C’è preoccupazione in alto Molise, per l’ipotesi di realizzare un impianto per la produzione di biometano. Un impianto a (presunte) fonti rinnovabili, alimentato però da sottoprodotti di origine biologica, con una potenza nominale pari a 800 kW e per un funzionamento pari a circa 8mila ore equivalenti all’anno ed una capacità produttiva pari a 250 Smc/h. A far scattare l’allarme è la lettura attenta dei sottoprodotti utilizzabili per alimentare l’impianto, contenuti nel Decreto Ministeriale (Dm del Mise) del 23 giugno 2016.
«Che non sono solo i letami, i liquami zootecnici, la pollina e il siero, così come è scritto nel progetto presentato dalla Circeo Società Agricola srl, ma si va addirittura dalle carcasse e parti di animali non destinati al consumo umano, al sangue, ai rifiuti della ristorazione oltre allo stallatico fatto da escrementi di animali e alle farine di carne e d’ossa – osserva il sindaco di Capracotta, Candido Paglione -. A tutto questo lungo elenco si aggiungono, appunto, i sottoprodotti provenienti da attività agricole, di allevamento e dalla gestione del verde e delle attività forestali, come gli effluenti zootecnici, la paglia e i residui di campo delle aziende agricole e altro ancora. Ce n’è abbastanza per avanzare più di un interrogativo. Nel contesto territoriale del Molise Altissimo – fa infatti notare Paglione – abbiamo un patrimonio zootecnico – in particolare quello bovino – che non sarà certamente sufficiente a giustificare gli smaltimenti necessari per far funzionare a pieno regime un impianto come quello di cui si parla. È questa una delle preoccupazioni che mi fa pensare che sarà sicuramente necessario ricorrere al di fuori del nostro territorio per poter reperire i sottoprodotti da smaltire». «Ecco – dice ancora Paglione – sarebbe opportuno che vengano chiariti questi aspetti, prima ancora di parlare del resto. Il comune di Capracotta, come è noto, ha avviato da tempo un progetto – grazie ad un protocollo d’intesa sottoscritto insieme all’Università del Molise e al Cnr di Napoli – che porterà a breve alla realizzazione di un laboratorio per la sostenibilità ambientale. Lo stesso servirà a fornire evidenze scientifiche alla certificazione delle qualità ambientali del nostro territorio, in primis l’aria. È evidente che la realizzazione di un impianto del genere, a pochissimi chilometri di distanza dal nostro comune, rischierebbe di vanificare il lavoro intrapreso. Il nostro territorio – conclude Paglione – ha ben altra vocazione, grazie alla sua straordinaria qualità ambientale, per questo non c’è alcuna ragione che possa giustificare la realizzazione proprio qui di un simile impianto. Per quanto mi riguarda, ci batteremo con tutti i mezzi a disposizione per impedire che ciò avvenga. Il nostro territorio ha bisogno, invece, di qualche certezza per poter guardare con serenità al futuro, a cominciare dalla garanzia della piena esigibilità dei diritti fondamentali, come la salute; certamente non ha bisogno di impianti che potrebbero rovinare in maniera irreversibile il nostro straordinario patrimonio ambientale. Anche per queste ragioni, chiedo al sindaco di Agnone e agli altri sindaci dell’alto Molise di fare fronte comune per impedire la realizzazione della centrale a biogas e di mantenere il livello di forte coesione territoriale e sociale che abbiamo costruito attorno alla difesa dell’ospedale San Francesco Caracciolo».