Mentre la sostituzione del cavo d’acciaio della Colle del Caprio è attesa proprio per le prossime settimane, sul destino della stazione sciistica molisana potrebbe abbattersi un altro tsunami. Collegato, ovviamente, al caro energia che nelle strutture ricettive di montagna – a meno che non siano autosufficienti – e per le società che gestiscono gli impianti rischia di creare non pochi problemi di sopravvivenza.
La pandemia con il lockdown, la chiusura degli impianti per due stagioni consecutive, la neve che ha risparmiato – purtroppo – la montagna molisana e poi burocrazia che ha rallentato la tempistica delle manutenzioni che sono indispensabili per poter garantire la sicurezza dei turisti. Un periodo davvero complicato quello dal quale escono gli imprenditori turistici e che rischia di protrarsi per le difficoltà legate al caro energia, alle bollette che peseranno su un’economia che negli ultimi tre anni ha conosciuto solo difficoltà.
L’allarme lo ha lanciato Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, ed è stato rilanciato dal Corriere della Sera a margine della notizia della chiusura – per ‘caro bollette’ di uno storico albergo del Salento.
Non sarà l’unico caso, spiega. «La situazione per il nostro settore è drammatica e non possiamo permetterci di aspettare il 2024. Serve un intervento subito per il governo che si andrà ad insediare, ma anche per quello ancora in carica: trovare una soluzione per il costo dell’energia deve essere una assoluta priorità. Ci deve essere un intervento come per il Covid».
Gli operatori del turismo invernale, ovviamente, si stanno preparando per la nuova stagione, ma la preoccupazione riguardante il costo dell’energia cresce, in primis per le società che gestiscono gli impianti di risalita. «Se ci fermiamo noi, rimangono fermi tutti — afferma sul Corsera la presidente dell’Associazione nazionale esercenti funiviari, Valeria Ghezzi —. Chiudere gli impianti funiviari significa ammazzare la montagna: è già successo una volta e non credo che nessuno voglia ripeterlo. Negli anni passati, in media, il costo dell’energia incideva tra l’8 e il 15% — aggiunge —. Oggi superiamo il 30%. L’auspicio è un intervento del governo».
Le preoccupazioni sono già molto più che pensieri nelle regioni dove il turismo invernale è il principale motore economico. La Valle d’Aosta, ad esempio. Ogni attività sta prendendo le precauzioni che ritiene necessarie per contenere l’impennata dei prezzi di luce e gas e superare l’alta stagione di turismo per la montagna. E si ragiona di aperture solo nel fine settimana, oppure quando c’è certezza in merito al numero degli ospiti in arrivo, di revisione degli orari di accensione delle insegne. I costi ingenti sono solo la punta dell’iceberg perché, come rimarcano gli addetti ai lavori, le persone alle prese con le medesime preoccupazioni economiche, rivedranno i loro programmi per le vacanze.
In Trentino Alto Adige – rileva ancora il Corsera – alcuni albergatori hanno pensato di sopperire al problema chiudendo le saune o abbassando di alcuni gradi le piscine, le strutture più distanti dai complessi sciistici stanno addirittura valutando se aprire oppure no questo inverno. Dolomiti Superski, il maggiore comprensorio sciistico in Italia che comprende gran parte delle piste da sci delle Dolomiti, «è intenzionata a prendere un impegno nei confronti dei propri clienti — dichiara Marco Pappalardo, direttore marketing della società, al Corsera — e a fornire il servizio con gli standard di qualità ai quali abbiamo abituato i nostri clienti».
Il problema è l’incertezza, perché non c’è un prezzo definito. Con l’energia elettrica si riesce a intuire, più o meno, quanto costerà mentre per il gas non vi sono dati utili a definire la strategia commerciale. E quindi le aziende non sanno ‘che pesci prendere’.
E a Campitello Matese, dopo anni di totale stop legato alla pandemia, alle condizioni climatiche, alle chiusure degli impianti, il caro energia inciderà negativamente sulla prossima e imminente stagione?

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