Il procuratore De Lucia a Castelguidone: «La mafia non si sconfigge con le divise o con le toghe, ma con la cultura dei diritti». Potremmo chiudere qui il pezzo di cronaca che arriva dall’Alto Vastese. La frase, illuminante, è di Maurizio De Lucia, procuratore di Palermo, ospite d’eccezione della giornata della legalità, dell’impegno e della responsabilità a cura della Caritas diocesana di Trivento e della scuola di formazione all’impegno sociale “Paolo Borsellino”.
Disertata, come al solito, dai sindaci di zona, tranne ovviamente il primo cittadino del posto, Mario Di Paolo, e qualche rara eccezione come l’assessore comunale di Agnone, Enrica Sciullo, assenti ingiustificati i rappresentanti delle istituzioni a livello di Provincia e di Regione, è andata in scena a Castelguidone, piccolo centro dell’Alto Vastese, una vera e propria lezione di legalità e di impegno civico, di cittadinanza attiva e responsabile, concessa da un alto rappresentate dello Stato, il capo della Procura della Repubblica di Palermo appunto, colui che ha messo le manette ad un tizio, super latitante per decenni, di nome Matteo Messina Denaro.
Un paese blindato, massiccio lo spiegamento di Forze dell’ordine, tra reparti dei Carabinieri della compagnia di Atessa, presente sul posto il capitano Federico Ciancio comandante del Norm, della Questura di Chieti, coordinati in loco dalla commissario capo Nicoletta Giuliante della Squadra Mobile, della Digos, i Cinofili della Polizia di Stato e della scorta del procuratore, uomini e donne della Guardia di Finanza.
«Rischio di passare alla storia “solo” come il procuratore che ha arrestato Messina Denaro, mettendo fine alla sua lunghissima latitanza – ha esordito il capo della Procura di Palermo –, ma vi assicuro che il lavoro che stiamo facendo, da anni, va molto oltre. Da quell’arresto la mafia è più debole, sicuramente, ma quella operazione è stata la dimostrazione che lo Stato vince sempre. Non è stata fortuna, bensì il frutto di un lavoro minuzioso durato anni, per il quale non posso che ringraziare i rappresentanti delle Forze dell’ordine, uomini e donne in divisa che realmente rischiano la vita ogni giorno, non solo in Sicilia, ma in ogni luogo d’Italia».
«Il giorno dell’arresto rimarrà alla storia come una vittoria dello Stato, di tutti gli italiani, in un Paese dove le occasioni di festeggiare qualcosa di positivo non sono così tante – ha continuato De Lucia, intervistato da Marco Di Fonzo, caporedattore della redazione politica di Sky Tg 24 –. Tuttavia vorrei che fosse chiara una cosa: la mafia non si vince e non si sconfigge con le divise e con le toghe, nei palazzi di giustizia, ma proprio in occasioni come questa organizzata da don Alberto Conti, dove si fa e si diffonde cultura della legalità, la cultura dei diritti contro il sopruso, la cultura antimafia, quella della cittadinanza responsabile».
«È grazie ad occasioni come queste che si batte quella “voglia di mafia” che impregna il tessuto imprenditoriale, quello politico e l’intera società. Qui si insegna che è importante non girarsi dall’altra parte, che è imprescindibile essere cittadini consapevoli e collaborativi con le Forze dell’ordine. Una vigilanza attiva che riguarda tutti i cittadini, in ogni ambito della società; a mio avviso questo rientra nei doveri di cittadinanza, a prescindere dal ruolo che si occupa o dalla carica che si ricopre all’interno dello Stato o della stessa società».
«Ciascuno, nella propria vita, deve fare il proprio dovere – ha chiuso il procuratore –; questo significa sconfiggere la mafia e la voglia di mafia. E allora meno pacche sulle spalle, mai girarsi dall’altra parte, ma dare il proprio contributo alla realizzazione di una società dei diritti, giusta, basata su un lavoro dignitoso, un’economia sana, dove la scuola e i libri siano gli strumenti a disposizione di tutti».