Braccio di ferro tra Comune di Agnone e la Soprintendenza archeologica delle Belle Arti e Paesaggio del Molise per la realizzazione di una centrale a biomasse. L’impianto dovrebbe nascere su una superfice di 22.500 metri quadrati lungo la strada provinciale 74 che collega Agnone a Belmonte del Sannio su un terreno di un privato. A realizzarlo per un investimento di circa tre milioni di euro, la Neoagroenergie Srl con sede legale a Roma che si occuperò della produzione di biometano ottenuto dalla raffinazione di biogas prodotti dalla fermentazione di prodotti e sottoprodotti organici provenienti da aziende agricole e caseifici quali letami, siero, pollina e sansa. Nel progetto definitivo depositato in Comune dalla società laziale, si legge inoltre, che sarà necessario sopperire ad un fabbisogno annuo pari a circa 25mila tonnellate, con la Neoagroenergie Srl che avrebbe già sottoscritto contratti per la fornitura dei sottoprodotti. Nel documento depositato nelle stanze dell’ufficio tecnico di Palazzo Verdi, si evince come l’impianto avrà una potenza nominale pari a 800 Kw per un funzionamento di circa 8mila ore l’anno. Cinque le fasi del ciclo produttivo che vanno dalla raccolta e stoccaggio delle biomasse, al processo di digestione anaerobica, al trattamento e upgrading del biogas fino a concludersi con la compressione e immissione del biometano in rete di distribuzione Snam, al definitivo stoccaggio del digestato. La centrale a biomasse sarà attiva per circa 20 anni e a fine ciclo operativo l’impianto sarà smantellato dalla Neoagroenergie. Dall’analisi sulle ricadute occupazionali prodotta dalla società romana, ci saranno almeno dieci le unità lavorative da impiegare tra posti diretti e indiretti oltre al coinvolgimento di ditte e manodopera locali nella fase di costruzione dell’impianto. Tuttavia il progetto definitivo, che ha ricevuto l’ok da parte del Comune altomolisano è stato bocciato, almeno per il momento, dalla Soprintendenza archeologica del Molise.
«L’impianto ricade in un contesto territoriale a tutela paesaggistica in quanto l’area riveste un notevole interesse di bellezza naturale e panoramica in quanto costituisce un comprensorio omogeneo caratterizzato da una delle tipiche conformazioni naturali delle montagne appenniniche molisane inquadrate da un caratteristico sistema di vette – si legge nella relazione a firma della dottoressa Maria Diletta Colombo -. La realizzazione dell’impianto, pertanto, è tale da provocare una modifica sostanziale a quelle che sono le caratteristiche costitutive dei luoghi, sia per quanto riguarda manomissione naturale, e caratteristica morfologica delle alture molisane, sia per quanto riguarda l’aspetto percettivo e sensoriale di questi luoghi. Infatti l’intervento previsto non può essere considerato semplicemente una discarica o un depuratore interrato, bensì esso consiste in un vero e proprio impianto industriale fuori terra (vedi torre di 18 metri di altezza). Inoltre l’allestimento delle vasche/sacche di digestione determinano forti scavi e conseguenti terrazzamenti, tali da modificare completamente la percezione del contesto territoriale e paesaggistico nei suoi elementi costitutivi, quali la naturalità e la panoramicità venendo a conformare un sito dalle spiccate caratteristiche industriali. Infine – conclude la relazione della Soprintendenza – il progetto, tenuto presente che il volume dello scavo di sbancamento non è affatto trascurabile, la ditta non ha preso in considerazione nemmeno il rischio archeologico, essendo questo un sito di crinale non molto distante dall’area archeologica di San Lorenzo costituita da resti di terrazzamenti e mura in opera poligonale». Per queste ragioni la Soprintendenza ha dato parere negativo alla realizzazione dell’impianto, invitando la ditta a valutare la possibilità di collocare la centrale più a valle, come pure sarebbe opportuno valutare l’individuazione del sito in riferimento alle disposizioni del piano urbanistico.
Immediate le controdeduzioni a firma dell’ingegnere Luigi Norgia progettista dell’impianto e in passato consulente del Ministero dell’Ambiente per le tematiche dell’inquinamento acustico ed atmosferico. Nelle quindici pagine prodotte il professionista spiega nel dettaglio come l’impianto non determinerà sul sito non alcun tipo di criticità sulla popolazione. Pur considerando l’importanza dell’aspetto paesaggistico – prosegue – non si può affermare che l’opera abbia un impatto maggiore rispetto a quelle già presenti (vengono citati cinque insediamenti, ndr) in zona. Inoltre in merito alla strada SP 73 l’impianto risulta ben nascosto da una collina e la strada non perderà minimamente le alte valenze paesaggistiche. L’ambito paesaggistico, caratterizzato dalla naturalità dei luoghi, non risulta alterato dalla presenza della centrale. Infatti l’area di ubicazione è caratterizzata da un terreno semi abbandonato, ben distante da attività di pascolo e di appezzamenti coltivati che si trovano sul versante lontani dal punto di ubicazione dell’impianto».