Il 10 settembre di settant’anni fa la comunità bojanese visse la triste e dolorosa esperienza dei bombardamenti aerei. Lutti e rovine si abbatterono come una furia sulla città che, nella sua lunga storia millenaria, aveva già conosciuto simili atrocità a causa di guerre e terremoti. Quella volta però, a differenza del passato, la morte arrivò dal cielo.
Erano le 10.30 quando si sentì in lontananza il rombo di una squadriglia di aerei, all’improvviso comparvero in cielo una quindici di bombardieri del XII Bomber Command, per la popolazione, soprattutto per i più piccini, sembrava uno spettacolo vedere tanti aerei che procedevano raggruppati mantenendo la stessa distanza e ordine, divertimento che ben presto si trasformò in terrore. All’improvviso quell’ordine di volo raggruppato si ruppe, ognuno dei bombardieri prese una direzione diversa, si allargarono e si distanziarono tra loro, con accelerazioni di motore che facevano presagire che qualcosa di spaventoso stava per accadere. Ai sinistri fischi di grappoli di strani oggetti che lasciavano nella loro scia quegli aerei che sembravano impazziti, suoni mai sentiti prima dai bojanesi, seguirono una interminabile serie di spaventose deflagrazioni che facevano tremare e rompere i vetri delle finestre, lasciando sul terreno enormi crateri. Era il primo giorno di una lunga serie di bombardamenti sulla città che cominciò a contare le prime vittime tra la popolazione inerme. Morì anche un’intera famiglia napoletana che si era rifugiata a Bojano dopo i massicci bombardamenti che aveva subito la sua città.
I raid aerei degli Alleati avevano come obiettivo la distruzione di ponti, strade e ferrovia per tagliare la ritirata tedesca verso Isernia. La popolazione terrorizzata dalle vittime e dall’immane distruzione, abbandonò in massa la città cercando rifugio in montagna, tra la borgata Civita e località Sant’Egidio. L’abbandono improvviso delle abitazioni favorì il fenomeno dello sciacallaggio. Lo sfollamento fu consigliato anche dalle stesse autorità Alleate a mezzo di volantini buttati dagli aerei di ricognizione. I bombardamenti si susseguirono anche nei giorni successivi, dal 12 e 19 settembre.
I soldati tedeschi dal canto loro fecero razzia di animali e beni di prima necessità. Per una ventina di giorni non ci furono bombardamenti, ma solo cannoneggiamenti in particolare dalle postazioni tedesche. I bombardamenti ricominciarono il 12 ottobre, seguì una breve pausa di qualche giorno, dopodiché le incursioni aeree ripresero in maniera massiccia e sistematica ogni giorno e a qualsiasi ora della giornata, dal 15 fino al 24 ottobre. Furono giorni terrificanti, vennero sganciate bombe di vario calibro, ci furono mitragliamenti e cannoneggiamenti che raggiunsero anche l’abitato di Civita dove ci furono i primi morti. I numerosissimi sfollati che erano ospitati nella borgata visto che il luogo non era più sicuro si spostarono verso la montagna e i Comuni di Campochiaro, Guardiaregia, Sepino e Roccamandolfi.
Complessivamente le vittime civili a causa dei bombardamenti e dei cannoneggiamenti tra settembre e novembre 1943 furono ben 33, circa 360 le case andate distrutte e gravemente danneggiate, 520 furono quelle che riportarono danni lievi. Ben 830 furono i cittadini che rimasero senza abitazioni. Molte le infrastrutture pubbliche, come strade, ponti, marciapiedi, fogne e acquedotti andati distrutti. Non fu risparmiata neanche l’antica cattedrale che fu rasa al suolo tra il 17 e il 18 ottobre, rimase in piedi solo il campanile con vistose lesioni. Anche la chiesa di Santa Maria del Parco riportò notevoli danni. Don Angelo Colacci, parroco della Cattedrale, a seguito della distruzione della sua chiesa, morì, a soli 42 anni, un mese dopo, per l’enorme dispiacere. Aveva lavorato alacremente per renderla un gioiello di eleganza e di decoro. I bellissimi affreschi sulle volte del maestro Romeo Musa, di cui restano solo testimonianze su cartoline d’epoca, andarono tutti distrutti.
Il 20 ottobre fu fatto saltare dai tedeschi il ponte sul torrente Rio, lungo la strada di Monteverde. Il soldato che aveva acceso le micce rimase ucciso nello scoppio. Bojano fu liberata il 24 ottobre con l’arrivo in città delle truppe canadesi. Le forze armate Alleate restarono a Bojano fino al luglio 1944, molti furono i bojanesi che lavorarono nelle officine da campo da loro allestite, guadagnando discretamente. Nei mesi successivi ci furono altri morti, per lo più bambini, a causa dello scoppio di ordigni rinvenuti con i quali imprudentemente si erano messi a giocare.
“Centro strategicamente importante, situato sulla ‘linea Viktor’, fu sottoposto a devastanti bombardamenti che provocarono vittime civili e danni ingentissimi alle abitazioni, alle infrastrutture ed al patrimonio industriale. I cittadini costretti a rifugiarsi nei paesi vicini, seppero resistere con fierissimo contegno agli stenti ed alle dure sofferenze, per intraprendere, poi, la difficile opera di ricostruzione morale e materiale”.
È questa la motivazione, riportata sulla pergamena, con la quale il Presidente della Repubblica, con decreto, ha conferito la medaglia di bronzo al valore civile al Comune di Bojano per le sofferenze e i danni subiti tra il settembre e l’ottobre 1943, riconoscimento consegnato al sindaco Silvestri dall’ex Prefetto di Campobasso Pagano, l’8 gennaio 2010, nel corso di un incontro presso il Palazzo della Prefettura. La consegna avvenne per conto del Ministero dell’Interno cui la giunta comunale con delibera numero 79 del 21 giugno 2006, aveva inoltrato la richiesta al fine di ottenere il riconoscimento che era partito da un’iniziativa di Nicola Felice, campobassano, appassionato di ricerche storiche, il quale aveva raccolto un cospicuo fascicolo sugli eventi bellici riguardanti la città di Bojano, dall’occupazione tedesca, ai bombardamenti a partire dal 10 settembre fino alla fine di ottobre 1943 quando il centro bifernino fu liberato dalle truppe anglo-americane.
Va evidenziato che Nicola Felice ha svolto in maniera disinteressata quella ricerca per la città di Bojano, come del resto ha fatto per altri Comuni che hanno ottenuto simili onorificenze e dai quali ha avuto ringraziamenti pubblici. L’amministrazione comunale di Bojano, invece, non gli ha formulato alcun ringraziamento, la cosa più grave è che quei morti e quelle distruzioni per l’ente sono caduti nell’oblio a differenza della città di Isernia ed altri centri, che ricordano l’anniversario con puntualità e con solenni cerimonie. Enzo Colozza