«Il culto alla Madonna di Costantinopoli ha influito sul nostro modo di pregare con l’Ave Maria», evidenza il sacerdote don Nicola Mattia, che si chiede e chiede: «Una domanda mi pongo spesso: Veramente Portocannone vuole spostare la corsa dei carri in onore della Madonna di Costantinopoli rinunciando a tutta questa meraviglia (che ho dovuto necessariamente riassumere), a tutta questa storia… “per un pugno di dollari”?»
«Ci sono degli intrecci inaspettati che sembrano legare la grande storia alle piccole (per così dire) storie delle nostre contrade. Ci sono circostanze delle piccole storie (per così dire) delle nostre contrade che collegate alla grande storia fanno accapponare la pelle. E’ il caso del culto alla Madonna di Costantinopoli di Portocannone e il modo in cui preghiamo ogni giorno in tutta la Chiesa Cattolica sparsa nel mondo l’Ave Maria. Scrive il poeta Charles Peguy: “Viene un momento in cui bisogna fare risolutamente ciò che bisogna fare. Allora bisogna prendere il coraggio a due mani. E rivolgersi direttamente a colei che è al di sopra di tutto. Essere arditi. Una volta. Rivolgersi arditamente a colei che è infinitamente bella. Perché è infinitamente buona. A colei che intercede. La sola che possa parlare con l’autorità di una madre”. sfogli qualche altra pagina e continui a leggere quanto il poeta riesce a cantare senza voce: “Ogni Pater è come un vascello d’alto bordo… E dietro questi bei vascelli d’alto bordo le Ave Maria Avanzano come galere innocenti, come verginali biremi… In testa avanza la flotta innumerevole dei Pater… E dietro il vedo la seconda flotta, ed è una flotta innumerevole, perché è la flotta dalle bianche vele, l’innumerevole flotta della Ave Maria. Ed è una flotta di biremi. E il primo ordine di remi è: Ave Maria, gratia plena; E il secondo ordine di remi è: Sancta Maria, Mater Dei”… Come è noto a tutti la prima parte di questa preghiera sgorga direttamente dal Vangelo di san Luca e pone sulle nostre labbra le parole di saluto e profezia dell’angelo a Maria nell’Annunciazione (Lc 1, 26 – 38). La seconda parte della preghiera: Sancta Maria Mater Dei, ha una storia bella e interessante che si intreccia con il culto della Madonna di Costantinopoli, e che ha come data il martedì dopo Pentecoste. Andiamo per ordine. L’antico testo dell’Ave Maria: Ave Maria piena di grazia, il Signore è con te, tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, perché hai partorito il Salvatore delle anime nostre. Amen. Cosa è successo? perché è cambiato il testo di questa preghiera? Scrive l’enciclopedia telematica Treccani:
“Nestorio, patriarca di Costantinopoli dal 428 al 432, morto nel 451 nel suo esilio della Grande Oasi (oggi di Khārga) e le cui dottrine furono condannate dal concilio di Efeso nel 431, diede il nome all’eresia nestoriana o nestorianismo, che ancora oggi divide dalla Chiesa cattolica una parte dei cristiani di Oriente; il maggiore gruppo di tali dissidenti si trova ora nel ‛Irāq.
La dottrina fondamentale condannata della Chiesa nestoriana comunemente si riassume nella confessione di due nature, la divina e la umana, e due persone in Cristo; confessione cioè che è al polo opposto di quella monofisita, la quale sottolinea invece l’unità delle nature in varie definizioni. Inoltre al nestorianismo, come a Nestorio, si attribuisce a volte la negazione della divinità di Cristo”. Mentre tutta la faccenda di Nestorio si dipanava, la vergine Pulcheria Augusta (venerata come santa dalla Chiesa il 10 settembre), figlia dell’imperatore Arcadio e sorella dell’imperatore regnante Teodosio, giocava le sue carte affinché le tesi nestoriane non prevalessero. Tra tante dispute si giunse al Concilio di Efeso (431) dove duecento vescovi con il papa Celestino e alla presenza dell’imperatore Teodosio il giovane dichiararono la Vergine Maria “Madre di Dio” affermando così la divinità di Cristo. Nestorio fu dichiarato eretico ed esiliato in Egitto dove mori nel 451. Per celebrare e tramandare la memoria del Concilio di Efeso, Pulcheria volle realizzare a Costantinopoli due chiese in onore della Madre di Dio: una nella zona di Blacherne che guardasse il mare e custodisse la città dalle incursioni navali e l’altra presso il palazzo imperiale. La chiesa che Pulcheria fece erigere a Palazzo fu intitolata a Maria Hodegitria (colei che indica la via). Gli Odelchi, cioè le guide e i condottieri dell’esercito, sembra che prima di partire per la guerra andavano a invocare in questa chiesa la protezione di Maria.
Le due chiese molto frequentate dalla popolazione di Costantinopoli ma erano carenti di reliquie che per l’epoca erano fondamentali. Eudossia (anche’essa santa e celebrata lo stesso giorno di Pulcheria il 10 settembre), moglie dell’imperatore e cognata di Pulcheria, si recò pellegrina in Terra Santa e al ritorno a Costantinopoli portò con sé alcune reliquie legate alla “Dormitio” della Vergine e una tavola raffigurante la Madre di Dio con in braccio il Bambino Gesù la cui realizzazione, secondo San Giovanni Damasceno (676 – 756), era attribuita con certezza a San Luca: “… La venerabile Tua immagine, dipinta dal santo discepolo Luca. Essa è la Hadigitria…”. Eudossia fece dono di tutto a Pulcheria che sistemò le reliquie nella chiesa di Blacherne e l’icona nella chiesa della Hodigitria.
Alla icona della Hodigitria il popolo di Costantinopoli attribuiva moltissimi e straordinari miracoli operati in particolare il MARTEDI’. Pian piano i cristiani di Costantinopoli iniziarono a chiamare l’icona della Hodigitria “Madonna di Costantinopoli” mentre Pulcheria insegnava al popolo una nuova versione dell’ Ave Maria, quella che conosciamo ancora oggi con l’aggiunta di: “Santa Maria Madre di Dio…” come affermato dal Concilio di Efeso. La fama dei prodigi della icona ormai chiamata Madonna di Costantinopoli si diffondeva anche oltre i confini dell’impero. Le cronache dell’epoca in molte versioni concomitanti testimoniano un particolare avvenimento: attratti dalla fama dell’icona della Madonna di Costantinopoli due persone non vedenti si volevano recare in pellegrinaggio nella chiesa dove la sacra immagine era custodita ma non avendo accompagnatori si smarrirono e seguendo una voce femminile e misteriosa della quale si fidarono perché la sua dolcezza non destava dubbi, giunsero alla meta e lì, dinanzi all’icona i loro occhi si aprirono. La notizia del miracolo si diffuse con una rapidità impensabile. Il giorno del miracolo sembra fosse un martedì. Pulcheria, che intanto era diventata imperatrice, decise che il martedì si dedicasse al culto della Madonna di Costantinopoli con la recita dell’Ave Maria nella nuova versione e l’astensione da carne e derivati. Il martedì dopo Pentecoste divenne il giorno solenne nella quale celebrare la Madonna di Costantinopoli e ringraziarla per il trionfo della fede per opera dello Spirito Santo al Concilio di Efeso. Passano i giorni, gli anni e i secoli e, tra il 717 e il 718 Costantinopoli subì un secondo assedio sia via terra che via mare da parte del califfato omayyade. Il popolo costantinopolitano, estenuato, si rivolse alla sua Madre Celeste alla quale la città era stata consacrata dall’ imperatore Costantino. Su suggerimento di un fedele due monaci basiliani sistemarono l’icona della Madre di Dio su delle tavole e la portarono in processione prima attorno alle mura della città e dopo verso il mare in modo che gli occhi dell’icona vedessero l’imponenza della flotta nemica. La fanteria araba al comando di Maslama b. ‘ Abd al – Malik fu sconfitta sulle mura della città mentre la flotta oltre alla sconfitta subì ulteriori perdite in un grande naufragio che coinvolse i sopravvissuti mentre facevano rotta verso i loro porti. Anche il ricordo di questa vittoria attribuita alla Madonna di Costantinopoli confluì nei festeggiamenti del martedì dopo la Pentecoste. Le flotte delle Ave Maria decantate da Peguy molti secoli prima avevano già distrutto altre flotte. L’iconografia della Madonna Hodigitria o di Costantinopoli ha un’iconografia ricorrente: la Madre regge tra le braccia o su una mano il Bambino mentre con l’altra mano lo indica. Troviamo questa iconografia diffusa in tutto il mondo cristiano e la Vergine prende il nome dalle località nella quale viene venerata in questa postura:
Madonna di Gerusalemme, di Kazan, di Czestochowa e tante altre sono tutte riferibili al prototipo che Eudossia donò a Pulcheria. La “Salus Populi Romani” tanto venerata da papa Francesco, secondo l’archeologa Margherita Guarducci (1902 – 1999), risale al V secolo sarebbe una copia della Madonna di Costantinopoli, la Hodigitria di Pulcheria. Secondo alcuni racconti, quando a S. Bernardette fecero vedere alcune immagini mariane per riprodurre l’effige della Bella Signora che le era apparsa a Lourdes lei affermò che l’immagine che più si avvicinava a quella che si manifestava, era la Salus Populi Romani ma per i canoni estetici dell’epoca non andava bene e così abbiamo la raffigurazione che tutti conosciamo della Madonna di Lourdes. In Molise, per quanto in mia conoscenza, oltre alla Madonna di Costantinopoli che si festeggia a Portocannone, una festa in suo onore si celebra a Pietracatella sempre il martedì dopo Pentecoste; la Madonna di Pietracatella è conosciuta anche come “Madonna della ricotta”. Secondo il vescovo di Larino Giovanni Andrea Tria, nell’antica chiesa di Santa Maria in Pensilis di San Martino in Pensilis c’era un altare dedicato “a Santa Maria di Costantinopoli della famiglia Scotia”. Opere d’arte in Molise, da me conosciute, che raffigurano la Vergine con il Bambino che difende Costantinopoli le ho trovate a Isernia, Campobasso e Guglionesi. Sicuramente ce ne sono delle altre».