Un sospiro di sollievo tra tutti coloro che rimasero allibiti dall’accusa di collusione mafiosa. L’ex gieffino originario di San Martino in Pensilis, Daniele Santoianni, è tornato in libertà. La notizia è stata battuta ieri dalle agenzie, dopo il clamoroso arresto e la restrizione ai domiciliari, avvenuto diversi giorni fa. Il Tribunale del Riesame di Palermo ha disposto l’immediata liberazione di Daniele Santoianni, l’ex concorrente del ‘Grande Fratello’ messo ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta sul clan mafioso dell’Acquasanta che ha portato il 12 maggio scorso a 91 misure di custodia cautelare. Santoianni era accusato di intestazione fittizia dei beni con l’aggravante mafiosa perché, secondo la tesi della Procura non accolta dal Riesame, avrebbe fatto da prestanome di una società per la vendita di caffè legata al clan. I giudici hanno accolto il ricorso presentato dal suo legale Gian Piero Biancolella. «Da un giorno all’altro mi sono sentito dare del mafioso: hanno distrutto me e soprattutto la mia famiglia. Ora il mio cuore ha ricominciato a battere». Così l’ex gieffino diventato imprenditore ha raccontato all’Agi il suo stato d’animo dopo che è stata cancellata l’accusa di essere legato ad ambienti criminali. «Sono stato massacrato sulla base di informazioni infondate.
L’accusa era infamante e assurda: sarei stato un riciclatore di soldi della mafia. E basata esclusivamente sulle intercettazioni telefoniche risalenti all’anno scorso la cui valenza è stata smentita dal mio difensore con documenti ineccepibili che dimostravano la mia innocenza e correttezza». Santoianni, origini molisane, aveva partecipato alla decima edizione del reality iniziata nel settembre del 2009 e finita nel marzo dell’anno successivo, una delle più lunghe della storia. Santoianni ha respinto anche il gossip becero che lo definiva sciupafemmine senza un lavoro fisso. «Ho una compagna da dieci anni e una figlia di sette mesi, dalla mia ultima dichiarazione dei redditi risulta che ho fatturato 330mila euro, non con la società del caffè di cui parlano le indagini, l’unica in cui ho investito e perso dei soldi, ma con una ditta di noleggio di auto di lusso e una società che si occupa di energia ed efficientamento energetico che ha un portafoglio di clienti da 30 milioni di euro.
Non ho ancora avuto il coraggio di leggere tutti gli articoli usciti su di me, non sono pronto a rivivere tutto. Senza la mia famiglia e il mio legale Gian Piero Biancolella non sarei qui a parlare. Non tutti quelli che subiscono un’accusa così infamante hanno la possibilità di farsi difendere dal migliore avocato che c’è». «Le intercettazioni – ha precisato il suo legale – sono un valido strumento di contrasto alla criminalità, ma devono essere valutate con la massima attenzione e non possono costituire il solo strumento per la formulazione di gravi contestazioni se non sono suffragate da elementi oggettivi. Il caso di Santoianni ne è la prova concreta. Il ricorso è stato formulato e accolto solo sulla base delle carte della società. Sarebbe bastato leggerle».

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