Un doppio esordio nelle funzioni e prerogative istituzionali quello di ieri a San Giuliano di Puglia, dove il prefetto di Campobasso, Michela Lattarulo, e il governatore del Molise, Francesco Roberti, hanno partecipato in queste vesti per la prima volta alla Giornata della memoria. A 21 anni dal sisma devastante che sconvolse il basso Molise, costando la vita a 27 angeli, alla maestra Carmela Ciniglio e ad altri due residenti, la campana ha suonato i 30 rintocchi che ogni 31 ottobre fa tornare la mente a quella mattinata infernale, quando alle 11.32 il mondo si accorse del Molise, della sua esistenza, dei lutti e della disperazione. Non c’era l’aura solenne che magari è stata vissuta nel 2022, per il ventennale, o per il decennale del 2012, ma c’è stata sempre viva la commozione, l’emozione, perché la generazione infranta dalla calamità naturale e dal crollo della scuola Jovine ha segnato per sempre la comunità, anche se il sindaco Giuseppe Ferrante si è mostrato fiducioso nell’esito di quel percorso di ricucitura morale e sociale del territorio, che non si è sostanziata con la stessa velocità di quella materiale. Un appuntamento col passato, guardando al futuro, coi giovani allievi delle scuole del territorio e della gemellata Loseto di Bari, come testimone da tramandare proprio perché da lutti e sofferenze si traggano quelle lezioni di vita utili a non cadere più nel baratro degli errori. Vasta la rappresentanza della comunità, delle associazioni di volontariato come la Misericordia, del mondo scolastico e diocesano, consiglieri regionali, candidati alla Provincia, sindaci, accanto al primo cittadino, col parroco a benedire le corone di fiori quando la campana è tornata muta. Presente anche il senatore Costanzo Della Porta, tra i parlamentari molisani, così come gli assessori Michele Iorio e Gianluca Cefaratti. Difficile riuscire a scorgerli tutti, perché dopo i lunghi minuti di raccoglimento nel cimitero, preceduto dall’omaggio floreale alle tombe degli angeli, il corteo si è mosso con gonfaloni e striscioni, portati da occhi riflessivi che hanno pianto nell’anima, soprattutto per le affrante famiglie che hanno perso i loro piccoli cari per sempre. Un percorso verso il Parco della Memoria, inverso a quanto il destino malevolo ha portato gli angeli dalla scuola in cui si trovavano, come segnale di ripartenza di una comunità che non dimentica e l’abbraccio collettivo, sempre in un rigoroso silenzio, che caratterizza l’intera cerimonia, se non per le benedizioni e preghiere, fino alla deposizione delle corone. Non ci sono parole che possano rappresentare i momenti tragici vissuti 21 anni fa, ma c’è la necessità di tenere desto il ricordo di chi non c’è più, come ha ribadito Ciro Riggio, il papà dei gemellini Luca e Giammaria, che a 9 anni hanno visto il loro sentiero esistenziale interrotto, lui da vicepresidente del comitato vittime si dà forza proprio per non disperdere l’enorme valore che rappresenta quel sacrificio.
EB