«Shukran» è la parola che dalla Palestina martoriata dalla guerra arriva fino in alto Molise, grazie a questa corrispondenza esclusiva da Betlemme che siamo in grado di offrire ai nostri lettori. Jack Giacaman, artigiano di Betlemme, padre di due figli, durante il Covid ha chiesto un prestito alla banca per sostenere le spese dell’affitto e per poter continuare e lavorare. Una sorta di San Giuseppe del ventunesimo secolo: intaglia legno per produrre statuine del presepe. Ora con la guerra è entrato in crisi anche il giro dei pellegrinaggi. I turisti e i pellegrini non arrivano più come prima e il falegname artista ha dovuto rimandare a casa i suoi operai, perché nella bottega non riesce più a guadagnare nemmeno il necessario per mangiare. Poi succede che don Alberto Conti, direttore della Caritas diocesana di Trivento e del centro di ascolto di Agnone, prende un aereo e si reca in quelle terre da sempre insanguinate, per testare con mano cosa sta accadendo e, soprattutto, per dare una mano, per aiutare qualcuno, fosse anche una sola persona. Il parroco originario di Capracotta ha percorso oltre tremila chilometri per entrare in quella piccola bottega, per incontrare il San Giuseppe dei nostri giorni e portare alla sua famiglia l’aiuto della Caritas dell’alto Molise. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente, don Alberto, chiedendo di approfittare del suo prezioso tempo per una corrispondenza dalla Terra Santa. «In questi giorni la Caritas diocesana è in Palestina, a Betlemme, per costruire progetti di solidarietà e sostenere il lavoro dei piccoli artigiani che vivono lavorando il legno e realizzando presepi ed altri manufatti artistici – ci comunica il sacerdote – A circa un’ora di macchina da qui, da dove siamo noi, nella Striscia di Gaza, si sta consumando una sanguinosa e terribile guerra. A causa della guerra tutta la Terra Santa, ma Betlemme in particolare, ha perso tutti i pellegrini ed è entrata in crisi la piccola economia locale, quella che sostiene la vita delle famiglie. I negozi sono chiusi e le famiglie disperate, perché non sanno come portare il cibo in tavola. Allora insieme a Padre Rami, francescano della Custodia della Terra Santa e parroco di Betlemme, la Caritas vuole tentare di sostenere e accompagnare in questo difficile momento gli artigiani del posto, acquistando i presepi che poi saranno disponibili nei paesi e nelle parrocchie della nostra diocesi, in cambio di una offerta. Abbiamo voluto dare a questo progetto lo stesso nome che diamo alle iniziative che realizziamo, già da qualche anno, nella nostra diocesi: “Resto nella mia Terra”. Perché, esattamente come in alto Molise e in alto Vastese, il sostegno a questi lavoratori e artigiani è la ragione di sopravvivenza di famiglie cristiane che altrimenti avrebbero come unica possibilità quella di lasciare la Terra Santa per emigrare all’estero». Il lavoro che non c’è o che viene meno, in questo caso a causa della guerra, in Palestina, come in Alto Molise e la Caritas che si sostituisce alle istituzioni e allo Stato e cala sul territorio progetti concreti e solidali. «Le sofferenze e le preoccupazioni, in questi giorni, sono davvero tante qui in Terra Santa. – riprende don Alberto Conti nella sua corrispondenza dal fronte orientale – Padre Rami e suoi collaboratori cercano di portare nei cuori smarriti un po’ di consolazione e soprattutto speranza, perché oggi in questa terra c’è tanto bisogno di speranza. Siamo qui, in questi momenti così difficili, per costruire “ponti” di pace, di giustizia e anche di amicizia. Perché senza la pace e la giustizia, ma direi anche senza solidarietà e amicizia appunto, non c’è futuro». Una vicinanza e un aiuto concreti che sono stati apprezzati da Jack Giacaman, l’artigiano di Betlemme, che ha commentato, commosso, con queste parole: «Una Provvidenza che apre il cuore alla speranza. Shukran».

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