«Siamo qui oggi per farti sapere che non sei solo. E sappiamo che quei tuoi gesti affettuosi nei confronti dei nostri ragazzi non sono altro che un modo per avvicinarli alla chiesa. E se qualcuno ha travisato questo tuo modo di fare è perché non ti conosce e sicuramente non frequenta la parrocchia».
Sono le parole delle mamme di Belmonte del Sannio, almeno di quelle che frequentano la parrocchia, pronunciate pubblicamente domenica al termine della messa celebrata dal parroco don Francesco Martino. Parole di affetto e stima, apprezzate dal sacerdote, che intendono spazzare via le insinuazioni, le calunnie e le vigliacche lettere anonime fatte circolare in paese tese a gettare discredito sull’operato del parroco. Ombre davvero oscure, perché insinuano nell’animo della piccola comunità altomolisana il terribile sospetto che il loro pastore di anime, il parroco, abbia avuto attenzioni morbose nei confronti dei piccoli, bambini e ragazzi che frequentano la parrocchia. Pedofilia, non nascondiamoci dietro i giri di parole e i sinonimi, perché questa è l’infamante accusa scagliata, in maniera vigliacca perché anonima, nei confronti di don Martino. Un calvario, per il sacerdote, che va avanti da mesi, tra voci e dicerie, ma anche tra procedimenti ecclesiastici e forse anche un’indagine della Procura. E ora la questione, fino a questo momento tenuta nell’ambito parrocchiale, diviene pubblica, perché se è vero che i panni sporchi si lavano in casa è altrettanto vero che i panni puliti e profumati si stendono al sole. Evidentemente don Francesco ha solo panni puliti da stendere. Ne sono convinte le mamme di Belmonte che, con la loro lettera di sostegno al parroco letta a fine messa, hanno reso pubblica la vicenda. Scavando più a fondo, PrimopianoMolise ha scoperto che a fine aprile 2019, cioè all’inizio della campagna elettorale per le amministrative, fu mandata una lettera anonima, perché i vigliacchi che mestano nel torbido non ci mettono mai la faccia, non hanno il coraggio per farlo, alla Procura, al vescovo di Trivento e addirittura al Vaticano. La missiva accusava il parroco di comportamenti “sospetti” con i minori. Alla lettera delatoria è seguita, quasi automatica, l’apertura formale di un procedimento ecclesiastico nei confronti del sacerdote incriminato, a cui pare sia seguita anche l’imposizione di limitazioni all’operato pastorale del parroco. Nonostante l’anonimato della lettera, in paese si diffusero subito le voci, calunnie pesanti sulla vita privata del sacerdote e addirittura si parlò di presunte manovre politiche della parrocchia a favore della lista del sindaco uscente. Si fece parola, nel clima incandescente che precede le elezioni, di presunte pressioni, con ogni mezzo, su persone, elettori del posto, che portarono di fatto alla destabilizzazione dell’intera comunità e della parrocchia. A quel vociare incontrollato seguirono, nei mesi seguenti, atti quali lo scioglimento del comitato feste, l’azzeramento del consiglio affari economici della parrocchia, la soppressione del catechismo. E si arrivò al divieto, per il sacerdote, di avere contatti con bambini e minori al di sotto dei 18 anni, come anche il divieto di organizzare eventi e iniziative sociali. Limitazione, precauzionale forse, di tutte le attività ecclesiali fatta eccezione per quelle strettamente necessarie e, in merito alla vita pubblica e sociale del paese, il consiglio di evitare o limitare al massimo ogni presenza e partecipazione a eventi quali cene, compleanni, ma anche il bar e gli altri locali pubblici. La Curia di Trivento, per quello che è dato sapere, prese molto sul serio la lettera anonima con la quale l’ignoto delatore sosteneva, tra l’altro, che la nota malattia di don Francesco fosse una pura finzione che serviva a mascherare la sua anima nera. Il procedimento canonico pare stia andando avanti, nel segreto che il caso e le procedure prevedono. E mentre si attende la famosa “voce di Dio”, esternata attraverso le gerarchie ecclesiastiche, intanto la “voce del popolo” assolve con formula piena il sacerdote per non aver commesso il fatto. Questo stando almeno alle parole pronunciate pubblicamente dalle mamme di Belmonte: «Noi oggi siamo qui per ringraziarti di tutto quello che fai per i nostri ragazzi e lo diciamo a gran voce, perché vogliamo che continui ad essere una guida per loro come lo sei sempre stato. I bambini intorno all’altare, con te, sono la dimostrazione che il tuo operato sta dando i suoi frutti. È nostra intenzione portare queste nostre riflessioni al vescovo Claudio Palumbo perché sappia come stanno veramente le cose e per permetterti al meglio di seguire i nostri ragazzi senza limitazioni di sorta».
Parole che hanno toccato il cuore di don Francesco, che ha replicato a caldo: «Grazie di cuore a tutte le mamme di Belmonte, che mi hanno sorpreso per l’imprevista e graditissima vicinanza e alla preghiera per il parroco e la parrocchia che hanno fatto pubblicamente nella chiesa parrocchiale del Santissimo Salvatore al termine della messa domenicale, per rispondere a chi con azioni oscure ha cercato di spegnere la luce in questa parrocchia. Grazie a tutte, anche se i preti passano, e l’importante è amare Gesù Cristo ricordando di far festa con lui, ascoltando la sua parola e nutrendosi del suo Corpo e Sangue e non perdendo mai la voglia di fare e collaborare, perché la Chiesa è viva se i suoi figli sono vivi. Grazie di cuore, per un giorno cosi, che cancella veramente 120 giorni stronzi».

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