Domenica scorsa la comunità di Castellone ha voluto far sentire la sua affettuosa vicinanza a suor Lidia e a don Michele, i due anziani fratelli religiosi, che otto giorni fa sono stati vittime, nel cuore della notte, nella loro abitazione, della violenza inaudita e vigliacca da parte di due giovanissimi delinquenti che gli hanno sottratto soldi e alcuni oggetti.
Nella chiesa parrocchiale della Madonna della Libera, al termine della funzione religiosa delle ore 10, tutta la comunità si è stretta intorno alla suora, assente don Michele, manifestandone infinita solidarietà per la brutta avventura di cui otto giorni prima era stata protagonista insieme al fratello.
Sono stati momenti particolarmente commoventi, durante i quali la piccola ed esile suora non ha potuto trattenere le lacrime per la calorosa attenzione ricevuta.
Una bambina, a nome di tutti i suoi coetanei che frequentano il Catechismo, che suor Lidia amorevolmente insegna, ha letto una letterina che dopo le ha consegnato.
«Cara suor Lidia – ha esordito la piccola -, che tristezza sapere di quanto ti è accaduto! Sentire che la nostra suora del catechismo, insieme a don Michele, ha dovuto subire tanta paura. Ma noi, suor Lidia, con la nostra presenza e il nostro sorriso vogliamo darti coraggio. Desideriamo dirti, che noi bambini, insieme alle nostre famiglie ti abbracciamo forte e ti vogliamo bene. Sentici vicino e nei momenti in cui ripensi alle cose brutte, immagina che siamo lì, accanto a te, come degli angioletti, a farti compagnia. Noi bambini, tu lo sai, abbiamo paura della violenza e pensiamo che l’uomo non debba usare le mani per picchiare, ma per aiutare, costruire ed accarezzare. Anche se qualcuno ha usato le mani contro di te – ha aggiunto -, tu invece usale ancora per noi bambini, per accarezzarci e tenere il volto per baciarci. Ti vogliamo tanto bene suor Lidia!».
Subito dopo è stata la volta di Nicola Malatesta, che a nome di tutti i parrocchiani ha espresso una calorosa e affettuosa vicinanza alle due povere vittime, leggendo un’altra lettera.
«È stato brutto, tutti lo immaginiamo appena – ha detto -; ma tu suor Lidia, la suora scalza, in camicia da notte, correndo a taglia campi, nel buio illuminato solo da timide stelle e sorretta dal tuo angelo custode, hai chiesto aiuto per tuo fratello. Sei fuggita da quelle persone che sono vittime del loro stesso male. In questi giorni però sul tuo volto serio noi non leggiamo desiderio di rivalsa, ma voglia di ricominciare. Ti vogliamo vedere di nuovo sorridente, gioiosa come ogni cristiano autentico; preghiamo per te e per don Michele, ma soprattutto preghiamo per quei due ragazzi che ingannati dal mondo e pensando che la vita venga dai soldi, vi hanno fatto del male. Poveri loro».
Malatesta quindi ha concluso: “Suor Lidia, don Michele, noi tutti vogliamo solo dirvi vi vogliamo bene».
La comunità castellonese ha poi voluto regalare a suor Lidia una bellissima rosa rossa e i due oggetti che i delinquenti le hanno portato via. Infatti al di là del furto dei soldi, la religiosa era rimasta male perché le avevano rubato due oggetti cui teneva particolarmente, il piccolo orologio e la catenina che veniva dalla Terra Santa, un regalo di suo fratello in occasione di un viaggio a Gerusalemme.
«Abbiamo pensato di restituirle due cose che le erano state sottratte, per cui era rimasta male, anche se non sono le stesse, però sono simili, proprio per farla sentire meno sola – ha spiegato don Adriano -. La comunità di Castellone da subito mi ha sollecitato ad avere un’attenzione per questo episodio che tutti abbiamo biasimato e che contestiamo come gesto di violenza. Ci sembrava necessario ridonare un po’ di tenerezza e di affetto e quindi tramite i bambini e tutta la comunità ci siamo attivati, è stato bello perché la comunità ha sentito che in ogni occasione, nel dolore e nella gioia, si può essere vicini agli altri. Le lacrime di suor Lidia testimoniano che avverte intorno a sé l’affetto e il legame della comunità di Castellone; siamo orgogliosi di averla nella nostra comunità, lei che si prodiga per tanti, per questo abbiamo voluto dedicarle un momento di tenerezza per lenire la violenza assurda di cui è stata vittima insieme al fratello». E.C.