Sale in alto, come non mai, la gioia e l’allegria. La cultura del popolo si fa sentire. Al suono dei Fisarmonicisti Colletortesi e del Bufù delle Scuole di Casacalenda è possibile divertirsi in ogni via. Il canto più bello della tradizione apre ogni cuore. Nelle note più profonde di “Ass’li bballà ssi ggiuvenetta” si rivive la vita più bella di ieri. Che esalta valori limpidissimi: l’accoglienza, l’amicizia, il senso della famiglia e della vita di quartiere. Qui sussulta la voce delle proprie radici in un percorso piacevolissimo. Tra la Chiesa del Marchese e la Torre della Regina. Lungo un asse urbano che ristora il cammino. Grazie alle pietanze tipiche offerte ai tanti ospiti provenienti dalla costa, da Termoli, da Roma, da Latina e da svariati luoghi fuori regione. Bagno di folla pertanto intorno ai fuochi. Nell’occasione tanta gente inattesa perché la festa in onore di Sant’Antonio Abate cade in mezzo alla settimana. C’è tanta gente. Anche tra l’altro se soffia il vento sulla festa più amata in paese. Si parte in silenzio con l’accensione del parroco. S’alza il vento. Ma disturba solo momentaneamente la tradizionale ricorrenza. Si sente forte il suo soffio. Serpeggia. S’incanala nei vicoli stretti. Il vento piega la fiamme. Nel frattempo, come d’incanto, il rossore infiamma un ampio scenario d’altri tempi. Si riverbera sul fronte del Palazzo Marchesale. Illumina le due fontane. Gli spazi urbani adiacenti. I caseggiati tutt’intorno. Il rosso naturale sale in alto sulla Chiesa del Carmine. Come una colonna di fuoco illumina il cielo. A braccetto con la torre nel cuore del borgo. Una bella scena che si gusta solo se si raggiunge Colletorto. Chi viene dal Regio Tratturo Celano Foggia e da San Giuliano vede l’abitato incorniciato da tantissime lingue di fuoco. Che bruciano sulla legna disposta ordinatamente a forma conica. Che si riverberano sui tetti più bassi. Da lontano l’incanto del fuoco si vede con chiarezza. La sua luce è chiara. Purifica, come dice un detto arcaico, tra il sacro e il profano. Non è l’inferno. Assolutamente. Il calore è immenso. Il contesto è piacevole. Lo stesso vale per il divertimento. Perché di colpo il cuore si dispone tranquillo proprio quando la tradizione entra nel vivo della partecipazione. Perché improvvisamente il cielo è clemente. Si placa il vento. Ogni quartiere intorno al fuoco cosi si apre al divertimento. In questo caso sono i giovani a darsi tanto da fare per la riuscita della festa. A loro e ai gruppi musicali senz’altro va il riconoscimento. Si balla. Si canta. Si da’ spazio al racconto. Si rivivono i sentieri dell’io tra i sentimenti più genuini. Intorno ad un bicchiere di vino si riaccende l’immaginario collettivo. Si rivive un momento divino che cancella il passato infelice. La voce della storia ricorda l’azione purificatrice del fuoco. Dalle sue ceneri rinasce la vita. In qualche modo, almeno si crede, gli agricoltori possono stare tranquilli. Dopo la semina per rinascere i chicchi devono morire. La luce del Santo eremita dunque è di buon auspicio. Per i bimbi, la natura, gli animali, la terra e in ogni cammino di vita. “A Sand’Andon’ e hallin’ fann’ l’ov’ . Tutto è racchiuso in questo proverbio antico. All’inizio dell’anno ogni ripartenza viene garantita. Non mancano le indicazioni di vita sociale. Nel corso della festa si socializza soprattutto con chi, nell’occasione, rientra. Raggiunge il paese da terre lontane dopo aver attraversato l’oceano. Portando con sé una valigia carica di ricordi e di vita esemplare. Si tratta di una valigia di cartone. Favolosa. Partita da Napoli in cerca di fortuna altrove. Adesso rientra nel suo luogo originario. Daniel Paradiso ce la consegna tra le lacrime. Ha dentro di sé un tesoro prezioso: il mondo dei propri cari. Divide il suo cuore tra Colletorto e Buenos Aires. E’ un monumento di alto valore. Simbolo degli emigrati nel mondo. “E’ qualcosa di fantastico e bellissimo rientrare nel proprio paese di origine e vedere una festa che tocca il cuore. Tutto emozionante. Fantastico. Qui la gente ti accoglie a braccia aperte. Ti apre le porte del paese. Ti racconta le storie e tutto ciò che ognuno porta dentro di sé. I fuochi, i quartieri, le case intorno alla Torre, le persone che incontri sono una bella scena. Entusiasmante. Rivedere poi tanti particolari nella festa dei fuochi di cui i miei genitori me ne hanno sempre parlato fin da bambino, precisa Daniel Paradiso, è veramente toccante. Perché ti porta ad amare ancora di più il paese e luogo della propria famiglia”. Sorride di gioia Daniel Paradiso nel rivedere i luoghi delle persone più care. Nel sentire raccontare di nuovo e nei dettagli il lavoro dei suoi nelle botteghe del paese. La sua emozione sale di gioia tra tanta curiosità quando si parla di storia locale. Daniel Paradiso, tra non pochi sacrifici, ha fatto fortuna a Buenos Aires. Si può considerare il “re del gelato” in Argentina. Ne ha tante di gelaterie. Ama la sua Colletorto, la bellezza e il cibo italiano. Delle sue capacità imprenditoriali se n’è occupata la prestigiosa rivista Forbes. Daniel Paradiso è un tipo solare. Di temperamento ottimista. Estroverso e cordiale. Simpaticissimo. In definitiva una persona speciale. Porta Colletorto nel cuore. E l’orgoglio del proprio paese nel mondo.
Luigi Pizzuto