La comunità morronese e quella bassomolisana ricordano la tragedia che ha colpito la famiglia La Selva-Melfi, costata la vita alla 50enne Maria Incoronata Melfi, che stava viaggiando col marito in moto sulla statale Bifernina, quando vennero travolti da un’autovettura. Era l’11 luglio 2020 e da poche settimane si era liberi nuovamente di poter girare senza vincoli, dopo i mesi di duro lockdown a causa della pandemia. A 21 mesi dallo scontro, il conducente della macchina, un 72enne originario di Castelpetroso, residente a Roma, dovrà sostenere l’udienza preliminare dinanzi al Gup del capoluogo, dopo la richiesta di rinvio a giudizio formulata dalla Procura di Campobasso. A conclusione delle indagini preliminari sul terribile schianto accaduto l’11 luglio 2020 sulla statale 647, nel territorio comunale di Colle d’Anchise, la Pm Elisa Sabusco ha chiesto il rinvio a giudizio per Vittorio Treccape, 72 anni, l’automobilista ritenuto unico responsabile della tragedia: dovrà rispondere dei reati di omicidio stradale per la morte della donna e di lesioni personali stradali gravissime per le lesioni fisiche procurate al marito, il 59enne Lino Carmine La Selva. L’udienza preliminare è fissata al 17 maggio. I congiunti della vittima, assistiti da Studio3A e già risarciti, si aspettano risposte anche sul fronte penale. In via di accertamento le responsabilità di quello che era sì una sorta di tamponamento da parte della moto nei confronti della vettura, ma del tutto particolare per la condotta di guida censurabile del conducente del mezzo tamponato. «Attraverso gli avvocati penalisti Fabio Ferrara, del Foro di Bari, e Marco Bevilacqua, del Foro di Chieti – riferisce lo studio 3° – con cui si è collaborato, è stato chiesto espressamente al magistrato inquirente, che ha accolto la richiesta, poi autorizzata dal Gip, che fosse disposta una perizia cinematica per ricostruire la dinamica e le cause del sinistro e lo Studio ha messo disposizione come consulente tecnico di parte per i propri assistiti Pietro Pallotti, che ha partecipato alle operazioni peritali condotte dal consulente tecnico d’ufficio incaricato dal Gip di Campobasso, Veronica D’Agnone, l’ingegnere forense Beniamino Borzillo, dando un contributo determinante per l’esatta ricostruzione dei fatti. Come avevano evidenziato fin da subito gli esperti di Studio3A, infatti, anche l’ingegner Borzillo ha concluso che la “causa scatenante del sinistro” va individuata nell’improvviso “scarto sulla carreggiata” della Fiat Punto di Treccape il quale, all’altezza della progressiva chilometrica 2+100 e del bivio per Colle d’Anchise, “decelerava improvvisamente – spiega nella sua perizia il Ctu – e compiva uno spostamento verso sinistra non giustificabile dalle esigenze della circolazione né tanto meno consentito dalla segnaletica orizzontale”, dove in quel punto era presente tanto il segnale verticale con l’obbligo di proseguire diritto quanto la linea continua a terra. Una manovra che inoltre, precisa il consulente tecnico del Tribunale, “non era ragionevolmente prevedibile dal conducente della moto”, che, altro elemento che sgrava di ogni responsabilità il centauro, com’è stato accertato, procedeva con la sua Yamaha FZ 8 a una velocità di 71 km/m, al di sotto del limite vigente in quel punto di 80 km/h, ma che non ha avuto la possibilità di frenare in tempo né di evitare l’impatto perché la vettura ha di fatto occupato di traverso tutta la corsia e parte di quella opposta, non lasciandogli alcun “corridoio utile” per passare. Di qui dunque la richiesta di processo per il conducente della vettura a cui la dott.ssa Sabusco imputa il decesso della povera signora Melfi e il grave ferimento del merito per aver effettuato “una manovra non consentita dalla segnaletica stradale consistita nel rallentare e svoltare repentinamente a sinistra per imboccare una strada laterale secondaria (si presume volesse immettersi sulla strada per Colle d’Anchise, ndr), in questo modo impattando con il motociclo che sopraggiungeva da tergo”, con conseguenze tragiche. L’epilogo dello schianto e del rovinoso volo sull’asfalto infatti è tristemente noto: marito e moglie sono stati trasportati in condizioni disperate all’ospedale Cardarelli di Campobasso. Maria Incoronata Melfi, purtroppo, non ce l’ha fatta, è spirata poche ore dopo per le gravissime lesioni riportate; Lino Carmine La Selva, dopo aver lottato per più di due settimane tra la vita e la morte in Rianimazione, alla fine è uscito dal tunnel, ma ha subìto numerosi e pesanti politraumi, ne ha avuto per mesi, gli è residuata una pesante invalidità permanente e, soprattutto, ha perduto per sempre la compagna della sua vita, che ha lasciato in un dolore immenso anche due figli oltre agli anziani genitori e ai fratelli. I quali adesso chiedono giustizia».