Una domanda risuona nelle strade e nelle piazze dell’Alto Molise: «Questa volta sarà vero?».
Dopo anni di delusioni, tagli impietosi e promesse svanite nel nulla, è difficile biasimare lo scetticismo. Ma stavolta, qualcosa sembra diverso. Un incontro decisivo, tenutosi martedì sera presso l’ospedale San Francesco Caracciolo, ha acceso un barlume di speranza in una comunità che da troppo tempo lotta per il diritto a una sanità dignitosa.
Attorno al tavolo, figure chiave della politica e della sanità regionale: il vicepresidente della giunta regionale, Andrea Di Lucente, il direttore generale di Asrem Giovanni Di Santo, il direttore sanitario Bruno Carabellese, affiancati dal sindaco di Agnone Daniele Saia e da un gruppo di medici in pensione che ha risposto a una chiamata tanto inaspettata quanto necessaria.
«È arrivato il momento di voltare pagina – ha affermato Di Lucente –. Presto pubblicheremo un avviso per assumere i medici che hanno aderito alla nostra proposta. Il primo passo sarà rinforzare il Pronto soccorso e il reparto di Medicina, garantendo servizi essenziali a un’utenza che comprende numerosi comuni tra Molise e Abruzzo».
Non si tratta solo di tamponare emergenze: il piano include la riapertura di ambulatori specialistici come Cardiologia, Ortopedia, Endoscopia e Ginecologia. Un ulteriore segnale di rinascita arriva dall’attivazione della Tac di ultima generazione, che grazie al ritorno dell’ex primario di Anestesia di Caracciolo e Veneziale, Franco Paolantonio, che verrà affiancato da un giovane specializzando, agirà anche con mezzo di contrasto. Inoltre, le sale operatorie, ristrutturate ma mai utilizzate, potrebbero finalmente essere operative grazie alla definizione di percorsi sterili adeguati.
Un sopralluogo previsto per venerdì mattina chiarirà i dettagli.
L’obiettivo? Avviare interventi chirurgici programmati e day-surgery, riducendo le fastidiose liste di attesa e alleviare la pressione sugli altri ospedali regionali. La prospettiva non è solo un miglioramento dei servizi, ma un vero e proprio cambio di paradigma.
«Lavoreremo senza sosta per riportare il Caracciolo al ruolo che merita: un presidio di riferimento per il territorio» – ancora Di Lucente, che si dice convinto della fattibilità del progetto.
Dopo anni di migrazioni sanitarie verso altre regioni e troppe rinunce forzate, le comunità dell’Alto Molise tornano a intravedere una luce. Insomma, dall’ipotesi di polo geriatrico a ospedale capace di servire dignitosamente una vasta popolazione, è stato un attimo… «Non ci fermeremo qui – ha concluso il vicepresidente –. «Insieme al governatore Francesco Roberti stiamo lavorando per migliorare la qualità delle prestazioni sanitarie per tutti i cittadini molisani. Questa è solo la prima tappa di un viaggio verso una sanità più giusta e accessibile».
La strada è lunga, ma per la prima volta dopo anni di amarezze, l’Alto Molise può guardare al futuro con fiducia. Il Caracciolo potrebbe non essere più un simbolo di abbandono, ma di rinascita. È l’augurio che migliaia di cittadini fanno a loro stessi ma in particolare alle generazioni future.
«Finalmente notizie positive, il nostro lavoro al servizio dei cittadini continua nel segno di un fattivo dialogo tra istituzioni. Ringrazio il vicepresidente Di Lucente per l’attenzione riservata al territorio dell’alto Molise» – ha chiosato il sindaco Saia.
Pratica diffusa. A livello nazionale, il richiamo in servizio di medici pensionati è una pratica adottata in diverse regioni per fronteggiare la carenza di specialisti. Ad esempio, in Veneto, già dal 2019, la Regione ha autorizzato le aziende sanitarie a conferire incarichi di lavoro autonomo al personale medico in quiescenza, al fine di garantire i livelli essenziali di assistenza. Analogamente, in Basilicata, l’ospedale “San Carlo” di Potenza ha pubblicato un avviso per acquisire la disponibilità di medici specialisti in pensione per svolgere attività ambulatoriale a titolo gratuito, con l’obiettivo di ridurre le liste d’attesa. Queste iniziative, sebbene temporanee, evidenziano la necessità di una programmazione sanitaria più efficace a livello nazionale, per garantire un ricambio generazionale adeguato e una formazione sufficiente di nuovi medici specialisti.
Nel frattempo, il contributo dei medici pensionati si rivela fondamentale per assicurare la continuità e la qualità dei servizi sanitari, soprattutto nelle aree periferiche e meno servite del Paese.

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