La sindaca di Belmonte del Sannio, Anita Di Primio, interviene pubblicamente «in ordine al diniego sulla concessione dei locali dell’ex asilo» alla parrocchia per lo svolgimento del catechismo. «Il Comune ha in essere un contratto di comodato d’uso gratuito dei locali di durata pressoché trentennale – spiega in replica la prima cittadina –. In altre parole il Comune attualmente ha l’uso esclusivo dei locali di proprietà della parrocchia. Il parroco, don Francesco Martino, senza preannunciare alcunché per le vie brevi, come si conviene in un rapporto di leale collaborazione tra enti ecclesiastici e civili, ha inoltrato la nota del 30 agosto scorso con la quale richiedeva l’utilizzo, per attività di catechesi, dei locali dell’ex asilo rendendosi disponibile ad una sorta di rimborso spese per le utenze di luce e gas, circostanza, questa, illegale per espressa disposizione legislativa. Si evidenzia la correttezza dell’operato dell’amministrazione comunale che è allo stato impossibilitata a concedere l’uso dei locali di cui trattasi vista la destinazione d’uso degli stessi quale centro di aggregazione sociale con annesso ostello della gioventù. Né potrebbe il Comune che, come noto, è un ente pubblico, violare la legge e le disposizioni contrattuali per le quali l’ente ha già ottenuto un cospicuo finanziamento pubblico con la precipua finalità di adibire i locali ad ostello della gioventù».
Chiara la posizione della sindaca: il Comune non può concedere quei locali, pur volendo, perché vincolati ad un altro progetto tra l’altro già finanziato. «Rincresce – continua Anita Di Primio – che il parroco, pur potendo tranquillamente utilizzare i locali dell’attuale Chiesa del SS. Salvatore, tra l’altro adeguatamente climatizzati e con posti opportunamente distanziati o altri immobili in possesso della parrocchia, come sempre ha fatto e come è prassi nelle altre parrocchie, dietro il baluardo del Covid-19, si ponga in atteggiamento discutibile verso il Comune. Ci riserviamo di rivolgerci alle autorità ecclesiastiche competenti affinché possano indurre il parroco ad una atteggiamento collaborativo nei confronti dell’amministrazione comunale e dei cittadini».

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