Pedinamenti, telecamere e microspie nascoste, cimici per intercettazioni ambientali. Sembra lo scenario e l’armamentario di un film d’azione, invece sono tutte cose impiegate dai Carabinieri di Agnone per smascherare e incastrare quelli che al momento sembrano essere i cosiddetti furbetti del cartellino dell’ospedale “San Francesco Caracciolo”.
Il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari, durante la quale gli indagati potranno far valere le loro difese ai sensi del codice di procedura penale, è quasi inutile ribadirlo, ma la “mazzata” è evidente e incontrovertibile.
In un colpo di spugna viene spazzata via l’immagine di un ospedale di frontiera che si regge, tra mille difficoltà, solo grazie alla indefessa disponibilità e abnegazione al lavoro del personale dipendente. Evidentemente i cosiddetti “furbetti del cartellino” sono ovunque e dai riscontri delle indagini della compagnia Carabinieri di Agnone pare proprio che si annidino anche tra le corsie dell’ospedale “Caracciolo”.
La storia è tristemente nota, comune ad altri casi di cronaca avvenuti in altre regioni a danno di altre aziende sanitarie. La notizia è questa, secca e brutale: sette dipendenti dell’Asrem fra medici, infermieri e tecnici, sono stati deferiti alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Isernia per il reato continuato di false attestazioni o certificazioni e truffa in danno di ente pubblico. Il tutto è partito dalla segnalazione ricevuta dai Carabinieri in merito a comportamenti poco ortodossi da parte del personale ospedaliero. Anche perché in una piccola comunità come Agnone è facile scoprire e notare un impiegato pubblico che in orario di servizio sta placidamente passeggiando tra le corsie del supermercato anziché quelle dell’ospedale.
I Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Agnone, coordinati dal Procuratore della Repubblica di Isernia, hanno condotto una articolata e complessa attività di indagine, supportata da attività tradizionali quali osservazioni, acquisizioni documentali, pedinamenti e perquisizioni nonché tecniche innovative quali l’esame di immagini video, tracciamento dei dati Gps ed elettronici sui sistemi di lettura degli ingressi.
Determinanti non solo le telecamere nascoste installate dai tecnici dell’Arma all’interno delle corsie dell’ospedale e in prossimità della colonnina dove si timbra il badge, ma anche le cimici e i tracciatori Gps collocati sulle autovetture private di medici e altro personale.
Incrociando tutti i dati e le osservazioni i Carabinieri sono stati in grado di rilevare diverse condotte illecite, come ad esempio le infedeli timbrature del badge in uso ai dipendenti.
«Gli indagati, pur formalizzando la loro presenza sul luogo di lavoro, di fatto si dedicavano alle attività più disparate quali la spesa al supermercato o l’esercizio della propria attività in altre strutture mediche private» spiegano dal comando provinciale di Isernia.
Timbro il badge, risulto dunque in servizio presso l’ospedale, percepisco lo stipendio pagato con soldi pubblici, ma poi esco liberamente, come se niente fosse, per fare spesa o peggio per fare visite private presso altre strutture mediche. E dalle indagini degli investigatori dell’Arma emergono particolari che farebbero anche sorridere se non fossero invece dei reati. Talvolta, ad esempio, alcuni dipendenti si trovavano addirittura fuori regione, ma pur di risultare presenti in ospedale, sul posto di lavoro, delegavano un proprio famigliare a timbrare il cartellino sia in entrata sia in uscita. Anche i famigliari degli indagati risultano dunque coinvolti nell’indagine e presumibilmente dovranno risponderne in tutte le sedi del caso.
Un modus operandi, tuttavia, che indica la totale e lucida follia di chi ha agito sulla base della sicurezza di poter fare il proprio comodo, in totale spregio delle leggi e anche del buonsenso se proprio vogliamo.
Comportamenti censurabili che non sono però sfuggiti all’occhio attento e vigile dei Carabinieri. «Infine – chiudono dal comando provinciale pentro dell’Arma –, per oltre un anno, nonostante uno specifico servizio fosse stato esternalizzato ad una cooperativa, uno dei dipendenti ha registrato comunque l’uscita al fine di percepire indebitamente la relativa indennità economica».
Intanto dalla struttura sanitaria dell’alto Molise si registra l’amarezza del resto del personale per una vicenda giudiziaria che getta ombre sull’intero comparto.