Vive la stagione più difficile dalla sua nascita, ma al tempo stesso continua ad erogare servizi indispensabili per il territorio montano al confine con l’Abruzzo. È l’unico presidio ospedaliero della diocesi di Trivento che serve 40 Comuni nelle province di Isernia, Campobasso e Chieti per una popolazione di oltre 40.000 abitanti. Sulla carta ha guadagnato lo status di struttura di area particolarmente disagiata, ma nei fatti attende ancora l’atteso rilancio tanto sbandierato dai vari governi succedutosi in Regione. Parliamo del San Francesco Caracciolo che sotto la spinta del senatore Dc, Remo Sammartino vede la luce nel giugno del 1952 al servizio dell’alto Molise e dell’area abruzzese che, per antica tradizione, converge su Agnone, centro di commerci, di studi e di servizi civili. All’epoca dei fatti l’ospedale poteva contare su 52 posti letto. Oltre alla Chirurgia, il presidio poteva vantare di un gabinetto di Radiologia con materiale “prestato” dal dottor Armando Masciotra e un gabinetto di Analisi gestito dal dottor Camillo Carlomagno a cui sarà intitolato l’attuale Cenacolo Culturale francescano.
«Il nostro ambiente mancava del tutto di personale che potesse rispondere con professionalità alle esigenze del settore. Infatti bisognò attendere una decina d’anni per poter raggiungere traguardi allora impensati» racconta nel volume ‘Il Molise dalla ricostruzione allo sviluppo’, Remo Sammartino che ripercorre le tappe salienti di come si arrivò alla realizzazione dell’importante opera “sospiro inascoltato di generazioni”.

Il senatore Sammartino (foto M. Salzano)

Fondamentale il lascito a fine ‘800 di Gaetano Piccione e Raffaele e Antonina Sammartino che donarono il suolo su cui l’ospedale sarebbe potuto sorgere. Tuttavia, malgrado il prezioso dono, si dovette arrivare al 1938, per vedere sorgere le prime mura per mano della Congrega di Carità (presidente Giuseppe Marinelli) che diede inizio all’infrastruttura. Dopodiché i lavori subirono un repentino stop dovuto alla Seconda guerra mondiale che imperversava nel Vecchio Continente. Appena terminato il conflitto il discorso fu ripreso da Sammartino che nel frattempo aveva iniziato a fare politica e assumere importanti ruolo a Roma.
«Il 12 agosto del 1947 – scrive nelle sue memorie il senatore Dc – sarebbe venuto in Molise il ministro dei Lavori Pubblici, Umberto Tupini, il quale che avrebbe dato il nome alla famosa Legge 5 agosto 1949, n. 589, grazie alla quale si poté avviare la ricostruzione materiale della Patria così che i Comuni poterono avviare programmi di servizi civili quali scuole, acquedotti, strade, asili d’infanzia. Per l’occasione – rimarca Sammartino – scrissi un articolo sul settimanale Il Popolo del Molise, di cui ero direttore, che faceva il quadro della nostra regione la quale piangeva le ferite della guerra terminata appena due anni prima. Seppi poi che il ministro se l’era letto tutto, durante il percorso da Campobasso a Termoli dove era atteso per una visita. In questa città, ebbi modo di avvicinarmi a lui. Mi fece la presentazione l’onorevole Michele Camposarcuno, deputato alla Costituente. Il ministro gli aveva espresso compiacimento per quello che aveva letto e ne volle conoscere l’autore. Fui felice dei complimenti ma più per l’amabilità che Tupini mi regalava. Mi chiese donde venissi. In breve quali cose urgenti si invocavano nella mia zona che nel programma della visita era stata esclusa. Mi venne subito in mente l’ospedale, i ruderi dei lavori iniziati dieci anni prima, l’ansia delle nostre popolazioni a vedere realizzato un sogno di generazioni e generazioni, il lascito di fondi, il dono dell’area, l’amarezza della realizzazione tradita. A questo punto il ministro chiama il provveditore alle Opere pubbliche di Napoli (Ambrosi De Magistris), presente fra le autorità. Mi fa in breve ripetere la esposizione del problema e poi dice al provveditore di autorizzare subito la erogazione dei soldi per la realizzazione dell’ospedale civile di Agnone, da prendersi sui fondi di cui alla legge a sollievo della disoccupazione. Col fiato in gola, corsi alla Posta di Termoli e spedii la notizia telegrafica al presidente della Congrega di Carità, cavaliere Giuseppe Camperchioli. Il giubilo fu grande».
Qualche giorno dopo da quella visita in riva all’Adriatico, dal provveditore alle Opere pubbliche arrivò la notizia secondo la quale venivano erogati 45 milioni di lire per il completamento dell’ospedale civile di Agnone. Si diede così avvio al completamento e alla vera costruzione dell’infrastruttura. «L’anno dopo venivo eletto deputato al Parlamento – scrive ancora Sammartino – e Tupini mi faceva dono della sua amicizia che coltivavo con gelosia e costanza. L’anno successivo spuntò fuori la nota di Legge, che passò con il suo nome; l’avevo votata pure io e su essa puntai per ottenere altri fondi, che bastassero per rendere funzionale l’ospedale. Nel frattempo il Comune di Agnone garantì il mutuo in favore della Congrega di Carità, mentre i nostri concittadini nelle Americhe concorsero alle spese per le attrezzature».
Nel 1977 l’ospedale si presentava con tutti i servizi essenziali, con personale paramedico adeguato ed era maturo per la capienza di oltre 150 posti letto.

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