La comunità petacciatese è sempre stata reattiva nei riguardi dell’esigenza di difesa del territorio. Oltre dieci anni fa creò il movimento la difesa della costa contro l’insediamento dei pali eolici a mare. Oggi, dalla volontà di cinque esponenti della realtà litoranea, alcuni anche ex amministratori, nasce una importante, qualificante iniziativa, oseremmo dire. Parliamo di Domenico Staniscia, Enrico D’Amario, Enzo Capodaglio, Maria Lina Zucaro e Giuseppe Neri. Un Comitato No Frana che vuole vigilare, ma soprattutto sensibilizzare istituzioni ai vari livelli e autorità competenti a non lasciare soli i residenti, gli agricoltori, i commercianti, gli artigiani e i piccoli imprenditori sul cui destino pende sempre la spada di Damocle del fronte franoso più vasto d’Europa. Studi e documenti, progetti e finanziamenti, lo smottamento che rischia di spezzare la dorsale orientale Adriatica in due, come ben sanno Ferrovie dello Stato, Anas (queste ultime ormai riunificate) e Società Autostrade, è sempre attuale, stante il rischio di movimenti che possono travolgere le infrastrutture di collegamento. Mesi fa a Petacciato, in un convegno assai partecipato, si fece il punto sulla progettualità e sulla disponibilità dei 44 milioni di euro che col Governo di centrosinistra vennero messi a bilancio, nell’unità di missione Italia sicura. Ma il tempo passa e l’unica cosa che si muove, è il vincolo, che agguanta porzioni sempre più importanti di territorio, sottratti anche alla sovranità del possidente, su cui poco o nulla può decidere di farci. Insomma, una morsa micidiale, dove Petacciato è tra incudine e martello, danno emergente e lucro cessante. Per queste ragioni, nasce il Comitato No Frana di Petacciato, che vuole smuovere coscienze e procedure, indirizzando le giuste azioni a compimento, per poter guardare al futuro con un destino improntato allo sviluppo e non solo allo spauracchio che un nuovo movimento franoso spazzi via tutto.

 

La mission, informare e contribuire ad approfondire gli studi del fronte più vasto d’Europa

Per affrontare in modo deciso un evento calamitoso di portata e dimensioni come quelle della “grande frana “ di Petacciato è fondamentale l’apporto e la collaborazione dei cittadini, è necessario che ci sia e che si manifesti la volontà collettiva di far fronte all’evento, è indispensabile che ci sia una decisa azione da parte della comunità per la soluzione definitiva del problema.
Dal 1906, anno di prima rilevazione della frana da parte delle Ferrovie dello Stato, al 2015, anno di ultima manifestazione, si sono succedute ben 16 (sedici) rimobilitazioni senza che si sia ancora intervenuti per la messa in sicurezza del territorio e della popolazione.
Ancora oggi manca la definizione e la messa a punto di un Piano di Protezione Civile che delinei gli scenari possibili e definisca i comportamenti della popolazione coinvolta qualora la frana, anziché continuare a manifestarsi in maniera lenta e graduale, esplichi di colpo tutto il potenziale distruttivo di cui è dotato.

COSTITUZIONE DEL COMITATO
Su questi problemi, almeno fino ad oggi, è mancata la necessaria consapevolezza e l’interesse adeguato alla gravità della situazione da parte della “pubblica opinione”, forse dovuto a deficit d’informazione, errata interpretazione o sottovalutazione del fenomeno.
Per contribuire a colmare tali lacune
il 02/06/2018 si sono riuniti a Petacciato i signori Domenico Staniscia, Enrico D’Amario, Enzo Capodaglio, Maria Lina Zucaro e Giuseppe Neri ed hanno deliberato di costituire un comitato di volontariato denominato “No Frana” volto alla intrapresa di tutte le iniziative finalizzate alla risoluzione definitiva della problematica riguardante la frana (ritenuta “calamità naturale” dalla legge 24 febbraio 1992 n. 225) che incombe sull’intero versante costiero del territorio del comune di Petacciato.

STATUTO DEL COMITATO “NO FRANA”
Il comitato si pone i seguenti obiettivi :

1) ricercare informazioni e notizie sulla frana, recuperare studi e progetti prodotti dai vari Enti (pubblici e privati) che nel tempo se ne sono occupati;
2) informare i cittadini sulla consistenza e sulla struttura reale della frana, sulle cause e sulle modalità delle riattivazioni, anche per evitare che errate informazioni ed interpretazioni arbitrarie del fenomeno producano ulteriori inutili abbattimenti di abitazioni nella parte più antica del Centro Storico, con danni incalcolabili per la storia, la memoria e la cultura dei luoghi;
3) informare e rendere consapevole la popolazione residente nell’ambito territoriale in frana, la cittadinanza in generale e quanti, per varie ragioni, siano interessati dal fenomeno:
– dei rischi cui sono soggette le persone, le abitazioni, le attività economiche e produttive, le infrastrutture stradali principali e secondarie;
– del sistema vincolistico, esistente sul territorio in ragione della presenza della frana, che limita le possibilità di sviluppo del comune;
– della minusvalenza di abitazioni, terreni, beni immobili ed attività produttive ricadenti in ambito frana, della difficoltà, causa presenza della frana, di insediamento di nuove attività produttive sull’intero territorio comunale e sulla incidenza negativa su tutte le attività economiche esistenti;
– della necessità di recuperare, per usi produttivi compatibili con la sicurezza di persone e cose, l’intera area compresa tra l’abitato ed il mare;
4) alimentare la crescita, nella cittadinanza, di una maggiore coscienza civica,sollecitare la formazione di una pubblica opinione più matura e consapevole in modo da porre quale obiettivo prioritario per l’intera collettività la “soluzione”definitiva del problema frana sia dal punto di vista della sicurezza che della conservazione del Centro Storico e di altre parti di abitato, sia dal punto di vista dello sviluppo economico dell’intero territorio;
5) sollecitare le autorità regionali e nazionali a porre in essere, nel più breve tempo possibile, tutte le azioni volte al consolidamento idrogeologico del versante in frana ed alla messa in sicurezza del territorio e della popolazione;
6) esercitare la necessaria attività di controllo affinchè ogni intervento programmato sul territorio per la soluzione del problema frana sia realizzato sulla base di studi, di indagini e di proposte scientifiche serie;
7) vigilare affinchè qualunque proposta progettuale di intervento sul territorio tenga conto e si confronti con gli interventi di salvaguardia minimi ed indispensabili già definiti, in forma preliminare ma sufficientemente chiara, dalla Commissione Tecnico Scientifica che si occupò della frana di Petacciato negli anni 1996-2002;
8) costituire un nucleo civico informato e documentato in grado di rapportarsi ed interfacciarsi con qualsivoglia soggetto, pubblico e privato, istituzionale e non, che si troverà, in futuro, ad operare sul territorio del comune per la risoluzione del problema della frana.

L’obiettivo finale del comitato è quello di contribuire a trasformare la frana di Petacciato da fattore di debolezza economica in fattore di forza recuperando all’uso agricolo e turistico l’intera parte di territorio compreso tra l’abitato ed il mare proponendo e partecipando attivamente alla definizione e realizzazione di un ampio progetto di sviluppo, nuovo e diverso,basato sull’analisi delle risorse naturali esistenti ed adeguato al carattere dei luoghi, che superi l’ambito locale per interessare l’intero ambito di costa molisana che si estende da Termoli – nord fino alla foce del fiume Trigno.
Gli organizzatori del comitato si sono dichiarati intenzionati a promuovere ogni iniziativa utile e necessaria volta alla realizzazione degli obiettivi sopra indicati.

ADESIONI
La presente iniziativa rimane aperta a chiunque altro condivida i principi ispiratori del Comitato, che può sottoscrivere il documento per adesione.

Gli organizzatori nominano Presidente del Comitato “No Frana”, Domenico Staniscia al quale vengono conferiti poteri di rappresentanza del comitato nei rapporti con i terzi, di organizzazione e di direzione interna.

Lo smottamento classificato come una “calamità naturale”

Premessa
Nel seguito, per semplicità, converrà sempre riferirsi alla “frana di Petacciato” come ad una massa unica ed omogenea, un unico corpo in movimento.
La realtà e la complessità delle cose emergeranno nel prosieguo della lettura.
Introduzione
La frana di Petacciato è un evento ormai abbastanza noto e studiato dagli esperti che ne hanno ottima conoscenza.
Come spesso accade quanti vivono sul territorio ed in un certo senso la subiscono o ne sono comunque condizionati, ne hanno una conoscenza insufficiente e spesso se ne fanno un’idea sbagliata.
Mi sono occupato della frana negli anni in cui è stata oggetto (per la prima volta nella sua storia ormai centenaria) di analisi e di studi scientifici condotti in loco, sul territorio, in modo completo e sistematico, negli anni che vanno dal 1996 al 2002.
Sono stato assessore del comune di Petacciato dal mese di ottobre 1996 al mese di febbraio del 2003.
Fui nominato in giunta come assessore esterno proprio per il mio ruolo di “tecnico” ed in tale veste mi sono occupato di seguire gli sviluppi successivi alla frana del 14 marzo 1996.
Rappresento quindi, mio malgrado, una sorta di memoria storica di alcune vicende relative alla frana di Petacciato. Vicende, a dire il vero, non solo tecniche.

Relazione

1) Definizione giuridica
La frana di Petacciato è anzitutto un evento che condiziona la sicurezza del territorio e della popolazione.
Ai fini di protezione civile rientra tra le calamità naturali di cui alla lettera c), punto 1, dell’art. 2 della Legge 24.02.1992 n. 225, istitutiva della Protezione Civile, e successive modifiche ed integrazioni.
Secondo tale disposizione la frana di Petacciato viene ricompresa tra le “calamità naturali o connesse con l’attività dell’uomo che, in ragione della loro intensità ed estensione debbono, con immediatezza d’intervento, essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari da impiegare durante limitati e predefiniti periodi di tempo.
2) Come si opera
Da un punto di vista operativo il territorio interessato dalla frana è soggetto alle disposizioni di cui all’art. 5 della suddetta legge 225/92, articolo che disciplina la gestione dell’emergenza.
“Per l’attuazione degli interventi da effettuare durante lo stato di emergenza dichiarato a seguito degli eventi di cui all’articolo 2, comma 1, lettera c), si provvede anche a mezzo di ordinanze in deroga ad ogni disposizione vigente, nei limiti e secondo i criteri indicati nel decreto di dichiarazione dello stato di emergenza e nel rispetto dei principi generali dell’ordinamento giuridico”
3) Dati utili
Il territorio comunale di Petacciato ha estensione territoriale di circa 3400 Ha (34 Kmq).
La Commissione Tecnico Scientifica, nominata con ordinanza n. 2438 del 15.05.1996, che studiò la frana dal 1996 al 2002, nella relazione generale del giugno 2002, scrisse (forse con qualche ottimismo) che l’estensione del territorio in frana fosse da ritenersi non inferiore ai 350 Ha.
Per avere subito un utile termine di paragone ricordiamo che la famosa frana del Montagnolo, in Ancona, del dicembre 1982, aveva una estensione di 250 Ha.
4) Ambito della frana
La frana storica interessa il versante costiero del territorio di Petacciato. A valle, lato mare, la fascia costiera interessata dai movimenti franosi ha uno sviluppo di circa 2.5 Km. Si tratta della zona compresa tra il fosso Cacchione ed il fosso della Torre. Il tratto di essa che nel tempo ha mostrato maggiori segni di instabilità è quella compresa tra le progressive ferroviarie Km 427+671 e Km 429+050.
A monte la frana interessa il coronamento della collina su cui sorge la parte più antica dell’abitato e si estende lungo tutto tutto il costone fino ad arrivare all’incrocio delle strade provinciali 51 (lato inferiore) e 96 (lato superiore) all’inizio della zona PIP verso Termoli.
Quanti siano i corpi di frana, quale sia il loro inviluppo e la loro complessità e dove si trovi il piede attuale della frana sarà illustrato nel dettaglio dalla prof. Cotecchia.
5) La frana ha sempre carattere retrogressivo
Mi preme però sottolineare che la frana (o le frane) si manifestano sempre e comunque con carattere retrogressivo.
In termini estremamente semplici e per quanto ci interessa come cittadini residenti: il franamento del costone su cui sorge l’abitato è diretta conseguenza di ciò che avviene a valle, non ne è la causa. Il peso delle case sul costone non provoca la frana. La pericolosità di dette costruzioni, vecchie o nuove che siano, consiste esclusivamente nel rischio di essere trascinate a valle con tutto ciò che consegue.
A tale rischio sono quindi soggette tutte le parti di abitato, vecchie e nuove, prossime al ciglio di frana come ha ampiamente mostrato l’ultima rimobilitazione del 18.03.2015 a seguito della quale è stato reso inagibile l’edificio del comune.
Affermare com’è stato fatto che la demolizione di una parte del centro storico è servito a ridurre il rischio di frana è cosa non vera.
6) Breve escursus storico sulla frana
La frana fu rilevata la prima volta nel 1906 dalle ferrovie dello Stato. La tratta ferroviaria Ortona –Foggia entrò regolarmente in funzione il 25 aprile 1864. Tra tale data ed il primo rilevamento della frana bisogna collocare la distruzione del grande bosco di Petacciato. Nel decennio che va dal 1890 al 1900 sul territorio di Petacciato furono tagliati più di 1400 Ha di bosco. Gran parte di quel bosco occupava proprio quel versante.
Nel 1916 le ferrovie dello stato rilevarono una seconda rimobilitazione.
Rammentando che il comune di Petacciato nacque solo nel 1923, ritengo importante menzionare questa seconda segnalazione delle FFSS in rapporto con l’ultima frana del marzo 2015.
La frana del marzo 2015 ha interessato parti di territorio (lato est verso Termoli) che fino ad allora erano ritenute, a memoria d’uomo, al di fuori dell’ambito interessato dai movimenti.
Nella frana del 1916 venne segnalato lo spostamento del binario, con freccia massima verso il mare di 60 cm, lungo due tratti diversi : dal Km 428+190 al Km 429+0.50 (per 860 m) e dal Km 429+419 al Km 429+907 (per 488 m).
Spostamenti in questo tratto non saranno più rilevati dalle successive segnalazioni.
Sarebbe utile sapere se l’ultima rimobilitazione derlla frana ha interessato, di nuovo, anche questo tratto..
Dal 1906 al al 2015 si contano sedici rimobilitazioni della frana avvenute tutte nei mesi da gennaio a marzo, con le sole eccezioni del 09.05.1936 e con talune piccole riattivazioni dell’aprile 1979 e del 29.06.1991.
La prima segnalazione della frana da parte del comune autonomo di Petacciato risale al 21.01.1932.
In una relazione il comune segnala la minaccia portata dalla frana alla “vecchia borgata” e da tale relazione si apprende anche dello spostamento del binario dal Km 428+175 al Km 428+700 e del fatto che l’evento ha reso inagibili parecchie case del borgo più antico.
Nel corso del tempo lungo il versante costiero furono costruite le principali infrastrutture di collegamento su gomma della costa Adriatica : la statale Adriatica e l’Autostrada A14 ed inoltre furono incrementati i collegamenti su rotaia con il raddoppio del binario.
Ad ogni rimobilitazione della frana queste infrastrutture risultano danneggiate ed i collegamenti subiscono interruzioni e ritardi.
A monte, in paese, risultano interrotte tutte le strade di collegamento provinciali e comunali.
Gli unici collegamenti possibili possono avvenire solo utilizzando la provinciale 110 nel tratto che va a sud e quindi raggiungere o il fondovalle Sinarca, lato Termoli, o la provinciale per Montenero per tornare sulla costa nel lato San salvo – Vasto percorrendo strade molto simili a mulattiere.
Alle interruzioni stradali si aggiunge sempre il danno al costone su cui sorge il centro storico.
Nelle manifestazioni più cruente si aggiunge il crollo del costone lato Termoli con tagli longitudinali profondi sulla strada di sommità (provinciale 96) e lo sprofondamento, a valle del costone della provinciale 51 parallela alla strada di sommità.
Le manifestazioni più eclatanti, che hanno interessato tutte le infrastrutture e tutti gli ambiti sopra descritti si verificarono, a memoria d’uomo, negli anni 1979, 1991 e 1996.
Nel 1991 furono rilevati, oltre ai soliti effetti, anche la fuoriuscita, in corrispondenza della linea di costa, di una “lingua” di argilla, rappresentante il piede di una delle superfici di rottura, e fu osservata la formazione di alcuni piccoli crateri d’acqua e di melma argillosa.
Infine lo scoglio conglomeratico di fronte al viadotto Marinelle fu avvicinato di una decina di metri alla linea di battigia per effetto del sollevamento del fondale marino dovuto al movimento franoso.

Un Commento

  1. Manlio Jadanza Lanzaro scrive:

    Sono l’ing. Manlio Jadanza Lanzaro, Direttore del Laboratorio Geotecnico MAJA S.r.l. di Macchia d’Isernia regolarmente autorizzato dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti (Unico nella Regione Molise).
    Siamo stati sponsor tecnici dell’ultimo Convegno svoltosi a Petacciato per l’annoso argomento Frana e siamo quì ad offrire la nostra collaborazione per ogni azione che il nato Comitato vorrà adottare per le finalità che si propone. I nostri recapiti telefonici sono :
    3356588164 – 3387403171 – 0865451828

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