Segregata, per oltre 22 anni. Minuti, giorni, mesi, anni trascorsi fra quattro mura. Fredde, anguste e luride. Il tempo, lento e inesorabile, scandito solo dalla violenza, dalle percosse, dai soprusi subiti dai due aguzzini, dalla solitudine. Sotto la maschera da parenti, i volti del fratello e cognata: sarebbe loro i due presunti mostri.
Una storia drammatica, difficile da digerire e raccontare, al pari di quella di Blanche Monnier o del caso Fritzl, che si ripete ogni giorno in qualsiasi parte del mondo e che stavolta purtroppo arriva dal Molise interno, in una zona tra Castropignano e Casalcipriano scuotendo l’intera comunità molisana e non solo.
Vittima dell’orrore durato più di 8mila giorni, una donna di 67 anni. Denunciati a piede libero i suoi presunti aguzzini, il fratello e la cognata appunto, che per 264 mesi l’hanno vessata, umiliata, segregata sono stati denunciati a piede libero.
Il tutto inizia nel lontano 1995 quando la donna, allora 40enne, rimane vedova. Per non vivere il dolore in solitudine, accoglie l’invito del fratello che le offre ospitalità mettendole a disposizione quella che era la stanza degli anziani genitori. I primi anni di convivenza trascorrono in tranquillità ma poco dopo la donna inizia a diventare un peso per il fratello e viene costretta a spostarsi in una stanza ricavata di fianco alla legnaia, priva di qualsivoglia forma di riscaldamento, come lo è tuttora.
Una rimessa, accessibile mediante una scala a chiocciola esterna. Che viene dotata di un rudimentale sistema di chiusura dall’esterno: uno spago resistente, legato ad un chiodo ancorato sul muro. E così alla donna viene impedito di poter uscire quando la coppia non è in casa. Chiusa nella stanza fredda, sporca, senza alcun comfort, la donna trascorre minuti, ore, giorni, mesi, anni in solitudine e in condizioni terribili.
Per anni non ha potuto usufruire di cure mediche, solo sporadicamente è stata accompagnata da una parrucchiera dove era guardata a vista dalla cognata. La donna non è mai più uscita da sola, neanche per andare sulla tomba del defunto marito e non le è stato mai concesso di fare due chiacchiere con nessuno.
Silenzio, solitudine, paura. L’orrore che di colpo finisce quando i di Bojano ricevono una segnalazione. Troppo grave quel racconto, immediatamente i militari si recano sul posto così da effettuare un accesso in quella abitazione e verificare la veridicità di un racconto dell’orrore, mostruoso. Quello che si è parato davanti ai loro occhi ha richiesto il supporto di personale specializzato.
Da fonti bene informate si apprende che la donna, che non è mai persa d’animo nonostante tutto, avrebbe avvicinato un conoscente al quale avrebbe fatto capire la situazione terribile nella quale viveva da 22 anni. E questa persona non si è girata dall’altra parte, le ha creduto e e si è recata dai Carabinieri di Bojano ai quali ha raccontato tutto.
Qualche giorno fa, la 67enne è stata prelevata dalla rimessa nella quale ha vissuto per anni – in una zona compresa fra Castropignano e Casalciprano – ed è stata accompagnata nella stazione dei Carabinieri di Bojano dove è stata ascoltata dal maresciallo alla presenza di un consulente nominato dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Campobasso che segue le indagini sulle ipotesi di reato e le condotte delittuose cui dovranno rispondere i coniugi.
Rassicurata del fatto che non avrebbe più fatto ritorno in quell’abitazione e messa a suo agio, la donna ha denunciato vent’anni e più di privazioni e vessazioni psicologiche e fisiche. Perché il fratello e la cognata l’avrebbero anche picchiata, presa a schiaffi.
Umiliazioni continue, compresa l’impossibilità di poter curare la propria igiene personale: fratello e cognate le avrebbero permesso un solo bagno al mese, nella vasca arrugginita e sporca usata per il bucato. Non avrebbe nemmeno avuto accesso ai servizi igienici, nella stanza ricavata accanto alla legnaia dove ‘sopravviveva’, non era presente alcun sistema di riscaldamento.
La resilienza dell’anziana donna è stata messa a dura prova nei lunghi 22 anni di dolore e privazioni ma ha vinto la capacità di sopportare l’orrore, la perdita della libertà personale a quella di parola e di autonomia.
È stata più forte della violenza, della mostruosità incarnata dai familiari che avrebbero dovuto prendersi cura di lei. Ha vinto il desiderio di vivere, la speranza di uscire dall’orrore. La donna avrebbe provato in ogni occasione utile a chiedere aiuto, con tentativi rimasti per troppo tempo inascoltati. Fino all’sos lanciato nei giorni scorsi, che ha portato i Carabinieri di Bojano in quella casupola dove la donna ha provato con tutte le sue forze a resistere, per sfuggire alla morte e alla rassegnazione.
Sopravvissuta all’orrore, la 67enne ora si trova in una struttura protetta ed è sottoposta alle cure del caso. È molto lucida e non ha esitato nemmeno per un attimo, raccontando tutta la vicenda in maniera molto precisa, nonostante il terribile vissuto personale.
Il comandante della Compagnia Carabinieri di Bojano, nell’evidenziare le professionalità dei militari operanti, sottolinea nuovamente l’importanza di denunciare sempre e tempestivamente le violenze, ma soprattutto in questo caso, come in tanti altri dormienti, di non voltare la testa dall’altra parte, di ascoltare le richieste di aiuto, anche se velate, di vicini di casa, conoscenti o semplici coinquilini e segnalarle ai carabinieri.
Solo vincendo il muro dell’omertà si potrà costruire una società migliore che garantisca a tutti gli stessi diritti e ponga fine alle sopraffazioni. Perché storie terribili come questa non debbano accadere ancora.

Sdegno e rabbia, la notizia su tg e quotidiani nazionali

Ha scosso la stampa e l’opinione pubblica a livello nazionale il clamoroso caso di cronaca reso noto ieri dai Carabinieri di Bojano. Dal Corriere della Sera a Fanpage, dal Quotidiano nazionale a Repubblica, dalla Rai ai programmi di approfondimento pomeridiano come La Vita in diretta.
La notizia choc è rimbalzata su tutte le principali testate giornalistiche nazionali e sulle agenzie di stampa diventando l’apertura della home page dei quotidiani nazionali perché ciò che è accaduto nelle campagne tra Casalciprano e Castropignano – dove i Carabinieri di Bojano hanno liberato una donna di 67 anni segregata da fratello e cognata per oltre 22 anni in una stanza minuscola, senza riscaldamento, costretta a lavarsi nella vasca del bucato, e sotto lo schiaffo dei suoi aguzzini – è un racconto dell’orrore.
Una storia raccapricciante, che ha suscitato moltissimi commenti anche sui social. Commenti che non lasciano spazio a dubbi: solo disgusto e ribrezzo nei confronti dei presunti aguzzini della donna, per una storia che ha lasciato immediatamente il segno al pari di tante tristi vicende analoghe che hanno scavato un solco nella memoria. Ma anche commenti di solidarietà e vicinanza per la donna, vittima per tanto, troppo tempo di soprusi e violenze, vittima dell’omertà spezzata nei giorni scorsi quando è riuscita a chiedere aiuto ad un conoscente che ha immediatamente raccontato tutto ai Carabinieri di Bojano, che hanno letteralmente salvato la donna dall’orrore.
È ancora più nera la notte quando l’incubo ha il volto di chi ci vive accanto, giorno dopo giorno, il volto di un familiare. Lunghissime e tremendamente buie le notti insonni della povera signora di 67 anni, a cui in queste ore stanno giungendo messaggi di vicinanza da ogni angolo del Paese. Ora è libera, è salva. E non dovrà più sottostare alla barbarie, alla cattiverie di chi le ha sottratto oltre 20 anni di vita.

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