Finì due volte, in pochi giorni, al Pronto soccorso, per un presunto avvelenamento da sostanze chimiche. Ora le sue api stanno morendo, con le famiglie che si spopolano sempre di più quando invece dovrebbero essere al massimo della dimensione e della produzione. Succede ad un apicoltore di Carovilli che qualche settimana fa ebbe la sventura di finire per due volte di fila al Pronto soccorso. Tosse persistente, malessere generale, vomito e dispnea, cioè difficoltà respiratoria. Con questa sintomatologia l’uomo di Carovilli si recò presso il pronto soccorso dell’ospedale “Veneziale” di Isernia chiedendo soccorso medico. Sul referto di dimissioni venne certificata una «broncoreattività aspecifica da inalazione accidentale di pesticidi». Il sospetto è che sia trattato di qualche sostanza inalata accidentalmente, presumibilmente utilizzata in agricoltura o zootecnia. Cresce, infatti, il numero di imprenditori agricoli e zootecnici molisani abilitati all’utilizzo di prodotti fitosanitari impiegati in agricoltura e classificati come “tossici”, “molto tossici” e “nocivi”. Proprio giorni fa circa cinquanta imprenditori hanno sostenuto, dinanzi alla apposita commissione regionale, gli esami per ottenere la specifica abilitazione, indispensabile per l’acquisto e l’impiego di tali prodotti nei trattamenti alle colture. L’impiego di tali sostanze, tuttavia, può creare problemi agli organismi sentinella della qualità dell’ambiente, come appunto le api. L’uomo di Carovilli chiaramente non è in grado di dimostrare una correlazione di causa-effetto, ma dopo il suo malore, presumibilmente causato proprio dalla inalazione accidentale di sostanze chimiche impiegate in agricoltura o nell’allevamento animale, ora è alle prese con un inspiegabile e massivo spopolamento delle sue colonie di api. Quelle arnie sono installate, in maniera stanziale, in agro di Carovilli, pieno alto Molise, un territorio che dovrebbe essere il massimo dal punto di vista della qualità ambientale. Invece qualcosa di anomalo sta accadendo, stando almeno a quello che riferisce il diretto interessato, perché nel periodo di massima produzione di miele, le sue famiglie di api non solo non vanno a melario, ma si stanno paurosamente spopolando fino all’estinzione completa. In letteratura scientifica è ormai accertato l’impatto negativo sulle api di diverse sostanze chimiche sia pure consentite in agricoltura. Sul banco degli imputati soprattutto i neo-nicotinoidi, tanto che la Commissione europea ha chiesto all’Autorità europea per la sicurezza alimentare di valutare i rischi connessi all’impiego di clothianidina, imidacloprid e tiamethoxam nel trattamento delle sementi o sotto forma di granuli, con particolare riguardo agli effetti acuti e cronici sulla sopravvivenza e sullo sviluppo delle colonie di api, agli effetti sulle larve e sul comportamento delle api e ai rischi associati a dosi sub-letali delle tre sostanze. Anche a dosi subletali, infatti, alcuni insetticidi neonicotinoidi danneggiano direttamente i circuiti neurali delle api coinvolti nel senso dell’orientamento, limitando la capacità di ritrovare la direzione dell’arnia. Le api escono a bottinare, si contaminano con quelle sostanze chimiche e perdono letteralmente l’orientamento, non riescono cioè a rientrare e questo spiegherebbe lo spopolamento progressivo delle colonie. E senza bottinatrici una famiglia di api muore di fame, perché non c’è importazione di nettare o di polline. Ed è quello che pare stia accadendo all’apicoltore di Carovilli che, impotente, lancia un appello: «Si parla tanto della tutela delle api, poi non si riesce a capire cosa stia succedendo qui in alto Molise. Le mie api non muoiono in massa tutte insieme, altrimenti avrei dei campioni da prelevare davanti alle arnie per farli analizzare, ma semplicemente non tornano più a casa. Le famiglie si spopolano, finiscono. È un dramma, non so cosa fare».

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.