I 25 ospiti della Casa dei nonni d’Italia di Ripabottoni dal prossimo primo novembre saranno collocati in altre strutture. La cooperativa Sirio che gestisce la struttura di proprietà della Fondazione Arturo Giovannitti ha deciso di chiudere, spiegando in una lunga lettera i motivi della decisione, causata da una insostenibilità “politica”, vista l’ostilità dell’amministrazione locale. Una esperienza che sta per finire è sempre una ferita aperta per ogni territorio. Realtà come Ripabottoni la soffrirà ancora di più. «Fa sempre male vedere attività/strutture che chiudono. Fa male perché significa posti di lavoro che vengono meno, fa male perché significa servizi che vengono meno, fa male perché significa far fare al territorio un’accelerata verso quello spopolamento a cui i nostri paesi sembrerebbero essere già condannati». Inizia così la lunga lettera aperta da parte della “Casa dei nonni d’Italia Rsa, Pietro Ramaglia di Ripabottoni «Era il 21 maggio 2011, quando l’amministrazione comunale di Ripabottoni guidata da Michele Frenza, unitamente alla Fondazione “Arturo Giovannitti”, alla presenza dell’allora presidente della regione Molise, Michele Iorio inaugurava la “Casa dei Nonni d’Italia RSA – Pietro Ramaglia”. L’idea di recuperare il dismesso e abbandonato albergo del paese per farne una “Casa di Riposo” per i nonni di Ripabottoni, nata all’indomani del terremoto che sconvolse il Molise, era diventata una realtà tangibile. Ripabottoni aveva finalmente una struttura socio-assistenziale realizzata grazie all’importante solidarietà di tanti donatori, al contributo della Regione Molise, dell’Associazione Nazionale Alpini e dell’Associazionismo Sindacale. Un progetto, quello di Michele Frenza, sposato appieno infatti anche da Corrado Perona, allora vicepresidente vicario, divenuto poi presidente nazionale ANA, in Molise per coordinare, con le autorità locali, l’intervento dei volontari e accompagnato dal consigliere Vito Peragine e da Mario Capone, in quegli anni presidente della sezione Alpini del Molise. Negli anni la struttura, grazie all’ottima direzione della dottoressa Patrizia Pano e alla gestione della Cooperativa Sirio, è diventata un’eccellenza, ha ampliato i propri servizi socio assistenziali per rispondere al meglio ai bisogni del territorio, ha creato tanti posti di lavoro. Una bella storia, direte voi e sicuramente lo è. È una storia fatta di tenacia e anche di tanti sacrifici perché la struttura non si trova in una posizione strategica, ovvero nel capoluogo o nella cittadina adriatica, ma a Ripabottoni, piccolo comune molisano, mal collegato dai mezzi pubblici e con una rete viaria non certo ottimale, tutte criticità che hanno moltiplicato gli sforzi della direzione per promuovere, avviare la residenza per anziani e portarla all’eccellenza. 12 anni di assistenza ai più fragili e di impegno, amore, dedizione, di opportunità offerte in termini lavorativi e di servizio civile, di progetti pilota come “Un curioso girotondo” unico in Molise e in tutta l’Italia meridionale che ha unito due mondi così lontani, quali l’infanzia e la vecchiaia. Iniziativa che ha visto bambini in età prescolare e anziani svolgere insieme attività ludico-ricreative, culturali, aerobiche e artistiche, condividere spazi e momenti della giornata…e quante iniziative ancora si sarebbero potute realizzare se solo ci fosse stata una proficua collaborazione con la locale amministrazione comunale. Ma c’è purtroppo il risvolto della medaglia, caratterizzato da anni di ostruzionismo, di battaglie e di ingiustizie. Il fiore all’occhiello del paese è stato sempre visto, purtroppo, come il “nemico da abbattere” da parte della nuova amministrazione comunale del Sindaco Orazio Civetta, che in tutti questi anni non ha mai mosso un dito per la struttura, anzi l’ha ostacolata in mille modi. Anni in cui agli sforzi spesi si è sempre contrapposta una politica non inclusiva che non ha certo favorito un’integrazione reale della struttura con il territorio e la comunità locale. Come non ricordare l’indecoroso e intollerabile abbandono di cinque roulottes fatiscenti, destinate presumibilmente allo sfascio, nelle vicinanze della Casa dei Nonni d’Italia, luogo in cui dimoravano e dimorano persone anziane e bisognose di cure, non di degrado. A questo episodio si aggiungono le innumerevoli volte in cui l’amministrazione non si è preoccupata dell’immediato e tempestivo sgombero neve dalla strada di accesso alla struttura, ogni volta con la preoccupazione che in caso di bisogno un’ambulanza non avrebbe potuto raggiungerla; o gli allagamenti dovuti alla mancata pulizia e manutenzione delle cunette, il piazzale antistante al buio e soprattutto la mancata assegnazione di alcune camere all’interno della stessa struttura, ma di proprietà comunale e realizzate con fondi pubblici, ma mai rese fruibili per ulteriori attività. L’ampliamento della Rsa avrebbe reso possibile anche l’accreditamento di un modulo come struttura socio-sanitaria protetta e assicurato alla cooperativa che la gestisce una maggiore serenità, ma così non è stato! Piuttosto che mettere a bando la gestione di queste camere o affidarle ad una struttura già avviata e funzionante (peraltro con un tornaconto economico anche per le case comunali da reinvestire in servizi per la collettività) si è preferito in tutti questi anni lasciarle andare in malora. Esempio di cattiva politica che invece di aiutare, investire e creare contribuisce a distruggere quel che di buono c’è: dalla locale casa di riposo ora, al Cas prima (ma questa è un’altra brutta storia, per chi volesse approfondire https://www.lemonde.fr/m-actu/article/2018/03/02/en-italie-levillage-qui-voulait-garder-ses-ragazzis-migrants_5264778_4497186.html). Ripabottoni uno dei primi paesi ad avere una residenza per i suoi nonni presto si troverà a non averne una, oltre 20 persone si troveranno senza un lavoro, tanti nonni senza una casa, privati di quella che in tutti questi anni è diventata la loro seconda famiglia. Questa la realtà dei fatti: Ripabottoni perde un’eccellenza nel panorama socio-assistenziale della Regione».