Una struttura che aspettava da anni l’accreditamento per diventare il primo centro specializzato per pazienti dello spettro autistico in Molise, inaugurato il 24 novembre 2018 sulla costa molisana, in territorio di Petacciato, divenuto ora materia di indagini contro il riciclaggio di denaro di provenienza illecita. E’ questo il risveglio inatteso di ieri mattina a Villa San Giuseppe, dopo il coinvolgimento del centro sanitario polispecialistico nell’inchiesta della Procura di Napoli, che ha portato a emettere 25 misure cautelari, tra restrittive della libertà personale e reali. La prima grossa “retata” per così dire, da quando è al vertice della magistratura inquirente partenopea il giudice Nicola Gratteri, anche se l’attività in questione è stata condotta da un Pm delegato dal suo Procuratore capo. Nel dispaccio diffuso dalla Guardia di Finanza, l’attività investigativa mira a scoprire cosa si celi dietro un investimento di 3 milioni di euro proprio destinati a Villa San Giuseppe, definita “Casa dell’autismo”, dotata di una struttura all’avanguardia e personale altamente specializzato e che si affaccia su una pineta naturalistica e sul mare Adriatico. Tra gli 82 indagati dell’inchiesta c’è anche il titolare del gruppo immobiliare che prende il suo nome, Michele Marzano. La struttura è molto ampia, con 8.800 metri quadri distribuiti su quattro livelli, in cui sono previsti spazi per ambulatori specialistici ed attività di ricerca per trattamenti integrati, laboratori funzionali e ludico- ricreativi, 18 camere con bagno e spazi esterni attrezzati. Per un inserimento graduale degli utenti nella struttura, sarà offerta, inoltre, la possibilità di ospitare in strutture adiacenti i familiari e i caregiver. La struttura, nell’ottica della valorizzazione dell’autonomia e delle abilità residue, era nata cinque anni fa per limitare l’emarginazione e giungere ad una progressiva riduzione dei livelli di assistenza, è pensata per avere uno scambio osmotico con la comunità. Alla base del percorso c’è sempre il metodo Aba, rivelatosi efficacissimo nel ridurre comportamenti disfunzionali e nel migliorare e aumentare la comunicazione, l’apprendimento e comportamenti socialmente appropriati, giungendo a un concreto reinserimento sociale e lavorativo. Il gruppo Marzano ha realizzato l’ampio intervento edilizio alla Marina di Petacciato, nel cui ambito è stato poi realizzata la clinica specialistica. Ieri mattina Militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza, in collaborazione con il Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata e con i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale, hanno dato esecuzione ad un provvedimento applicativo di misure cautelari personali e reali emesso dal Gip del Tribunale di Napoli, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 25 soggetti gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione per delinquere, ricettazione, detenzione e porto illegale di arma da fuoco in luogo pubblico, nonché di tentata estorsione e tentato omicidio aggravati dal metodo mafioso. Il provvedimento trae origine dalle indagini svolte nei confronti di un gruppo imprenditoriale con base nel capoluogo partenopeo che avrebbe riciclato in numerose società, acquisite o costituite in Italia e all’estero, ingenti somme di denaro provenienti da frodi fiscali mediante indebite compensazioni o da reati di contraffazione. Gli indagati avrebbero fittiziamente intestato dette società a soggetti prestanome, all’uopo reclutati e remunerati, al fine di sottrarsi ad eventuali provvedimenti di sequestro. Si sarebbero avvalsi, inoltre, di professionisti compiacenti per realizzare operazioni di riciclaggio nei settori economici più variegati, come l’abbigliamento “di tendenza”, la vendita di orologi a marchio contraffatto, il commercio di alimentari e di prodotti informatici, la ristorazione e il trasporto merci. Proprio in queste contestazioni avrebbero finanche acquisito il 50% del capitale sociale della clinica per autistici reimpiegando quasi 3 milioni di euro di origine illecita. Detti investimenti erano accompagnati da immagini e commenti pubblicati, quasi quotidianamente, sui principali social network, all’indirizzo soprattutto di un pubblico giovanile, per pubblicizzare l’apertura di nuove linee commerciali ed enfatizzare un tenore di vita del tutto incompatibile con gli esigui redditi dichiarati al fisco. Alcuni soggetti attinti dal provvedimento avrebbero preso parte anche ad ulteriori vicende criminali, come la detenzione e il porto illegale di armi, la tentata estorsione e il tentato omicidio, aggravati dal metodo mafioso, ai danni di un soggetto nei cui confronti vantavano un credito per un affare non andato a buon fine. Su queste basi, tre indagati sono stati sottoposti alla custodia cautelare in carcere, nove agli arresti domiciliari e tredici all’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria ed è stato, altresì, eseguito il sequestro preventivo di disponibilità finanziarie e di beni mobili e immobili per circa 8,4 milioni di euro.

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