«A nome di tutti i colleghi, possiamo solo ribadire che lo stipendio che ci viene corrisposto è minimo, minimo, minimo». Con queste parole, il lavoratore Costanzo Di Tiello ha rappresentato le condizioni di disagio sofferte dai dipendenti della cooperativa “Falco”, che opera all’interno dello stabilimento Itt Motion di Termoli. Proprio quel sito che vivrà una nuova fase di sviluppo nei prossimi mesi, legata agli incentivi della Zes. Oltretutto, proprio grazie alla Itt sono state migliorati gli aspetti economici relativi all’appalto esterno, ma non si è tradotto nell’aumento sperato da parte delle maestranze, che ieri hanno scioperato. Tutti e 60 hanno incrociato le braccia e una loro rappresentanza ha manifestato in un presidio organizzato davanti ai cancelli della stessa Itt, come già avvenne lo scorso 13 settembre. Sotto i colori e i loghi delle bandiere di Fisascat-Cisl e Filcams-Cgil, supportati dai segretari regionali Stefano Murazzo e Daniele Capuano, fischietti e slogan ancora una volta per declamare i propri diritti e la dignità a un compenso equo. Picchetto che ha visto anche la presenza delle forze dell’ordine, con Polizia e Carabinieri. «Noi svolgiamo delle mansioni pesanti all’interno dell’azienda, attraverso la cooperativa, ma non sono retribuiti nel giusto senso – ha proseguito Di Tiello – questo sciopero è motivato non verso il committente, ma verso il nostro datore di lavoro, cioè la Falco. E’ opportuno continuare sulla strada della protesta, perché la gente non ce la fa più. Ci sono i rincari, le spese, con 940 euro al mese non possiamo vivere dignitosamente». «Dalla battaglia che abbiamo ingaggiato dal novembre 2022 non è quasi cambiato nulla – ha riferito Daniele Capuano, della Filcams-Cgil – abbiamo cercato di cambiare sia le condizioni economiche che lavorative dei dipendenti della Falco. Anche la Itt Motion ha migliorato le condizioni dell’appalto con la cooperativa Falco. Al 7 dicembre abbiamo siglato una intesa storica, che dal febbraio scorso avrebbe applicato un contratto multiservizi nazionale, riconosciuto da Cgil, Cisl e Uil. Nell’accordo c’era scritto che il livello di inquadramento sarebbe stato quello effettivamente svolto. E’ arrivata la prima busta paga e abbiamo dato anche all’azienda il tempo di organizzarsi, dando anche la possibilità di partecipare a un progetto di formazione, ma a tutti è stato assegnato il livello di inquadramento base, previsto per le nuove assunzioni e non c’è stato un euro di aumento». Capuano ha ribadito come non sia stato possibile andare in deroga al Ccnl, ma per i sindacalisti è impossibile, non si può fare dumping contrattuale. «Non sarebbe stato leale nei confronti delle condizioni di accesso alle gare e non sarebbero migliorate le condizioni dei dipendenti», ha concluso Capuano, promettendo di non mollare la presa. «Le condizioni sancite dall’accordo del 7 dicembre scorso non sono state rispettate – ha tuonato Stefano Murazzo, della Fisascat-Cisl – è stato normale, corretto e giusto scioperare. La cooperativa ci ha scritto giovedì chiedendo un incontro per il 27 marzo, ma accusando nella lettera i lavoratori di comportamenti anomali all’interno dello stabilimento Itt, posizione che abbiamo immediatamente stigmatizzato. Non permetteremo mai di scaricare la responsabilità sui dipendenti». Nella nota di proclamazione dello sciopero, le parti sociali hanno evidenziato ha disatteso l’accordo sottoscritto in data 7.12.2022, esattamente come avvenuto a gennaio. «Per capire meglio le motivazioni che portano alla mobilitazione è opportuno fare un passo indietro di qualche mese. Il giorno 13 settembre 2022 fu proclamato un giorno di mobilitazione perché alle maestranze veniva applicato un Ccnl disdettato non più applicabile, richiedendo l’applicazione del Ccnl multiservizi. La mobilitazione determinò una serie di incontri con la cooperativa fino alla determinazione di un accordo scritto il 07.12.2022 dove si definiva la variazione contrattuale (da Safi a multiservizi) a partire da febbraio 2023 con applicazione di livelli coerenti rispetto al lavoro svolto dai lavoratori. Ebbene dal mese di febbraio 2023 la cooperativa ha provveduto alla variazione di Ccnl ma ha applicato a tutti il primo livello a fronte del terzo livello, quest’ultimo corretto rispetto alle mansioni svolte. Questo ha determinato una perdita notevole di reddito».