Quando la politica con la P maiuscola era capace di inventare stratagemmi pur di ottenere finanziamenti per il territorio e le popolazioni che lo abitavano. Dalle vecchie memorie de ‘Il Molise dalla ricostruzione allo sviluppo’ del compianto senatore Dc, Remo Sammartino riemerge un episodio singolare e alquanto curioso che interessava la tratta ferroviaria molisana, in particolare i lavori della Carpione – Roccaraso (Aq). «È marzo del 1951 e a Roma in un pomeriggio gelido la delegazione parlamentare molisana ha avuto notizia che il senatore D’Aragona, titolare del Ministero dei Trasporti, nel VI Gabinetto De Gaspari, la riceverà verso le 19 – scrive Sammartino -. Nei giorni precedenti avevamo avvertito i sindaci dei comuni toccati dalla ferrovia, da Isernia in su, di tenersi disponibili per trovarsi con noi dal ministro non appena ne avessimo ottenuto l’appuntamento. I sindaci, per due motivi non avrebbero invece potuto essere a Roma con noi quella sera. Infatti in Molise nevicava da più giorni e, di conseguenza, la maggior parte di essi era bloccata senza possibilità di muoversi; l’altra ragione era che, avendoci il ministro avvertiti dell’appuntamento soltanto la mattina per il pomeriggio, per loro era impossibile trovarsi a Roma a quell’ora. Le ragioni dell’incontro – prosegue Sammartino nel suo scritto – erano alquanto importanti: si trattava di ottenere finanziamenti per la ricostruzione della rete ferroviaria molisana. Ma quel giorno i sindaci non c’erano. Erano però nella Capitale, da qualche giorno, impossibilitati di rientrare in Molise, i componenti della Congrega di Carità di Agnone, venuti per provvedere alle necessità degli sfollati dei paesi dell’alto Sangro, privi di tutto. Nel pomeriggio del fatidico giorno erano tutti con me a Montecitorio. Così verso le 19 avrei raggiunto il Ministero dei Trasporti. Per l’incontro si era reso disponibile il senatore Cimapitti, perché gli altri parlamentari (Sedati, Camposarcuno, Colitto) erano impegnati diversamente. Il senatore ed io avremmo, sì, interpretato il pensiero ed i voti di tutti ma i sindaci avrebbero rappresentato molto di più al ministro. Un lampo e fu la decisione: a ciascuno dei membri della Congrega di Carità del mio paese diedi una investitura. Per quella sera sarebbero stati i primi cittadini di Carpinone, Sessano, Pescolanciano, Carovilli, San Pietro Avellana, Vastogirardi e Capracotta, ecc. Al momento di partire da Montecitorio alla volta del ministero, mancava il cavalier Giuseppe Camperchioli, presidente della Congrega. Ma non c’era tempo da perdere. Lasciai detto al commesso della sala ricevimenti del pubblico: verrà un signore a cercarmi, gli dica che ci raggiunga al Ministero dei Trasporti. In breve ci trovammo davanti alla barba bianca di Ludovico D’Aragona, vecchio combattente del Socialismo democratico. Nel bel mezzo del colloquio, presente anche il direttore generale delle Ferrovie (D Raimondo), venne annunciato l’arrivo di un altro componente del collegio dei sindaci dell’alto Molise. Mi precipito alla porta e gli sussurro all’orecchio: sei il sindaco di Capracotta e lui, il presidente della nostra Congrega, con tanto di occhi sbarrati, sente che così lo presento al ministro. L’udienza continuò e si passò dalla enunciazione monotona e consueta delle difficoltà del bilancio, all’impegno di reperire fondi per dare inizio alla ricostruzione del tronco Carpinone – Sulmona, sul quale pesava già la sentenza: ‘tronco sostituibile con servizi automobilistici’. Da quella sera – conclude nel suo racconto Sammartino – passò un mese. Il 5 aprile il senatore D’Aragona non era più ministro. Gli successe Pietro Campilli, che il 27 dello stesso mese, presenti anche Camposarcuno e Sedati, ci dava notizia che il Governo aveva autorizzato il suo Ministero a disporre la graduale ricostruzione di tutta la rete ferroviaria molisana».