Dopo Campobasso e Castelpetroso, ieri l’apertura dell’anno giubilare all’Antica Cattedrale di Bojano. L’arcivescovo Biagio Colaianni ha officiato la santa messa a partire dalle 18. Le guerre, la precarietà del lavoro e dei servizi essenziali come la sanità, l’instabilità della vita sono stati i temi al centro della sua omelia.
«La prima lettura del profeta Isaia esplicita in cosa si concretizza la salvezza offertaci dal Signore che desideriamo e della quale abbiamo bisogno. Il contesto del brano dice: “La tenebra ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli; ma su di te risplende il Signore”, anche oggi – ha detto Colaianni – ci sono le tenebre, basti pensare alle guerre in atto che seminano morte, sofferenza, distruzione di famiglie e città, a quanto sia difficile vivere in un contesto di pace fatto di relazioni buone, di attenzione a coloro che sono in difficoltà, di comportamenti rispettosi di tutti e della dignità di ognuno. I popoli non vedono futuro sereno, molto nella nostra vita è nebuloso, si pensi alla instabilità e precarietà del lavoro per tanti, la nostra regione lo sta sperimentando. Si pensi all’impegno, che c’è, ma difficile, per una sanità rispondente in modo efficace al bisogno di tutti della cura e tutela per la propria salute. Si pensi alla difficoltà di mettere a frutto le tante risorse del nostro territorio e soprattutto il valore e la capacità dei giovani senza l’abbandono delle proprie famiglie e amicizie. Il Giubileo apre alla speranza che la luce dataci nel Natale, con la venuta di Gesù, possa rivestirci e risplendere nelle nostre vite, illuminare il nostro futuro. La luce di Dio, come il sole, è per tutti i popoli e per ognuno, è pellegrina tra gli uomini. I Re Magi guidati da questa luce sono il segno del superamento di ogni divisione, figura della Chiesa tutta.
Il Giubileo – ancora le parole del vescovo metropolita del Molise – è farsi pellegrini per incontrare il Signore, è possibilità di rispondere alla nostra vocazione di amicizia con Dio per ricevere la salvezza. Se lo desideriamo e vogliamo, nulla può impedirci di metterci in cammino, né la nostra povertà, fragilità, peccato, che si confrontano con la determinazione di Dio a usarci misericordia. Né un mondo che oggi vuole fare a meno di Dio e allontanarlo dalla propria vita personale e sociale. La luce di Dio non può essere oscurata se apriamo e dilatiamo il nostro cuore per accogliere l’altro, anche se, come i Magi, diverso da me, per cultura, stile e contesto di vita, modo di pensare e vivere sociale. Se mi lascio illuminare dall’amore di Dio, il Giubileo è speranza di rinnovamento, è occasione per ridare vigore e stabilità all’amicizia con Dio e alla fraternità con le donne e gli uomini che incontro.
In Isaia è sottolineato l’aspetto comunitario, del popolo, noi siamo pellegrini Giubilari assieme, come famiglia, comunità parrocchiale, associazione e movimenti di ogni categoria e ordine sociale.
La luce del Signore che illumina il nostro cammino di pellegrini, ci permette di vedere l’abbondanza e la ricchezza dei doni che riverserà su di noi che non mancheranno per chiunque si alza, lo cerca, e lo incontrerà in una chiesa giubilare certi che ‘La speranza non delude’.
Il Giubileo è diventare pellegrini, mettersi in cammino, ‘alzarsi con gli occhi’ per incontrare il Signore, lasciarsi guidare dalla sua luce, ricevere il dono della sua Grazia e amore misericordioso e convertirsi, tornare alla propria vita per viverla nella fraternità e nella pace. Anche i Re Magi sono stati pellegrini cercando Dio, si sono posti in cammino lasciando le proprie varie sicurezze e mettendo a rischio quello che avevano, si sono lasciati guidare dalla Stella, hanno incontrato, adorato e accolto Gesù e trasformati sono ritornati alla loro vita. Erode, invece, è esempio di chi non cerca Dio, non vuole essere pellegrino, inamovibile nel suo potere delle proprie certezze, chiuso nell’arroganza della sua falsa grandezza, cieco con il buio nel cuore, basta a se stesso, rifiuta di accogliere e adorare Gesù il Messia, ha paura dell’amore di Dio e sceglie il male uccidendo innocenti.
I Magi, pellegrini di un tempo, da lontano, di fronte alla difficoltà e all’inganno cambiano strada, ma non la méta e avendo incontrato il Bambino Gesù, cambiano ancora strada ritornando rinnovati alla loro vita, hanno trovato chi cercavano, il divino che cammina con l’uomo per condurlo alla salvezza. Noi, oggi, pellegrini giubilari, superiamo ogni difficoltà nel desiderio di accogliere il Bambino che ci è stato donato e riconoscerlo come compagno che nella quotidianità e cammino di vita ci conduce per mano alla salvezza».