Il fuoco della polemica ardeva sotto la cenere. Una delle associazioni animaliste più agguerrite degli ultimi anni, il Comitato europeo in difesa degli animali, presieduto da Roberto Tomasi e affiancato dal portavoce della campagna che mira a stoppare le Carresi, Francesco Fortinguerra, ha sferrato un duro attacco alla tradizione, rivolgendosi a tutto il Consiglio regionale, lamentando leggi e fondi per le corse dei buoi. Ovviamente, una presa di posizione che giunge a soli 4 giorni dalla manifestazione in programma a San Martino in Pensilis il 30 aprile ha scatenato le reazioni di coloro che tengono tantissimo all’evento. Nella lettera aperta alla Regione Molise, «Promozione delle carresi in Italia e nel mondo? Siamo d’accordo, intendiamo anche noi contribuire a far conoscere le Carresi in Italia e nel mondo; abbiamo per questo scritto a Presidente, Consiglieri ed Assessori della regione Molise per spiegare come stiamo impostando la campagna promozionale in particolare via Internet con adeguata documentazione filmata a supporto www.corsabuoi.org/filmati.html, oltre che con la pagina Facebook stopcorsabuoi. Grazie a un articolo di Vincenzo Mammarella pubblicato su “La Fonte” del maggio 2007 scopriamo che della carrese di San Martino in Pensilis se ne è parlato persino nella grande inchiesta agraria Iacini del 1877-1885 “Vi sono delle feste, ove si impiegano i bovi per la corsa: a San Martino vi è questa barbara usanza ed ogni anno si fanno correre questi pacifici animali attaccati ad un carro per un tratto di sei o sette chilometri con immenso danno di medesimi e con grande perdita di tempo, poiché circa un mese avanti la festa che ricorre al due di maggio si cominciano ad addestrare alla corsa questi poveri animali. A Larino […] al 26 di maggio si fa pure una festa chiassosa con i buoi, ma questi s’impiegano solo al tiro dei carri addobbati con gran pompa […]” Così scriveva il funzionario fiscale Vittorio Romanelli, autore di una importante monografia sul basso Molise nell’ambito di detta inchiesta. E nel 2000, com’è quest’usanza? Nel 2004 una sentenza di Cassazione descrisse molto bene quello che accadeva: utilizzo di violenti sistemi di stimolazione e dissimulazione degli stessi nel carro, per non parlare delle parole del Procuratore generale del 2015, a seguito di una denuncia Enpa: I bovini sono stati anche costretti a “fatiche ad essi non connaturali ed insopportabili, consistite nella corsa su strada asfaltata trainando carri con a bordo persone, durante la quale sono stati sottoposti, al solo scopo di aumentarne la velocità, a violenti e ripetuti colpi inferti con l’uso di bastoni o verghe con punta acuminata, tanto da generare in loro un forte stress, sofferenze, lesioni e sanguinamenti”.
A chi obietta che adesso c’è un regolamento di tutela, presentiamo la descrizione di quanto apparso sul sito dei Giovanotti di Ururi, nel 2016 a regolamento in vigore. Abbiamo perso. Ammettiamolo senza se e senza ma! Abbiamo perso una competizione che pensavamo di vincere. I motivi più evidenti vengono dalla prestazione di Diamante, che da vero Campione ci ha portati in paese col dolore lancinante che ha sopportato dopo poche centinaia di metri dalla partenza, fino alla fine. Abbiamo saputo perdere come un carro dignitoso. Il nostro equipaggio ha resistito fino al traguardo adattando la tattica di corsa alle circostanze che si sono verificate. Abbiamo saputo perdere come chi sa vincere. Lo sforzo disumano di Diamante è lo specchio del sacrificio compiuto dai ragazzi e dagli uomini che in pochi hanno lavorato tutto l’anno. Nessuno di chi doveva controllare ha mosso un dito per fermare una simile crudeltà su Diamante! Per non dire dei filmati girati negli ultimi due anni. E per sostenere queste manifestazioni sono stati stanziati 378.000 euro più i costi per resistere all’impugnativa del governo, quando la regione deve affrontare un disavanzo milionario nella sanità e – come nel caso di Ururi – non si riesce neanche a garantire una rete idrica funzionale. Tradizione etnoculturale da valorizzare o barbara usanza per cui si sprecano soldi pubblici? Lo deciderà l’opinione pubblica nazionale e internazionale». Cosa hanno risposto? «Come si può notare, con l’avvicinarsi dell’evento, si moltiplicano i lavori al fianco (come fanno i pugili sapendo di essere inferiori tecnicamente) da parte di quella frangia di persone che non hanno nulla da fare durante tutto l’anno ma risorgono alla fina di aprile ogni anno. Bassezze fatte passare per “diritto di cronaca”, polemiche sterili di personaggi che altro non fanno che intorpidire solo le acque. A tutti costoro il nostro benvenuto nel “fosso” il giorno 30 aprile 2019 per un rinfresco organizzato dalla comunità delle Carresi». Questo uno dei post pubblicati, nel caso di specie da Roberto Di Bernardo, tra i tanti in reazione all’intervento degli animalisti, c’è anche chi li ha visti protestare e mangiare le bistecche fiorentine.