Se Atene piange, Sparta non ride. Al confine con l’Alto Molise, il territorio dell’Alto Vastese è sempre più in difficoltà, aggravando una situazione che coinvolge direttamente due aree già fragili. Dopo i pensionamenti di tre medici di base nel 2024, che hanno lasciato scoperti i comuni di Torrebruna, Celenza sul Trigno, San Giovanni Lipioni, Carunchio, Palmoli e Tufillo, altri 1.800 pazienti sono rimasti senza assistenza il 17 gennaio scorso nei comuni di Castiglione Messer Marino, Castelguidone, Schiavi d’Abruzzo e Fraine, a causa dei problemi di salute del medico di Castiglione Messer Marino.
L’Alto Vastese, già penalizzato dalla conformazione geografica e da una popolazione anziana, si trova in stretta connessione con l’Alto Molise, dove è presente l’unico presidio ospedaliero della zona, l’ospedale “San Francesco Caracciolo” di Agnone che vive da anni una situazione critica, segnata dalla carenza di personale medico e infermieristico.
«Non è concepibile lasciare intere comunità senza medici di base, soprattutto in aree così isolate. Eppure, per chi vive qui, anche la possibilità di rivolgersi all’ospedale di Agnone è sempre più compromessa», denuncia Angela Cristina Lella, segretario del circolo Pd intercomunale dell’Alto Vastese.
«Il nostro territorio e quello dell’Alto Molise sono abbandonati a loro stessi: da una parte non ci sono i medici di base, dall’altra c’è un ospedale in difficoltà che rischia di non reggere le emergenze».
Gli interventi messi in atto dalla Asl Lanciano-Vasto – come l’innalzamento del massimale dei pazienti per i medici rimasti, l’apertura di ambulatori temporanei e l’invito ai medici a operare in più sedi – hanno solo tamponato un problema strutturale.
«È impensabile aspettare due settimane per vedere un medico, percorrere chilometri per una visita o fare ore di fila anche solo per una prescrizione. E tutto questo con l’ospedale di Agnone che non riesce più a farsi carico delle necessità di un’intera area vasta», aggiunge Lella.
Il circolo Pd chiede una maggiore attenzione ai bisogni delle aree interne dell’Abruzzo e del Molise, sollecitando incentivi concreti per attrarre medici.
«Sappiamo che i medici sono pochi in tutta Italia, ma i grandi centri continuano a essere la loro prima scelta. Le nostre comunità resteranno invisibili finché non si elaboreranno strategie di incentivazione efficaci. Se non si interviene, la sanità territoriale crollerà definitivamente», insiste Lella.
Il segretario punta anche il dito contro la rete di emergenza-urgenza, ritenuta insufficiente: «Non si può morire perché un’ambulanza arriva tardi o senza medico a bordo. È necessario un sistema che funzioni davvero».
Il circolo ha coinvolto il consigliere regionale Silvio Paolucci, chiedendo un’interpellanza urgente sul tema. Ma i cittadini dell’Alto Vastese sono pronti a scendere in piazza: «Siamo stufi di essere trattati come cittadini di serie B. Se sarà necessario, organizzeremo proteste forti», avverte Lella.
Restano una chimera gli accordi di confini puntualmente sbandierati ad ogni campagna elettorale. Dunque, tra i due territori confinanti, l’Alto Vastese e l’Alto Molise, si delinea un quadro allarmante, in cui il diritto alla salute rischia di restare solo sulla carta. La richiesta è chiara: riportare medici nei comuni e salvaguardare l’unico ospedale della zona, per garantire una sanità efficiente e vicina ai bisogni delle persone.