Schietto, sincero, battagliero come tutti hanno imparato a conoscerlo. Esperto dei problemi che attanagliano il territorio, attento e scrupoloso studioso del settore sanità, don Francesco Martino, ex cappellano dell’ospedale Caracciolo di Agnone, interviene su quanto accade in alto Molise e, in vista delle regionali di giugno, lancia un accorato appello ai partiti: «Se muoiono le aree interne, morirà l’intero Molise. Scegliete il nome del candidato presidente espressione della periferia che conosca a fondo le reali esigenze di una popolazione ridotta allo stremo delle forze. Solo così sarà ipotizzabile un cambio di rotta».
Don Francesco Martino, la ‘Vertenza per non morire’ che il 26 marzo del 1993 vide la Chiesa in prima linea, ha compiuto 30 anni. Cosa rimane di quella protesta a tutela delle arre interne?
«Resta una grandissima delusione. Nonostante all’epoca si riuscì a bloccare tagli indiscriminati ai servizi, l’esperienza non ha insegnato niente visto che oggi la situazione è decisamente peggiorata. Il grido di dolore delle aree interne è tornato a levarsi tra l’indifferenza generale di una classe politica miope alle istanze di un territorio che continua a spopolarsi con ritmi vertiginosi. Se non ci sarà un cambio di rotta con un serio piano di programmazione e investimenti per le aree interne, anche noi come Chiesa saremo costretti ad issare bandiera bianca».
Lo specchio di questa mancata attenzione, ancora una volta, è rappresentato da quanto accade all’ospedale ‘Caracciolo’ dove giungono notizie tutt’altro che confortanti.
«Malgrado l’impegno e i sacrifici di tanti operatori che erogano quotidianamente cure vitali, esiste una sorda resistenza a livello regionale incapace di assicurare servizi previsti sulla carta».
In particolare a cosa si riferisce?
«Faccio un esempio su tutti: da cinque mesi l’impianto di osmosi del centro Dialisi, montato già vecchio, sta crollando. Questo macchinario garantisce la purificazione dell’acqua ai dializzati, dunque estremamente importante per chi accede alle cure salvavita. Dire di non avere 130.000 euro per sostituire le apparecchiature nei centri di Agnone e Venafro significa continuare a giocare sulla pelle dei poveri pazienti».
A tutto ciò si aggiunge la carenza di personale medico al Pronto soccorso e sulle ambulanze del 118.
«Se i medici del 118 continuano a fuggire dalle postazioni è perché questa Regione non è stata in grado di stabilizzarli con forme contrattuali che garantissero il lavoro e la tranquillità economica. Tra le proposte fatte quella di un accordo con i medici di base fuoriusciti dal 118 con un contratto integrativo per garantire i servizi. Oggi, tuttavia, in alto Molise si è arrivati al punto di avere ambulanze demedicalizzate di notte senza neppure essere sicuri di avere un Pronto soccorso che funzioni a dovere con le necessarie professionalità e un laboratorio Analisi adeguato».
Don Martino, in definitiva la Chiesa locale cosa reclama in vista delle regionali di giugno?
«Sicuramente la candidatura di un presidente dell’alto Molise o delle aree interne che conosca e possa finalmente mettere mano alle innumerevoli problematiche che da anni affliggono questi posti. Come periferia del Molise ci sentiamo abbandonati, ma non dimentichiamo che se muore questo lembo di terra, morirà l’intera regione Molise. Non può esistere una regione solo con Campobasso, contrariamente se le aree marginali vivono, proliferano, a quel punto sarà giustificato il ruolo assolto da Consiglio e giunta regionale».