso continuare a reggere questi ritmi ancora per molto. Sono sottoposto ad uno stress psicofisico importante che mi sta sfiancando. Non nascondo che sto riflettendo seriamente sull’ipotesi di andare in pensione prima. Inoltre, se come credo il centro sanitario privato che sta per aprire in località Canneto, lungo la Trignina, dovesse attivare un punto dialisi, andrei subito in quella struttura, dove, ne sono certo, ci sarà a disposizione un team di professionisti in grado di attivare più turni nel rispetto della sicurezza dei pazienti e degli stessi operatori sanitari. Il centro dialisi del “Caracciolo” è una Ferrari – chiude amareggiato Mastrangelo, – ma in queste condizioni viene utilizzato a mezzo servizio». Da dodici anni.