Un traffico di cocaina che partiva dalla Puglia e si espandeva in altre regioni, come basso Molise e Abruzzo. Sono 27 le persone finite nel mirino della magistratura antimafia barese, di cui 12 arrestate ieri mattina, nel corso di un blitz della Dia che ha visto forze dell’ordine agire anche sul nostro territorio, ma non per misure cautelari, quanto per perquisizioni e attività finalizzate ad arricchire l’impianto investigativo. La Dia ha dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Bari, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, nei confronti di 12 soggetti (11 in carcere e uno agli arresti domiciliari) indagati, a vario titolo, di aver promosso, diretto e partecipato ad un’associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti e di aver, di conseguenza, approvvigionato, detenuto e smerciato cocaina sul mercato di Foggia e provincia, nella provincia Bat, nel Basso Molise e in Abruzzo. Secondo l’impostazione accusatoria, accolta dal Gip e fatta salva ogni necessaria valutazione nelle fasi successive del procedimento con il contributo della difesa, le indagini hanno consentito di documentare e di raccogliere un solido quadro probatorio a carico dell’associazione indagata che, tra luglio 2020 e novembre 2021, ha distribuito sul mercato illecito oltre 20 chili di cocaina purissima equivalenti ad oltre 83.000 dosi (circa 6,6 milioni di euro). Nel corso delle investigazioni, la Dia, sotto la direzione della Dda di Bari e coadiuvata nei singoli interventi dagli Uffici e Reparti di polizia territoriali, ha sequestrato agli indagati oltre 10 kg di stupefacente, equivalente a circa 45.000 dosi, caratterizzato da un elevatissimo grado di purezza (la cui media, a seguito di analisi di laboratorio è risultata compresa fra il 42,59% e l’87,04%) e due ordigni artigianali risultati di micidiale potenziale offensivo. Oltre a ciò, nel corso di un filone di indagine facente parte dello stesso procedimento penale, nel settembre 2022, la Dia ha sequestrato ad uno degli indagati anche 100 grammi di hashish e beni immobili e mobili per un valore complessivo di circa 200.000 euro. Da un calcolo basato sugli elementi probatori acquisiti, attività tecniche e interventi di riscontro, il giro d’affari dell’organizzazione si aggirava attorno ai 3.500.000 di euro. Agli arresti si aggiunge il sequestro del patrimonio illegalmente accumulato dagli indagati costituito da beni mobili, immobili, società e conti correnti, per un valore approssimativo di oltre euro 600.000 ai quali si aggiunge il sequestro del settembre 2022. Ad ulteriori 15 indagati notificato invito a comparire innanzi al Gip del Tribunale di Bari per rendere interrogatorio preventivo, così come previsto dalla nuova normativa introdotta dalla L. 9 agosto 2024, nr. 114. «Per 12 è stata eseguita subito, per 15 non si può eseguire perché c’è bisogno di questa novità, introdotta di recente, che è l’interrogatorio preventivo. Il giudice, prima di decidere se arrestare o meno queste persone, le deve sentire, perché rispondono di un reato meno grave rispetto a quelle arrestate subito. Chi non è stato arrestato, quindi, sa già di essere tra i potenziali arrestabili». Così il coordinatore della Dda di Bari, Francesco Giannella, nel corso della conferenza stampa. Dubbi sulla figura dell’interrogatorio preventivo sono stati sollevati anche dal Procuratore Roberto Rossi che si è chiesto «che succede se qualcuno degli indagati scappa o distrugge le prove?», e dal pm della Dda di Bari Ettore Cardinali, che ha coordinato le indagini secondo cui «per i procedimenti sulla criminalità organizzata bisognava agire diversamente. Oggi 15 persone che sarebbero state in carcere o ai domiciliari sono a conoscenza di tutti gli atti di un procedimento che riguarda la criminalità organizzata». Gli inquirenti hanno poi spiegato come la droga, definita purissima, arrivasse in Italia attraverso pescherecci partiti dall’Albania.

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