«Si avvicina anche per Montenero il momento elettorale e si vedono chiaramente i segni dell’affannarsi di gruppi e gruppetti nel mettere insieme persone. Vorrei a tal proposito, rivendicando il ruolo svolto e il lavoro fatto in questi anni, invitare alla riflessione su quello che manca, a mio avviso, nel quadro appena descritto e in generale nel dibattito politico montenerese». Così esordisce in una nota il consigliere di minoranza Nicola Palombo in merito agli scenari che si delineano per le prossime consultazioni amministrative di Montenero di Bisaccia. «È chiaro a tutti, o quasi, come l’esperienza dell’attuale maggioranza sia giunta al finecorsa, sia per ragioni strettamente formali – l’incandidabilità per legge del sindaco attorno a cui questa esperienza si è sviluppata – sia soprattutto per ragioni politiche legate alla debolezza rispetto al quadro regionale dell’attuale maggioranza e all’inconsistenza amministrativa rispetto ai problemi reali del paese. Detto ciò, per non ripetere gli errori del passato, dove i cambi di idee e casacca alla vigilia di ogni elezione sono stati più evoluzioni da acrobati della politica che l’innesco di un reale processo di cambiamento, bisognerebbe provare a costruire con le “forze belle” di Montenero un impianto che porti con sé una radicale capacità di pensare e agire con paradigmi del tutto nuovi. Finora, purtroppo, manca a Montenero questa capacità rigenerativa. La comunità è amministrata sempre con le stesse logiche e con le stesse dinamiche dominanti: per la serie, cambiano (e anche poco) gli attori, ma per i cittadini non cambia mai nulla. Ancora oggi, alla vigilia della prossima tornata elettorale, non è cambiato nulla e i gattopardismi, sebbene ammantati da una vena di partecipazione attiva, sono sempre dietro l’angolo. Le dinamiche che portano con sé polarizzeranno lo scontro tra i sostenitori e i detrattori di ciò che è stato fatto negli ultimi 5-10 anni dall’attuale amministrazione. Questo meccanismo non solo produrrà l’ennesimo imbarbarimento del dibattito e una lacerazione sempre più profonda del tessuto sociale, ma servirà come sempre da arma di distrazione di massa per non affrontare i temi reali di Montenero. Bisogna liberarsi al più presto di questo modo di fare: è necessario iniziare a lavorare “per qualcosa” e non “contro qualcuno”; è indispensabile rimettere al centro l’interesse generale della collettività contro i profitti particolari (mimetizzati ma diffusi); è indispensabile offrire un cambiamento radicale di persone che possano essere portatrici di idee e modi di fare nuovi e innovativi. Chi ha già fatto ha il diritto di dare una mano e offrire l’esperienza guadagnata sul campo, ma ha anche il dovere di fare un passo di lato e lasciar provare gli altri. Questo è il momento propizio poiché a tutti i livelli è in atto un processo di scomposizione e ricomposizione del quadro. Il mio auspicio in tal senso è che anche a Montenero si sappia cogliere il segno dei tempi, che tutti i liberi cittadini, gruppi, associazioni, movimenti che sognano un’amministrazione attenta, vicina, trasparente, appassionata, colta, efficiente, sappiano trovare unitariamente la strada per opporsi ai molteplici tentativi di restaurazione. Credo che in questo quadro debbano esserci anche delle forze politiche: penso su tutte ad una parte importante del Movimento 5 Stelle, che ha dimostrato in questi anni di condividere la stessa voglia di cambiamento e di resistenza alla conservazione. Con quegli attivisti si condividono molti principi e si sono condivise importanti battaglie: dalla legge sui beni comuni, ai referendum su trivelle e riforma costituzionale, solo per citarne alcune. Con loro e con chiunque condivida questa impostazione si percorra la via del cambiamento sostanziale. Perseguendo questi valori, Montenero potrebbe vivere una nuova primavera, si potrebbero impiantare buone pratiche e un programma di governo serio e innovativo, mettendo insieme le persone finalmente attorno ai contenuti».

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