A una settimana esatta dalla scomparsa di don Luigi di Majo è arrivata la notizia che al vino “Contado” della Di Majo Norante sono stati assegnati i tre bicchieri del Gambero rosso. A diffonderla l’immancabile Pasquale Di Lena. «Dei 498 vini italiani premiati con tre biccchieri dalla Guida “Vini d’Italia 2024” del Gambero Rosso, c’è anche uno molisano. Anche questa volta, dopo i tre bicchieri dedicati alla riserva 2017, ad essere sul podio più alto è il “Contado” della Di Majo Norante di Campomarino. Un Aglianico della Dop “Molise” Riserva 2019. La notizia di questo prestigioso riconoscimento è stata data al fondatore dell’azienda, Don Luigi Di Majo, poco prima del suo addio, dal figlio Alessio, attuale titolare. Una bella notizia che ha rallegrato il cuore di chi ha avuto il merito di dare il via all’immagine che oggi vive il vino molisano, soprattutto con la sua “Tintilia, un vino al femminile omonimo del vitigno autoctono del Molise. Il primo a imbottigliarlo è stata appunto l’azienda Di Majo Norante con l’immagine di uno dei mosaici ritrovati a Larino. Ancora una volta il Molise abbinato dal Gambero rosso all’Abruzzo, che registra ben 17 “tre bicchieri”, come a non considerarlo regione, la ventesima riconosciuta. Non sono tanti gli italiani capaci d’indicare con esattezza il Molise nella geografia italiana. Il vino può sicuramente aiutare a riportare sulla mappa una regione bellissima e da scoprire, una cerniera tra Abruzzo, Puglia e Campania. La superficie vitata è piccola ma la regione è da sempre vocata alla viticoltura in un paesaggio di dolci colline che dagli Appennini lambiscono il mare. Siamo fuori dalle grandi rotte turistiche, si viene qui per assaporare una cucina vera e godere di un patrimonio naturalistico e archeologico davvero prezioso. Il cuore produttivo si concentra su altopiani tra il mare Adriatico e Campobasso, anche se nell’ultimo decennio diversi produttori hanno spostato lentamente la produzione anche verso quote più alte per giocare d’anticipo contro l’innalzamento delle temperature. La grande protagonista si chiama tintilia, una varietà autoctona a bacca rossa il cui nome deriva da “tinta”, per via della sua intensa tonalità e ricchezza di antociani. Dona vini dai tipici richiami mediterranei tanto nel profilo minerale quanto nel registro di erbe mediterranee. Più volte in degustazione ci siamo ritrovati davanti a uno sfiziosissimo registro delicatamente pepato che ha che fare con il suo Dna stilistico al di là dell’uso dei legni, non sempre calibratissimi in regione. Anche se siamo lontani dai vini iper-concentrati e tostati di qualche ano fa.- La tintilia è un jolly, noi siamo fortemente convinti che possa regalare grandi soddisfazioni anche in rosa, per vini complessi e gastronomici. Ancora in pochi utilizzano le uve migliori per la tipologia, ma siamo pronti a scommettere che in futuro assaggeremo più vini in rosa, intercettando una tendenza gustativa che si può ben applicare su alcuni territori molisani. Altro ruolo importante spetta all’aglianico, mentre sul fronte bianchi registriamo dei passi indietro rispetto agli ultimi anni, a causa anche di vendemmie non facilissime come la 2021 e soprattutto la 2022. Intanto, qualcosa si sta muovendo sul fronte Consorzio, i produttori hanno capito che fare squadra è l’unica via per far uscire dai propri confini l’immagine regionale. Bisogna scrollarsi di dosso l’etichetta di Cenerentola del vino italiano e lavorare a testa bassa. I risultati arriveranno».