Il servizio di recapito posta in provincia di Isernia sta per subire modifiche. Dopo la Cgil anche la Uil lancia l’allarme. Una riorganizzazione annunciata in modo vago ed approssimativo secondo la Uil Poste Molise, causando timori tra gli utenti, ma soprattutto tra i lavoratori. Ad essere interessato dalla manovra è il bacino di Agnone che comprende anche i comuni di Bagnoli del Trigno, Belmonte del Sannio, Capracotta, Castel del Giudice, Castelverrino, Civitanova del Sannio, Pescopennataro, Pietrabbondante, Poggio Sannita, San Pietro Avellana, Sant’Angelo del Pesco e Vastogirardi.
Sulla questione c’è stato un incontro tra Poste Italiane e i sindacati, che però non ha soddisfatto affatto il segretario regionale di Uil Poste Molise Aniello Pascarelli che, a tal riguardo, esprime il proprio rammarico: «L’informativa ricevuta dall’Azienda ha riguardato solo la progettualità sul territorio della riorganizzazione che prevede il passaggio dalle attuali 11 a 7 zone di recapito, più un messo dedicato. Nessuna parola – spiega Pascarelli – è stata, invece, proferita circa le ricadute occupazionali e la gestione del personale che attualmente opera nel bacino di recapito di Agnone. Un discorso progettuale che non trova alcun fondamento nella realtà e nel futuro utilizzo delle risorse coinvolte, messe da parte come fossero accessori superflui, quando, all’opposto, saranno proprio i lavoratori gli attori di un cambiamento per il quale l’azienda non ha ritenuto considerarli».
La Uilposte territoriale ha così espresso al tavolo delle trattative tutte le sue legittime perplessità sulla riorganizzazione, considerando gli effetti negativi che la stessa ha già prodotto da diversi mesi nella provincia di Campobasso. L’Azienda, a conclusione dell’incontro, ha ribadito che a breve si darà immediata esecuzione al progetto di riorganizzazione. «Per l’ennesima volta – conclude Pascarelli – i lavoratori vengono messi da parte, ma la Uil Poste non resterà inerme a guardare i dipendenti soccombere dinanzi a mere esigenze aziendali».
Continuate a battere la grancassa coinvolgente gli abitanti queste situazioni in altre zone d’Italia hanno trovato soluzione anche facendo denunce al Tar regionale perché sono zone montuose e con esigenze peculiari