Una domenica speciale, quella vissuta ieri nella sala consiliare di San Martino in Pensilis. Tutta l’esperienza e il carico umanitario dei professionisti del sollievo dell’Hospice Madre Teresa di Calcutta di Larino al centro dell’incontro promosso proprio nell’ambito della giornata nazionale del sollievo, giunto alla 17esima edizione. Un appuntamento, peraltro, densamente affollato e non è semplice riempire quella sala nell’ultima domenica di maggio.
Il moderatore Giancarlo Graziaplena ha introdotto il tema, l’Hospice di Larino è stato insignito del premio Gerbera d’oro e si è con loro congratulo nonché con il pubblico dato che i temi del convegno, quelli della solidarietà e dell’amicizia e del grande tema del sollievo della sofferenza toccano tutti Il sindaco Massimo Caravatta ha dato il benvenuto, dicendo che ha scoperto che ci sono persone che fanno cose buone e genuine mettendosi a disposizione degli altri e questo lo ispira a fare molto di più, anche forse per la sua comunità per cui potrebbe non aver fatto tutto. Parola dopo al governatore Donato Toma, che ha sottolineato come prima di partecipare a delle iniziative vuole informarsi e ciò lo ha portato a sentirsi coinvolto emozionalmente «e ciò non va bene per un soldato che deve fare molto altro per questo tema sebbene altro sia già stato fatto in passato». C’è molta stima profonda da parte di tutti nei confronti di Mariano Flocco, al vertice della struttura intitolata a Madre Teresa di Calcutta. Il suo intervento porta proprio al cuore dell’Hospice. Parla di cure palliative, ma soprattutto viene fuori il quadro di un luogo dove sebbene sia difficile trovare una ragione spirituale di fronte al dolore di una vita che sta per finire – soprattutto per chi è più giovane – c’è uno staff competente che in qualche modo riesce a fare e vi è un’accettazione non passiva di quello che succede. Ha raccontato un episodio con cui dice che si, le medicine servono, ma è l’amore che fa tanto. E bisogna vedere la malattia come un’opportunità per scrollarsi di dosso dell’inutilità della propria vita e stare vicino ai propri cari. Intervenuto anche l’ex assessore regionale e ora consigliere di opposizione a Palazzo D’Aimmo Vittorino Facciolla, focalizzato sulle disposizioni anticipate di trattamento ovvero il testamento biologico. Anche lui ha sottolineato il lato umano di Flocco, e prima di lui Antonio Forciniti, direttore amministrativo dell’Asrem. Facciolla ha parlato della legge, di come essa non sia un’anticipazione dell’eutanasia ma il permettere ad una persona di decidere se essere o meno soggetto a dei trattamenti. È un’integrazione tra il sociale e il sanitario dove l’etica ha quasi più peso dell’ambito scientifico medico. Afferma che nel 2017 il Molise è l’ultima regione per spese sociali e che meglio bisogna fare. Spazio a don Nicola Mattia, che ha mostrato una foto della controfacciata della Cappella degli Scrovegni a Padova dove un piccolo uomo sostiene una grande croce ed è aiutato da due angeli e paragona l’Hospice a questi angeli, proprio perché riescono a sollevare i malati, a farsi carico di loro come diceva Santa Madre Teresa di Calcutta. Si entra nel vivo con delle testimonianze. Annamaria Perino è una sociologa di Trento che ha avuto a che fare con l’Hospice per via della madre, la donna di cui aveva parlato Flocco. Ha iniziato a studiare meglio le cure palliative soprattutto attraverso la narrazione, che sia dal malato agli operatori o agli amici e ai parenti e in via opposta in quanto questo ha un modo di operare in maniera significativamente positiva sull’ammalato.
«Se fosse morta a casa, sarebbe morta molto prima e in peggiori condizioni». Uno spaccato psicologico è offerto dal dottore Andrea D’Alete, «L’equipe al servizio del malato e della famiglia deve far fronte alla loro rabbia e alla loro sfiducia per trovare il giusto modo di tessere una relazione di fiducia. Non c’è quindi un approccio standard per relazionarsi», anche lui ribadisce l’importanza del raccontarsi che nell’ultimo momento della vita fa sì che se ne dia un significato alla propria. Ultimi interventi affidati a Monica Mazzocchetti, infermiera, che esordisce affermando come nell’hospice si torna a vivere e a dare uno spiraglio di luce a chi ha trovato altro dolore e sfiducia nelle cure mediche. Danno dignità a chi soffre e per gli stessi operatori non è facile. Ha raccontato l’episodio di una sua amica ricoverata, di come abbiano riso e scherzato, ma anche come si siano arrabbiati col dolore e con la malattia. È seguito un video progettato da lei e Ida Mazzocchetti in onore di questa donna. Un video intenso, la voce di una malata che parla al proprio dolore e al corpo che l’abbandona.