Per la morte tragica di Maria Incoronata Melfi ai suoi cari rimane l’obiettivo di avere un po’ di giustizia e a suo marito, Lino Carmine La Selva, 59 anni, quella ulteriore e ancor più importante di non aver avuto alcuna colpa nel tragico incidente costato la vita, a soli 50 anni, alla moglie che trasportava sulla sua moto. Infatti, il Pm del capoluogo ha respinto la proposta di patteggiamento da parte dei difensori dell’automobilista che l’11 luglio 2020 ha travolto la moto su cui viaggiava la coppia. Troppo lieve la pena prospettata per il magistrato. Processo rinviato al 25 ottobre per valutare la possibilità di giungere a un accordo, viceversa si procederà col rito abbreviato. Ieri, martedì 17 maggio, davanti al Gup del Tribunale di Campobasso, Roberta D’Onofrio, si è tenuta l’udienza preliminare del processo dopo la richiesta di rinvio a giudizio a carico dell’imputato, Vittorio Treccape, 72 anni, nativo di Castelpetroso ma residente a Roma. Il suo legale aveva formulato due proposte di patteggiamento, ma il Pubblico Ministero titolare del procedimento penale, Elisa Sabusco, le ha ritenute inadeguate per il reato di omicidio stradale con l’aggravante di aver provocato anche lesioni personali stradali gravissime a un’altra persona. A quel punto l’avvocato del settantaduenne ha richiesto il rito abbreviato e il giudice ha rinviato all’udienza del 25 ottobre 2022, alle 12.30, sempre in Tribunale a Campobasso: per quella data o si troverà un accordo tra Procura e difesa, sulla base evidentemente di una pena più congrua, o si svolgerà il processo con il rito alternativo. All’udienza per le parti offese era presente l’avv. Marco Bevilacqua, del Foro di Chieti, che assiste i familiari della vittima con il collega Fabio Ferrara, del Foro di Bari, e con Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e tutela dei diritti dei cittadini a cui i congiunti di Maria Incoronata Melfi si sono affidati, tramite l’Area manager Puglia e responsabile della sede di Bari Sabino De Benedictis, per fare piena luce sul sinistro ed essere risarciti. Come avevano evidenziato fin da subito gli esperti di Studio3A, infatti, anche l’ing Borzillo ha concluso che la «causa scatenante del sinistro» va individuata nell’improvviso «scarto sulla carreggiata» della Fiat Punto di Treccape il quale, all’altezza della progressiva chilometrica 2+100 e del bivio per Colle d’Anchise, «decelerava improvvisamente – spiega nella sua perizia il Ctu – e compiva uno spostamento verso sinistra non giustificabile dalle esigenze della circolazione né tanto meno consentito dalla segnaletica orizzontale», dove in quel punto era presente tanto il segnale verticale con l’obbligo di proseguire diritto quanto la linea continua a terra. Una manovra che inoltre, precisa il consulente tecnico del Tribunale, «non era ragionevolmente prevedibile dal conducente della moto», che, altro elemento che sgrava di ogni responsabilità il motociclista, com’è stato accertato, procedeva con la sua Yamaha FZ 8 a una velocità di 71 km/m, al di sotto del limite vigente in quel punto di 80 km/h, ma che non ha avuto la possibilità di frenare in tempo né di evitare l’impatto perché la vettura ha di fatto occupato di traverso tutta la corsia e parte di quella opposta, non lasciandogli alcun “corridoio utile” per passare. Di qui dunque la richiesta di processo per il conducente della vettura a cui la Sabusco imputa il decesso della povera signora Melfi e il grave ferimento del marito per – scrive nella sua richiesta di rinvio a giudizio – “colpa generica consistita in negligenza e imprudenza nonché per colpa specifica consistita nella violazione degli art. 143, 149 e 157 del Codice della Strada”, per aver effettuato “una manovra non consentita dalla segnaletica stradale consistita nel rallentare e svoltare repentinamente a sinistra per imboccare una strada laterale secondaria, in questo modo impattando con il motociclo che sopraggiungeva da tergo”, con conseguenze tragiche.