Scioglimento dell’attuale Consiglio di amministrazione della Casa di ricovero e nomina di un nuovo organo di governo composto da soli cittadini di Bojano: sono queste, in sintesi, le richieste espresse al vescovo Giancarlo Bregantini dall’ex vicesindaco del capoluogo matesino, già membro del Cda della struttura di località Terre Longhe, Antonio Romano, in occasione della presentazione del Liber sinodalis che si è svolta a Palazzo Colagrosso giovedì sera e che chiude il sinodo diocesano 2016-2021, aprendo di fatto alla programmazione 2021-2027.
Nessuna protesta per quanto sta accadendo all’interno della struttura di ricovero per anziani, ma è l’ex vicesindaco di Bojano a farsi portavoce dei malumori presentando all’arcivescovo Bregantini un’istanza che nella sola giornata di giovedì – dice Romano – ha visto l’apposizione di oltre 500 firme di cittadini bojanesi.
I firmatari, «membri della Comunità cristiana dei credenti in Bojano, venuti a conoscenza del grave e perdurante stato di crisi in cui versa, da anni, la Casa di ricovero dei Sacri Cuori di Gesù e Maria di Bojano, fondata dal compianto nostro concittadino vescovo Antonio Nuzzi, chiedono che la nomina dei membri del nuovo Consiglio sia preceduta, a norma di Statuto, dall’acquisizione del preventivo parere da parte dei parroci di Bojano, che del nuovo Consiglio faccia parte una persona appartenente alla famiglia Nuzzi, in omaggio alla memoria del fondatore, nonché sulla circostanza che sin dal lontano 1951, allorquando don Antonio cominciò a spendersi con tutte le sue forze in difesa ed in aiuto verso i più deboli e bisognosi, verso gli ultimi ed i reietti, i suoi familiari più stretti, a cominciare dalla mamma, di santa memoria, sino all’ultimo giorno della loro vita sono stati benefattori di questa Casa – si legge nel documento consegnato da Romano a monsignor Bregantini -. E questo hanno continuato a fare i nipoti di monsignor Nuzzi anche dopo la sua morte, con discrezione e nel più assoluto riserbo, in applicazione dell’insegnamento ricevuto da don Antonio per cui “Ante omnia caritas”».
Pretesto dell’istanza che ha raccolto in poco tempo centinaia di firme, a testimonianza del fatto che il destino della struttura fondata da don Nuzzi sia estremamente caro ai bojanesi, i fatti delle ultime settimane, e cioè la notifica di preavviso di licenziamento e di cessione del ramo d’azienda inoltrata dalla Fondazione a tutti i dipendenti della Casa, procedura per fortuna poi revocata dal vescovo stesso e dal Cda: uno scossone che ha provocato non poco sconcerto e apprensione per 18 famiglie così come in tutta la città di Bojano. A muovere gli animi, anche quell’annuncio di cessione «in maniera del tutto illegittima, ad una società di capitale, in contrasto stridente ed insanabile con lo spirito originario che informa l’operato della Casa stessa – si legge nel documento redatto da Romano -. Tenuto conto che l’attuale consiglio di amministrazione, la cui nomina è di sua esclusiva competenza, è composto, in massima parte, da persone di Campobasso completamente estranee alla storia e ricchezza spirituale di questa Opera che è patrimonio di tutta la città di Bojano, e atteso che è in pieno svolgimento il cammino sinodale diocesano del quale è parte attiva la Chiesa locale bojanese, i firmatari fanno quindi appello affinché Sua eccellenza sciolga immediatamente l’attuale consiglio di amministrazione in considerazione dell’operato da questo sinora svolto. Fanno voti perché sia nominato un nuovo organo di governo della Casa di Ricovero composto da soli, meritevoli cittadini di Bojano che hanno fatto propria la causa, lo spirito e le finalità per cui tale Opera fu fondata».

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