Con una solenne cerimonia svoltasi nel tardo pomeriggio di domenica 7 maggio scorso, la comunità di Ripabottoni, attraverso l’intitolazione della centralissima area pubblica antistante la monumentale chiesa madre, ha reso omaggio al Grande Vescovo di Larino monsignor Giovanni Andrea Tria.
Alla presenza di tanti, giunti per l’occasione anche da altri centri, si è svolta la manifestazione iniziata con l’intervento del Sindaco Orazio Civetta. Quest’ultimo ha illustrato le varie fasi che hanno consentito di dedicare al benemerito Presule lo spazio pubblico più rappresentativo dell’abitato.
Mons. Gabriele Tamilia, Parroco di Ripabottoni, si è soffermato, in particolare, nel ricordo delle vicende strettamente legate alla realizzazione del magnifico sacro edificio ripese, voluto proprio da mons. Tria, che nel 1926 fu riconosciuto, con apposito Decreto apparso sulla Gazzetta Ufficiale, “Monumento Nazionale”.
Gli organizzatori hanno ritenuto di affidare a me il compito di illustrare, sia pure brevemente, l’infaticabile azione dell’illustre Personaggio. Ho ritenuto, ovviamente, di soffermarmi soprattutto sull’operato da lui compiuto in favore di Ripabottoni.
Mons. Giovanni Andrea Tria, Vescovo di Larino dal 1726 al 1741, vantava una personalità riformatrice, vigorosa e decisa, tanto da essere considerato uno dei maggiori personaggi vissuti nel Settecento. Tutte le esperienze religiose, culturali e politiche del Presule sono segnate dal suo essere in anticipo sui tempi; sempre un passo innanzi rispetto a tanti altri, nell’atto di cogliere le linee di sviluppo della situazione, politica o ecclesiale che fosse.
Autore di varie pubblicazioni, tra cui le ormai note “Memorie Storiche Civili ed Ecclesiastiche della Città e Diocesi di Larino, Metropoli degli Antichi Frentani…” date alle stampe a Roma nel 1744, lasciò un segno marcato della sua opera in ogni centro della circoscrizione ecclesiastica larinese. Le non comuni qualità di monsignor Tria, vennero notate, in particolare, anche dai Papi Benedetto XIII (1724-1730), Clemente XII (1730-1740) e Benedetto XIV (1740-1758) dei quali fu uno dei più stretti collaboratori.
I rapporti con mons. Tria della famiglia Francone, proprietaria di Ripabottoni sin dal 1675, furono molto stretti. Lo testimoniano, tra l’altro, i tanti documenti custoditi nell’Archivio Storico Diocesano a Larino oltre allo stesso Vescovo nelle sue “Memorie…”. Su “I principi Francone…” si veda anche la recente pubblicazione di Gabriella Paduano e Gabriele Tamilia.
Tra l’interesse rivolto da mons. Tria per Ripabottoni, oltre alla realizzazione del monumentale tempio dedicato a “Santa Maria Assunta”, è doveroso far cenno anche di almeno altri due argomenti. Il primo riguarda l’Artista ripese Paolo Gamba il cui talento fu posto in risalto proprio da mons. Tria che lo indirizzò (a sue spese) alla scuola del Solimena e gli affidò (anche a mezzo di mons. Tria junior e mons. De Laurentiis, che governarono dopo di lui la sede larinese) una serie di incombenze tra cui quella di disegnare la ricostruzione grafica (planimetria e veduta prospettica) dell’anfiteatro romano di Larino sulla base dei rilievi effettuati dall’Architetto romano Pietro Torelli. L’altro è inerente alla presenza in Ripabottoni dei resti mortali di un “Corpo Santo” autentico a cui fu imposto il nome di “Crescenzo”, estratti, per suo interessamento, dal cimitero romano di Priscilla e concesse al culto dei fedeli ripesi l’8 giugno del 1754.
Mons. Tria, che nella lunga serie dei Vescovi di Larino spicca come una delle figure di presuli più notevoli per dottrina ed operosità pastorale, continuò ad avere, anche dopo aver posto la sua stabile dimora in Roma, una relazione epistolare non indifferente con il clero della diocesi di Larino, che amava definire in ogni occasione “mia diletta sposa”. L’amore per questa Terra si nota anche nel testamento del Presule redatto il 24 novembre 1760, poco meno di due mesi prima della sua scomparsa e quasi venti anni dopo aver lasciato definitivamente Larino, in cui si nota, tra l’altro, testualmente: “…il detto capitale di ducati trecento di sua porzione, vada e ceda a beneficio delli poveri della Città di Larino e sua Diocesi…”.
L’illustre Presule-Storico morì nell’Urbe il 16 gennaio 1741, all’età di 84 anni.
Ai tempi di mons. Tria, Ripabottoni vantava una dozzina di sacerdoti, nonché “Dottori, Medici, Notaj, Giudici a Contratti, Speziali, oltre alle arti più necessarie, e molti di essi […] inclinati […] alla pittura, e alla poesia” ragion per cui “gl’ingegni” erano “fecondi”.
Giuseppe Mammarella

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