Cinque cani utilizzati per la ricerca del tartufo morti per avvelenamento in agro di San Pietro Avellana, capitale molisana del prestigioso fungo che nasce nel sottosuolo dei boschi altomolisani. Scene raccapriccianti ieri mattina dove, tra le località di Piana di Sangro e bosco Cantalupo, si è verificato l’episodio che riporta alla “guerra” tra tartufai in atto da diverso tempo sui monti a cavallo tra Molise e Abruzzo. Nessun dubbio sul decesso degli animali trasferiti nella sede dell’istituto zooprofilattico di Isernia dove saranno sottoposti a ulteriori esami. I cani sono stati avvelenati con esche disseminate sull’area. Bocconi di prosciutto cotto imbottiti di un potentissimo veleno che ha ingannato e, di seguito, fatto stramazzare al suolo i cinque amici a ‘quattro zampe’. Dell’accaduto si è subito interessata la sindaca di San Pietro Avellana Simona De Caprio che con un’ordinanza ha interdetto la zona per consentire le operazioni di bonifica agli uomini dei Carabinieri Forestali che ora indagano a 360 gradi per risalire ai colpevoli.
Sul posto anche l’Unità Cinofila – Nucleo antiveleno di Frosolone, che con ‘Africa’, esemplare di pastore belga malinois ha scandagliato in lungo e largo la vasta area con l’obiettivo di scovare altre esche avvelenate. Esterrefatta di quanto avvenuto il primo cittadino di San Pietro Avellana che a Primo Piano ha commentato: «Un gesto inqualificabile commesso contro creature indifese. Mi auguro che gli uomini dei Carabinieri possano individuare i colpevoli e le autorità competenti condannarli a pene severissime.
Questi notizie fanno male oltre a danneggiare l’immagine di una comunità e un intero territorio che con tanti sacrifici punta alla valorizzazione dei prodotti locali e quindi ad una risorsa come il tartufo che ci ha fatto conoscere in tutta Italia».
Non è la prima volta che simili episodi si verificano in alto Molise e portano spediti ad una faida tra tartufai in atto da tempo. In un recente passato infatti si sono registrati atti di danneggiamento alle autovetture con tagli ai pneumatici, nei casi peggiori sfociati nell’incendio delle stesse, non ultima la pratica delle esche avvelenate che resta tra le più disumane.

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