Un errore clamoroso quello di chiudere la comunità montane nel Molise. Una decisione che ha indebolito ulteriormente le popolazioni che vivono in montagna. A dirlo è il sindaco di Capracotta. «Oggi, forse, è arrivato il momento di ripensare quella scelta – dice Candido Paglione – provando a creare un nuovo modello istituzionale dei territori montani, che consenta di lavorare insieme e di condividere modelli di sviluppo possibili all’interno dei territori che ci appartengono. Senza tornare indietro alle vecchie dieci Comunità Montane di allora – effettivamente troppe – ma guardando ai presidi montani veri che esistono in Molise. È una partita che, con un po’ di buon senso, si può riaprire e il modello della nostra Green Community lo dimostra».
A 13 anni dalla soppressione degli enti (che non sono stati ancora estinti e la liquidazione non è stata ancora completata), il sindaco e presidente dell’Uncem Molise ripropone il tema di ritorno da un incontro nelle Marche dove si è parlato di Green Communities e i Servizi Ecosistemici. Insieme a Marco Bussone (presidente nazionale Uncem) e al presidente dell’Unione Montana dei Monti Azzurri, Giampiero Feliciotti, Paglione ha approfondite le tematiche comuni a tutte le montagne italiane e dell’Appennino in particolare.
«Abbiamo parlato di fiscalità differenziata – dice Paglione – dei principi costituzionali alla base del nuovo ddl Montagna, della valorizzazione dei nostri boschi e di come contrastare la crisi demografica. Una bella conversazione a tutto tondo e un parterre qualificato con Giovanni Vetritto, Fabio Renzi, Francesco Cesare Palermo, Sandro Polci, Massimo Bastiani e Pierpaolo Lippi. Con loro abbiamo ragionato su un nuovo modello di governo delle nostre montagne per provare ad anticipare gli scenari futuri e sviluppare una nuova economia, anche alla luce della crisi climatica in atto. Quella di ieri è stata, tra l’altro, un’ulteriore dimostrazione che la governance dei territori montani debba essere assicurata da un livello istituzionale intercomunale con funzioni ben precise, come già avviene in altre regioni d’Italia – come le Marche – e senza paura di costruire percorsi comuni. Insieme si può costruire nuovo sviluppo e si possono governare meglio le risorse delle nostre comunità, come la filiera del bosco e del legno, rimasta troppo a lungo poco valorizzata».

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