Diocesi di Ancona-Osimo e chiesa molisana con il fiato sospeso per il vescovo monsignor Angelo Spina, ricoverato dalla giornata di sabato in una clinica del capoluogo regionale marchigiano, per una encefalite virale.
Il prelato originario del Comune di Colle d’Anchise, in provincia di Campobasso, ove è nato il 13 novembre 1954, dal 14 luglio 2017, nominato da Papa Francesco, è arcivescovo metropolita di Ancona-Osimo, ove ha fatto il suo ingresso nell’Arcidiocesi il 1° ottobre 2017.
A dare l’annuncio del ricovero, a seguito di febbre altissima e mal di testa forte, è stato il diretto interessato, con una comunicazione vocale ai sacerdoti e agli amici. Con voce quasi tremante e con non poca preoccupazione, ma per tanti versi anche rassicurante, il nostro stimato e benvoluto corregionale, nella stessa giornata di sabato, ha reso noto: « …un caro saluto, solo adesso posso mandarvi un messaggio, sono ricoverato all’ospedale Torrette e il motivo è che in questi giorni ho avuto più di qualche problema. Sono stato sottoposto ad accertamenti e mi hanno fatto tante analisi e dopo la tac, la radiografia, la risonanza, hanno scoperto la causa: un virus. Significa che dovrò stare un po’ di giorni in ospedale».
L’encefalite è una infiammazione del cervello, spesso scatenata proprio da un virus, come in questo caso, che provoca sintomi simili a quella dell’influenza, ma che in certi casi, speriamo proprio di no in quello di don Angelo, può avere anche conseguenze serie. Certo il tempestivo ricovero, la veloce diagnosi e il rapido trattamento ospedaliero, dovrebbero essere tutti elementi utili a scongiurare ogni più pessimistica previsione. La notizia delle condizioni di salute del vescovo, ordinato sacerdote nel suo paese natìo il 5 gennaio 1980 da monsignor Pietro Santoro, si è diffusa in un baleno e, ovunque nella nostra realtà regionale, si sono elevate preghiere per il suo immediato ritorno all’attività pastorale, in perfette condizioni di salute.
Dopo le apprensioni per le condizioni di monsignor Bregantini, capo della diocesi di Campobasso-Bojano, non del tutto evaporate, destinatario di un duplice intervento operatorio e le immancabili preghiere per la sua guarigione completa, ecco questa nuova tegola che fa ripiombare la chiesa molisana nel dolore per le prove a cui viene sopposto don Angelo, così come familiarmente conosciuto e chiamato dai suoi molteplici familiari, amici e conoscenti.
Don Angelo, figura brillante e straordinario religioso, è un molisano purosangue e come tutti i molisani è dotato di una eccezionale forza spirituale interiore, in lui maggiormente sviluppata per via della strada che ha abbracciato con entusiasmo e dedizione a Dio e al prossimo. Ha dedicato molto di sé alla scuola ed alla formazione dei giovani, dai quali è particolarmente rispettato e ammirato, grazie anche e soprattutto ai quasi 30 anni di insegnamento nei licei. Un sacerdote meraviglioso che ha percorso sentieri stupendi che l’hanno portato ad ottenere il 9 di giugno del 2007, l’ordinazione episcopale conferitagli da monsignor Armando Dini a Campobasso per volere di Papa Benedetto XVI.
Nominato vescovo di Sulmona-Valva, è rimasto in Abruzzo una decina di anni prima che l’attuale Pontefice lo destinasse ad Ancona-Osimo.
L’augurio più affettuoso e sincero è di rivederlo presto nella sua Diocesi e tra i suoi fedeli, totalmente in piena efficienza fisica, ai quali ha inviato anche uno speciale ringraziamento per le preghiere e l’affetto di cui è stato destinatario. Preghiere e affetto ovviamente e sentitamente ricambiati.
«Offro questa sofferenza – ha detto – per tutta la chiesa, per il sinodo in corso e per l’amata chiesa di Ancona-Osimo, dove sono stato chiamato come pastore. I momenti difficili ci aiutano a stare vicini al Signore e alle persone che amiamo. Quando si ha la diocesi nel cuore anche questi momenti sono momenti di grazia. Vi benedico tutti».
Grande, davvero grande, il nostro amato don Angelo, anche nel male, nell’angoscia. È proprio nella difficoltà che si misura la dimensione spirituale di un uomo. Il Molise è con te, torna presto. Michele D’Alessandro