Silenzio e verità: è così che è intitolata la lettera che i nipoti del compianto monsignor Nuzzi, fondatore della Casa di riposo di Bojano, hanno indirizzato alla nostra redazione affinché fosse pubblicata, come esplicita richiesta di fare chiarezza una volta per tutte sulla vicenda che si è verificata all’interno della struttura, con la notifica di licenziamento inoltrata ai 18 dipendenti della Casa dal presidente della Fondazione Ss. Cuori di Gesù e Maria, don Franco d’Onofrio, e la procedura di cessione del ramo d’azienda avviata e poi revocata dal Consiglio di amministrazione e dal vescovo Giancarlo Bregantini. In quell’occasione, il vescovo della diocesi Campobasso-Bojano, dichiarò di non essere a conoscenza della procedura avviata dal presidente della Fondazione e, a stretto giro, seguì la revoca di tutto, anche a seguito dell’intervento deciso della Uiltucs Molise e del segretario generale Pasquale Guarracino, della segretaria regionale della Uil Tecla Boccardo ma anche di alcuni esponenti politici locali e non. Su quest’assurda storia che ancora oggi tiene sulle spine 18 famiglie per il loro futuro, e l’intera comunità di Bojano, sono i nipoti di monsignor Nuzzi quindi ad intervenire, rompendo il silenzio per il fine più alto: chiedere verità. «Abbiamo sperimentato la validità di un frammento di saggezza allorquando un santo parroco sovente usava dire: “Spesso ho dovuto pentirmi per aver parlato, mai per aver taciuto” – scrivono nella lettera -. Ma quando il silenzio alimenta dubbi e genera preoccupazioni se non addirittura sospetti, è d’obbligo il parlare, specie per un Pastore che ha il dovere di illuminare e di segnare un cammino. Altrimenti questo silenzio si risolve in assenza di parole e volontà di comunicare. In merito alla incresciosa vicenda della Casa di Ricovero di Bojano è giunto il momento di parlare, ma di parlare con parole di verità, perché questa sempre induce alla reciproca comprensione la quale, a sua volta, è presupposto per un sereno e costruttivo confronto. E perché, in tempi di menzogna universale, dire la verità è atto rivoluzionario (George Orwell). E dunque, il diritto, di tutti quelli che hanno a cuore le sorti della Casa di ricovero, di conoscere la verità e le decisioni che il Vescovo intende assumere, non è frutto di preconcetta contrapposizione o mancanza di riguardi verso il proprio Pastore, bensì rappresenta la condizione affinché tutti possano concorrere, in unità di intenti, alla risoluzione di una tale delicata problematica. È arrivato, quindi, il tempo a che si chiariscano le cause del perché si è arrivati ad una siffatta crisi; si rendano note le motivazioni in base alle quali si sono prodotti degli atti scellerati e di poi revocati; e si chieda conto di tutto l’operato del CdA della Casa messo in atto negli ultimi anni. Se vi sono stati errori ed omissioni, che vi si ponga rimedio; se vi è stata incapacità, la si riconosca; ma, soprattutto, si manifestino le reali intenzioni in merito al futuro di questo patrimonio spirituale e materiale della Chiesa molisana e dei cittadini tutti di Bojano. Il Signor Vescovo e qualche politico, se direttamente interessato alla vicenda, lo facciano rompendo il silenzio e dicendo parole di verità» concludono.