Viadotto ‘Sente’, esplode la rabbia dei cittadini altomolisani. La notizia sui risultati delle analisi geologiche condotte e illustrate da Anas, buttano ulteriore benzina sul fuoco. Per riaprire l’infrastruttura servono 40 milioni di euro, ha ribadito a chiare lettere l’ingegnere Giorgio Guiducci, consulente Anas e massimo esperto di viadotti in Italia. Così agli sterili e improvvisati commenti di qualche amministratore pro tempore, tuonano quelli dei residenti stufi di registrare l’attuale situazione.
«Se non fosse stato per il M5s che ha reperito 2 milioni di euro, oggi non conosceremo neppure lo stato di salute del viadotto» rimarca Nicolino, pensionato 80enne, che punta il dito verso Provincia e Regione incapaci di dare risposte concrete. Infatti, nonostante le dichiarazioni di facciata del presidente di Palazzo Berta Alfredo Ricci, non è dato ancora sapere a che punto è il passaggio di consegne ad Anas in merito la gestione dell’imponente gigante in cemento e ferro.
«In quattro anni, ovvero dalla sua chiusura, hanno saputo solo dire di non avere soldi per far partire le nuove opere – sottolinea Tonino, ex dipendente Enel di Agnone – intanto il territorio muore».
Un dato di fatto inequivocabile se solo si pensa che dall’altra parte del ponte, sul versante abruzzese, almeno 3000 residenti avevano come punto di riferimento la cittadina delle campane per quanto concerne servizi, scuole, attività commerciali, cinema e altro ancora. Oggi quell’utenza inizia a riversarsi su centri come Atessa, Vasto, Casoli e San Salvo. E si sa una volta persa sarà quasi impossibile recuperarla. «Ci stanno condannando a morte – ammette Enzo, proprietario di un’attività commerciale in pieno centro ad Agnone – il viadotto Sente era un ‘toccasana’ che consentiva ai residenti dei centri dell’alto Vastese di arrivare in pochi minuti ad Agnone dove facevano compere e quant’altro. Dalla sua chiusura i nostri introiti sono precipitati in maniera vertiginosa».
Sulla stessa lunghezza d’onda molti suoi colleghi. «Che fine fanno i soldi del bollo auto che pure dovrebbero essere investiti sulla disastrata viabilità?», chiede a muso duro Mario, operaio di una ditta edile, che aggiunge: «Sono decenni che conviviamo con strade scassate al limite della praticabilità, ma la politica se ne sbatte». Lapidaria anche la signora Maria, infermiera in quiescenza: «La verità è una sola: quella che a livello elettorale quest’area non conta più niente. Una circostanza che consente ai politici di turno di fare il brutto e il cattivo tempo. Non si permettessero più di tornare da queste parti alla vigilia del voto». Intanto c’è chi come Peppino, per anni poliziotto in servizio alla Stradale di Agnone, lancia sospetti. «Quel ponte non crollerà mai, è tutta una macchinazione per ‘ingrassare’ chissà chi». Ed ancora, Antonio, operaio Sevel: «Siamo alle solite. La vertenza del viadotto Sente è lo specchio di come la classe politica tratta da anni questo territorio che tra mille difficoltà prova a sopravvivere. Mi piacerebbe anche conoscere l’impegno messo in campo dai nostri sindaci che mi risulta non hanno mosso un dito». «Ho mia figlia che risiede a Fraine e per venire ad Agnone, con la vecchia Istonia, impiega circa un’ora da quando hanno chiuso il viadotto. Facciamo prima a vederci lungo la Trignina» ammette sconsolato Roberto, giardiniere presso una casa di riposo del posto. «Ci avevano illuso di volerlo riaprire parzialmente, ma i nodi sono venuti al pettine. Agnone e l’alto Molise dovrebbero organizzare una sommossa popolare per dire basta a questo stato di cose», sentenzia Andrea, studente liceale. Rimostranze condivisibili per una popolazione che da troppi anni continua a subire chiusure e mancate azioni di sviluppo.

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