«Ancora oggi, purtroppo, è necessario fare chiarezza in merito a quanto viene raccontato dei nemici del Parco ai cittadini negli incontri pubblici che i Comuni hanno convocato». Sono le parole dei presidenti di Legambiente Campania e Molise, Mariateresa Imparato e Andrea De Marco e il responsabile dell’ufficio aree protette di Legambiente Antonio Nicoletti a corredo della campagna “Basta fake news” sul Parco nazionale del Matese con cui l’associazione ambientalista risponde ai dubbi dei cittadini sull’istituzione dell’Ente.
«Gli incontri che dovevano essere occasione di approfondimento in merito alle misure provvisorie di salvaguardia per chiarire cosa è possibile fare nel Parco si sono trasformati nella cassa di risonanza di chi ancora pensa di bloccare l’istituzione dell’area protetta per continuare a sfruttare nel proprio interesse e senza regole il territorio in teoria già protetto dai Siti natura 2000 e dal Parco regionale del Matese ma che, nella pratica, è senza nessuna tutela concreta.
Quello che serve ora – continuano i rappresentanti di Legambiente – è un confronto concreto tra i sindaci e Ispra per condividere le misure provvisorie di conservazione e non generare paure tra le imprese e i cittadini, in balia di informazioni false diffuse dai nemici del Parco. Si possono condividere le regole per il Matese come avviene in tutti gli altri Parchi nazionali nel pieno rispetto della legge quadro 394/91, rigettando le proposte illegittime avanzate da alcune amministrazioni ma impegnandosi ad accogliere le proposte migliorative che possono invece aiutare a comprendere le regole. Tutto questo si può fare bene e in fretta anche per evitare che si proceda alla nomina del Commissario ad acta, scelta che alimenterebbe l’idea che il Parco nazionale del Matese è stato calato dall’alto nonostante da quasi otto anni sia stata approvata la norma per istituirlo».
Ai quesiti posti dalla popolazione, Legambiente ha quindi fornito delucidazioni precise. Ad esempio, qualcuno si chiede se nel Parco sarà possibile raccogliere legna dei boschi.
«Sì – spiegano dall’associazione -. Se si escludono le attività vietate (es. la caccia o l’apertura di cave) e quelle che possono compromettere il territorio (es. prelevare materiale geologico), le attività consentite (es. agricoltura, allevamento, fruizione e manutenzione del territorio, etc..) sono libere e non necessitano di nessuna ulteriore autorizzazione. Nel caso dei tagli boschivi il Parco concederà il nulla osta se gli interventi rispettano le norme forestali regionali e le valutazioni di incidenza nel caso interessino aree della rete Natura 2000. Non è perciò necessaria nessuna autorizzazione preventiva del Parco o richiedere la Valutazione di incidenza ambientale (VInCA) per coltivare l’orto, praticare l’allevamento e il pascolo. L’Ente parco, invece, dovrà autorizzare gli interventi di rilevante trasformazione del territorio (es. Piani urbanistici, manutenzione ordinaria degli impianti a fune, impianti eolici) ed esprimere il parere vincolante per gli interventi e le opere da realizzare nei siti della Rete Natura 2000».
Discorso analogo per la raccolta di funghi, tartufi e altri prodotti del sottobosco – proseguono – che continuerà ad essere consentita: «Per la raccolta di questi prodotti valgono le leggi nazionali e regionali e, per regolamentare meglio la raccolta e valorizzare queste attività, il Parco nazionale potrà sostenere gli operatori professionali locali, autorizzando l’uso del marchio di qualità per la commercializzazione dei prodotti, e sostenendo la formazione degli operatori e di chi fa la raccolta per hobby» – spiegano.
Si potranno effettuare anche il campeggio e le attività turistiche. Consentito anche il pascolo e l’attività zootecnica, quindi il transito di mezzi di servizio e accessori alle attività agro-silvo-pastorali o di altre attività esistenti che – come nel caso dei tartufi – potranno essere sostenute da marchi di qualità.
Niente da temere anche dal punto di vista edilizio – assicura Legambiente -, visto che sarà possibile costruire o ristrutturare case, dal momento in cui «non ci saranno ulteriori limitazioni nelle aree destinate a queste attività e già individuate nei Piani urbanistici vigenti» che mantengono efficacia fino all’approvazione del Piano del Parco.
Per Legambiente non è trascurabile neanche la questione della fauna selvatica, visto che il Parco – affermano – «favorisce l’adozione di misure efficaci per contenere le predazioni e garantisce il risarcimento dei danni provocati dalla fauna agli allevatori e agricoltori. Saranno perciò consentiti prelievi faunistici ed abbattimenti selettivi necessari per ricomporre squilibri ecologici e il pagamento dei danni accertati dall’Ente Parco». Interventi, in questo caso, che tengono conto degli obiettivi di conservazione e delle Linee guida redatte da Ispra, rivolti esclusivamente alla fauna problematica come i cinghiali.
«Nei Parchi nazionali italiani vivono quasi 3 milioni di persone in 498 comuni per la gran parte piccoli o piccolissimi, e nessun comune ha mai formalizzato la richiesta di uscire da un Parco nazionale – continuano -. Le Misure di salvaguardia predisposte per il Parco nazionale del Matese assicurano una politica equa di valorizzazione socioeconomica e ambientale dei territori comunali, con particolare riguardo a quelli che si trovano nelle aree interne. Perciò il Parco nasce anche per combattere lo spopolamento che interessa tutto il nostro Paese».
Sul tema, Legambiente cita proprio il caso di Bojano che dal 2020 al 2021 ha perso 773 abitanti passando da 8308 a 7535, mentre Pescasseroli – situato in un Parco nazionale – ha ridotto la popolazione “solo” di 160 abitanti, passando da 2116 a 2056.
Infine, il punto sullo sviluppo economico: «I 24 Parchi nazionali istituiti in Italia tutelano circa 1,5 milioni di ettari, pari al 5,1% del territorio nazionale che per la gran parte (il 72,5%) interessa aree di montagna e dunque aree disagiate. In queste aree sono presenti 706.058 imprese, che per il 13,1% sono imprese giovani (under 35) e per il 26,8 % imprese femminili, e si contano 9,7 imprese ogni 100 abitanti, in linea con il parametro nazionale e punte di 16 imprese per 100 abitanti nelle Cinque Terre. La principale attività economica esercitata nei Parchi nazionali è l’agricoltura, e la superficie agricola utilizzata (SAU) ammonta a 752.400 ettari (il 50,9% del totale) con 55mila occupati diretti e una diffusione di imprese agricole del 21,4% (a livello nazionale è il 13%). I Parchi nazionali, perciò, oltre a conservare la natura praticano e incentivano lo sviluppo sostenibile con successo tant’è che, ad esempio, nel Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise dove si è perseguita una politica a favore delle comunità locali i risultati sono evidenti: a Opi, Villalago e Pescasseroli si superano le 100 presenze/giorno ogni mille residenti al pari di località turistiche abruzzesi rinomate come Roccaraso per lo sci o Tortoreto e Alba Adriatica per il mare».

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