E’ stata ricomposta nella serata di ieri, all’obitorio dell’ospedale San Timoteo di Termoli, (in attesa di sapere se sarà disposta o meno l’autopsia, ma l’orientamento parrebbe privilegiare la sola ispezione cadaverica esterna), la salma del 55enne Mario Tracina, l’operaio caduto dal viadotto sull’A14 dove stava lavorando coi colleghi intorno alle 13.50 di ieri, in contrada Colle Lame, nell’agro di Campomarino. Drammi ripetuti nel Paese sulle morti bianche e dopo le polemiche per la tragedia della 22enne Luana D’Orazio, a perdere la vita stavolta in Molise, in territorio di Campomarino, è stato il 55enne (classe 1966), caduto nel vuoto in un cantiere stradale, dall’altezza di almeno 30 metri. Sul posto il 118 Molise coi volontari della Misericordia, ma i medici hanno potuto constatare solo l’avvenuto decesso, oltre ai Carabinieri della compagnia di Termoli. Nell’area del cantiere, che è delimitata per motivi di sicurezza, a 3 chilometri circa dal casello dell’A14 di Termoli, dopo l’area industriale, presente personale della Società Autostrade e anche la Polizia municipale di Campomarino. La vittima dell’incidente sul lavoro è di origine marchigiana, di Jesi, in provincia di Ancona, sposato con due figli. La salma è stata poi rimossa col nulla osta del Pm di Larino di turno, competente per territorio. L’operaio deceduto era di una ditta edile impegnata in lavori di consolidamento e sistemazione dei piloni di un viadotto. Secondo un primo riscontro, l’uomo si trovava sotto la strada per effettuare la manutenzione delle fondamenta. Per cause in corso di accertamento dei militari è caduto nel vuoto finendo al suolo, impatto che non gli ha dato scampo. Tre gli infortuni mortali nel Paese ieri, tra cui quello sulla costa molisana. Una scia di sangue senza fine, purtroppo.