Rapporti tesi e burrascosi, quelli che si vociferano in paese, a San Martino in Pensilis, tra padre e figlio, all’origine di una faida familiare che è sfociata in un episodio grave, su cui Procura di Larino e Carabinieri della compagnia di Larino e militari della stazione locale, stanno facendo luce. Un colpo d’arma da fuoco è stato esploso nella serata di lunedì, intorno alle 19, in una strada del territorio sammartinese. Sparo udito da un cittadino, che ha immediatamente segnalato l’accaduto alle forze dell’ordine. Un litigio, l’ennesimo, probabilmente scaturito da volontà contrapposte, sempre vox populi, il figlio che vuole vendere l’abitazione di sua proprietà, ma dove il padre vive. Scenari particolari, dunque. Gli investigatori stanno setacciando ogni elemento, perché al culmine della discussione, il giovane, all’incirca sui 35 anni, quasi il doppio il genitore, se n’è andato, mettendosi al volante del furgone con cui era arrivato, ma è stato raggiunto da un proiettile, capace di forare la carrozzeria dell’autocarro. Ricevuta la segnalazione, i militari dell’Arma si sono precipitati sul posto. Un episodio di tensione familiare che ha fatto partire un’indagine complessa, che ha avuto i connotati di potenziali rischi legati alla sicurezza pubblica. Un evento carico di tensione ha interrotto la quiete serale di un piccolo centro molisano. Giunti sul posto, i militari hanno cercato di ricostruire l’accaduto attraverso testimonianze e perquisizioni, ma quanto trovato sul campo non ha risolto i dubbi, anzi, ha complicato il quadro. Innanzitutto, è stata chiusa la strada. Nessuna arma da fuoco è stata rinvenuta, ad eccezione di una pistola scacciacani, che però non avrebbe la capacità di causare danni significativi alla carrozzeria di un veicolo. Inoltre, non sono stati trovati bossoli o altri elementi che potessero confermare la dinamica descritta. Per fare chiarezza, gli inquirenti hanno deciso di ricorrere alla cosiddetta prova dello stub, un’analisi che permette di rilevare la presenza di particelle residue di polvere da sparo sia sulle mani delle persone coinvolte sia sulle superfici interessate, come il presunto punto d’impatto sul camion. Questa tecnica, che analizza tracce di bario, piombo e antimonio, potrebbe fornire risposte decisive, ma è influenzata dal tempo trascorso e dalle condizioni ambientali. Residui sulle mani, ad esempio, possono svanire rapidamente a causa di lavaggi o sfregamenti, mentre quelli su superfici protette tendono a resistere più a lungo. L’episodio ha suscitato preoccupazione non solo per la sua natura, ma anche per le implicazioni che potrebbe avere. Se confermata la presenza di un colpo d’arma da fuoco. Mentre la comunità resta in attesa degli esiti delle analisi, la Procura della Repubblica di Larino, col procuratore Elvira Antonelli, segue con attenzione il caso, sottolineando l’importanza di verificare ogni dettaglio per comprendere la verità e definire eventuali responsabilità. L’accaduto, oltre a essere un episodio di tensione privata, è diventato un caso che mette in luce quanto sia delicato il confine tra conflitti personali e rischi collettivi.

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